Il caso

25 Aprile fra piazza e realtà: Letta contestato a Milano, Roma è un film di Bellocchio

La guerra divide la sinistra come da programma. All'iniziativa di Calenda ucraini, partigiani riformisti e comunità ebraica

Simone Canettieri

Nella Capitale la manifestazione dell'Anpi non contempla bandiere ucraine, a Milano il segretario del Pd viene invitato a lasciare il corteo

Tra piazza e realtà. Il 25 Aprile si conferma bidimensionale. A Roma di prima mattina a Torre Argentina, Carlo Calenda (Azione) e +Europa mettono insieme la comunità ebraica, i bambini ucraini fuggiti da Kharkiv e Kyiv, i partigiani riformisti della Fiap e quelli cristiani di Enrico Mattei. C’è un deputato del Pd (Filippo Sensi) e una mini delegazione di Italia viva. “Gli ucraini vogliono armi, non  cioccolatini”, dirà Emma Bonino. Seguiranno  inno ucraino e “Bella ciao”. Calenda: “Gramsci avrebbe molto da ridere".

Dopo due ore nei pressi di porta San Paolo, sotto la Piramide Cestia, si saluta il 2022 e si entra in un film di Bellocchio. Né con la Nato, né con Putin. Palestina libera. Sventolano bandiere della Jugoslavia titina. Si vedono vessilli dell’Unione sovietica. Quello di Rifondazione comunista costa 10 euro. Voci dal banchetto: “Ne ho vendute una ventina. Arrivano dalla Cina”. Tanto arcobaleno pacifista. Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha mandato l’assessore Miguel Gotor che cita “l’Ucraina aggredita”. Rumori dalla folla. Qualche fischio. Capiterà anche alla dem Silvia Costa. E’ la piazza dell’Anpi romana, che resiste alle incrostazioni. A Milano non ci sono manifestazioni divise. Si marcia uniti. E non a caso Enrico Letta viene contestato: piazza contro  realtà. 


Quella milanese doveva essere una manifestazione pacificata. Anche il presidente nazionale dell’Anpi, Gianfranco Pagliarulo, si era messo l’anima in pace. Diceva di aver fatto chiarezza dentro se stesso su aggrediti e aggressori e sul bisogno di inviare le armi. E però la presenza del segretario del Pd, accompagnato dai vice Tinagli & Provenzano, è stata un’occasione troppo ghiotta. La sinistra-sinistra se la prende prima con la Brigata ebraica, poi va sul pesce grosso: “Schiavo della Nato, vattene”, urlano i Carc (Comitati di appoggio alla resistenza per il comunismo). Letta: “Sono contestazioni limitate: non ci fermeranno. La piazza è anche nostra, a partire dai valori dell’antifascismo”. Per il Pd è stata una giornata particolare. E questo era prevedibile, così come il titolo sulla sinistra spaccata.

A Milano, dove si vedono comunque anche le bandiere ucraine ma c’è di tutto come in un grande carnevale, sale sul palco Irina Yarmolenko, consigliera comunale di Bucha: “Le mie armi sono le mie parole”. Dopo di lei toccherà a Maurizio Landini della Cgil: “Il 1° maggio saremo ad Assisi: pace e lavoro”. A Roma, di prima mattina, era toccato alla piazzetta calendiana portare la testimonianza di chi lotta per resistere all’invasor nel 2022. “La vostra bandiera oggi è quella della Liberazione”, dirà il presidente della Fiap Luca Aniasi ai cittadini della comunità ucraina di Roma, avvolti nel blu e nel giallo.

Dopo due ore, sempre a Roma, all’altra manifestazione si ripiomba negli anni ‘70. Vauro Senesi si collega con La7 per dire che “Mattarella non è più garante della costituzione”. Una signora intercetta la frase del vignettista e in diretta lo contesta: “Cretinate! Ma cosa dovrebbero fare gli ucraini, secondo lei?”. I cortocircuiti punteggiano la giornata, oggi più di ieri. A Milano tira aria di sfiducia nei confronti di Pagliarulo. Il presidente meneghino dell’Anpi, Roberto Celati, si sente in imbarazzo. Il capo le ha dette troppo grosse. Niente, è andata così. Nonostante la dedica di Sergio Mattarella di “Bella ciao” al popolo ucraino. Sul palco di Roma la partigiana Iole, 102 anni, ammonisce la piazza smemorata: “Io ricordo tutto”.
 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.