verso le elezioni
Le amministrative scombinano i partiti e mandano in frantumi le vecchie coalizioni
Iv sostiene Bucci a Genova e la sindaca di San Lazzaro Isabella Conti lascia Renzi. La corsa per il sindaco, da nord a sud, da destra a sinistra, ridisegna la geografia e polverizza le alleanze. Con un occhio al 2023 e al proporzionale
Il malumore, evidentemente, covava da tempo. O almeno da quando, lo scorso novembre, sul palco della Leopolda scandiva, convinta: “Non esiste il riformismo di destra, il nostro campo è il centrosistra”. Non lo ha mai nascosto, ma adesso per Isabella Conti la misura è colma. A riempirla l'ultima decisione di Italia viva di sostenere un profilo che viene da destra, Marco Bucci, nelle prossime amministrative di Genova. Un passaggio che segna una nuova e ancora più netta rottura con il campo progressista, a trazione dem.
La sindaca di San Lazzaro, su cui Matteo Renzi aveva scommesso per le primarie di Bologna contro Matteo Lepore - proponendo un altro modello di sinistra, proprio in uno dei feudi più rossi d'Italia - fa un passo indietro: “Non c'è chiarezza sui valori nei quali Iv si incardina e si riconosce. Io mi riconosco in quelli del centrosinistra. Per questo non ho rinnovato la tessera", ha spiegato oggi a Repubblica in un'intervista in cui mette in discussione la linea del segretario di Scandicci, a suo parere troppo debole: “Se si sta nel centrosinistra e si lavora per far crescere i riformisti è un conto, se invece si parla di un polo di centro che può intercettare un po' di qua e un po' di là, o addirittura di sostenere il centrodestra in alcuni contesti allora vuol dire non avere un'identità valoriale”.
Non l'ha convinta insomma il ragionamento espresso ieri da Raffaella Paita, la deputata eletta nella circoscrizione ligure, che ha definito quella di Genova, “una scelta di valore civico, senza il nostro simbolo, perché non può stare accanto a quelli di Lega e Fdi. Non possiamo stare con l'immobilismo del centrosinistra alleato del M5S”. Forse perché la vicenda politica genovese, va oltre gli apparentamenti prettamente locali e apre uno squarcio più ampio sulle dinamiche che prenderanno forma da qui al 2023, con il campo del centrodestra e quello del centrosinistra ancora in cerca d'identità
Accade qualcosa di simile pure a Viterbo dove per esempio Lega e Forza Italia (al suo interno ulteriormente diviso) non vogliono sostenere la la candidata meloniana Laura Allegrini e sono pronti a convergere su un'altra candidata civica, Laura Ciambelli, un’ex esponente storica del Pd.
E ancora in Puglia, a Taranto e a Barletta, con la regia del governatore Michele Emiliano, uno dei più grandi teorici del campo largo – anzi larghissimo – presentato come civismo. Ma anche a livello regionale, come in Sicilia, dove è nato lo scorso autunno all'assemblea regionale l'asse Forza Italia – Italia viva, che potrebbe sostenere il presidente Gianfranco Miccichè che ha già annunciato la ricandidatura.
Sommovimenti a vari livelli, che troveranno assestamento nell'ormai prossima tornata amministrativa, ma che intanto sono sintomatici del lento riposizionamento a livello nazionale. Da un lato il centrodestra, che ancora si trascina gli strascichi del Quirinale, tra chi lancia manifesti conservatori come Meloni (e prova ad accreditarsi per la eadeship nel nuovo corso) e timidi tentativi di federazione tra Salvini e Berlusconi. Dall'altro il centrosinistra, con il Partito democratico che pare segnare una cesura sempre più netta con i grillini, come dimostrana la nuova fase del segretario Enrico Letta, tornato a spingere sull'atlantismo e a opporsi alla politica del no.
Nel mezzo la legge elettorale che verrà, o che potrebbe essere: quel sistema proporzionale molte volte, e da più parti, evocato e di cui le manovre di questi giorni a varie latitudini rappresentano una di cartina di tornasole, un modo per pesarsi e testare le volontà, lo stato di salute di partiti e candidati, ma anche i desideri e soprattutto i malumori. Come dimostra la vicenda di Isabella Conti, oltre il civismo c'è di più.