Italia viva con Bucci
“A Genova non ci servono signori del no”, dice Raffaella Paita (Iv)
La deputata di Italia viva ci spiega perché il partito ha scelto di sostenere il sindaco uscente Marco Bucci alle elezioni: "La nostra è una scelta civica"
Sommerso dall’emergenza guerra, tenuto in sordina finché si poteva dai partiti (già alle prese con altre difficoltà), l’argomento “elezioni amministrative” di giugno, a meno di due mesi dal voto, torna alla luce ma con un surplus di problemi: ci si accorge infatti che sia il centrodestra sia il centrosinistra mostrano al loro interno sintomi di incomunicabilità, in alcuni casi anche di potenziale sfaldamento di alleanze che si davano per scontate. E se il centrodestra, in questi giorni, in Sicilia soffre, a Genova si ricompatta attorno al candidato e sindaco uscente Marco Bucci, profilo civico che però ha ottenuto anche il sostegno dei renziani (ora investiti dal disappunto di una parte della coalizione di sinistra).
Italia Viva sceglie dunque di appoggiare Bucci ma senza simbolo (“sarebbe impossibile stare sulla stessa scheda di Fratelli d’Italia e della Lega”), dice la deputata ligure e leader di Iv nella regione Raffaella Paita, e nel centrodestra c’è chi esprime parziale disappunto, come il presidente della Liguria Giovanni Toti (“mi sarebbe piaciuto, ha detto Toti, che Italia Viva avesse una posizione più coraggiosa e più nitida: quella di riconoscere che l’amministrazione comunale di Genova, al netto dell’indubbia leadership di Marco Bucci e della sua capacità, è figlia di quel centrodestra che dal 2015 governa la regione, dello stesso programma politico”).
“La nostra è una scelta civica fatta per amore di Genova”, dice Paita al Foglio, ricordando “l’incredibile forza di una città che dopo la tragedia del ponte Morandi si è rialzata: non soltanto perché il ponte è stato ricostruito in tempi record ma perché Genova ha mostrato grande capacità di reazione e impegno. Ecco, pensiamo che questa città abbia bisogno di continuità e che il sindaco Bucci abbia dimostrato in questi anni di saper amministrare bene. Questo non vuol dire che non abbia compiuto errori o che non ci siano cose da fare – nel settore trasporti per esempio ce ne sono molte – ma che la proiezione nel futuro di questo assetto e questo modo di agire lascia ben sperare”.
Al cuore della scelta di Italia Viva c’è anche la questione dell’alleanza Pd-Cinque Stelle, e in particolare di quanto questa possa pesare sul grado di riformismo e nelle prossime decisioni: “A Savona”, dice Paita, “non abbiamo avuto difficoltà a stare con il Pd, ed è accaduto subito dopo le regionali. Però in quel caso non ci sono stati cedimenti di linea in favore di altre impostazioni. A Genova invece si assiste a una specie di testa-coda: se si deve pendere dal lato Cinque stelle, pur avendo un candidato dal profilo riformista come Ariel Dello Strologo, e se si deve costruire un recinto di alleanze dove il fattore comune non è legato alle cose da fare, ma al potere di veto, allora non ci siamo”. Per esempio, dice Paita, “Dello Strologo è rimasto afono quando gli abbiamo chiesto che cosa volesse fare sulla Gronda. Come vuole realizzarla? Può permettersi di essere chiaro o no, nell’alleanza? Ecco, di fronte al rischio di immobilismo, e non essendoci lo spazio per un terzo polo, rafforzare Bucci nella componente civica, senza unirci con il simbolo perché siamo alternativi ai populismi e ai sovranismi, ci sembra il modo migliore per aiutare la città e anche lo stesso Bucci, permettendogli di sganciarsi dalle logiche di coalizione e di essere più libero nel realizzare quello che serve a Genova”. “Stanno per arrivare i fondi europei”, dice Paita, “non ci servono certo signori del Nimby, not in my backyard’, e della decrescita infelice”.