l'intervista
Cirielli (FdI): “E' l'ora di un embargo totale su gas e petrolio russi”
Il deputato meloniano: "Non possiamo mettere i soldi davanti al rispetto dei diritti umani. Dopo lo stop di Mosca a Polonia e Bulgaria, l'Ue sia più coraggiosa"
“Non è più il tempo delle mezze misure. Dobbiamo avere il coraggio di imporre un embargo totale su gas e petrolio russi. Non si possono mettere i soldi davanti ai diritti umani e ai valori dell’occidente”. Il deputato di Fratelli d’Italia Edmondo Cirielli ha letto quanto accaduto a Polonia e Bulgaria, cui la Russia ha interrotto da un giorno all’altro i rifornimenti di gas, come “un'ulteriore, l’ennesima, violazione del diritto internazionale”. E in questo colloquio con il Foglio cerca di usare le parole più chiare possibili, chiedendo che si ponga fine alla timidezza che ci sta per ora impedendo di assumere decisioni radicali: “Perché ogni giorno che perdiamo facciamo un favore al regime di Vladimir Putin e un offesa agli ucraini, che continuano a morire sotto le bombe”. Quindi, cosa dovremmo fare? “Dare seguito a quanto ci siamo imposti sin dall’invasione russa in Ucraina. E cioè, oltre a mandare legittimamente delle armi al governo di Kyiv, sostenere quella guerra economica che abbiamo deciso di intraprendere in sostituzione di quella sul campo: perché lo sappiamo benissimo che comprando gas e petrolio non stiamo facendo altro che finanziare i bombardamenti di Mosca”.
La principale contro argomentazione è che però così si imporrebbero dei costi troppo alti sulle società occidentali. Con il rischio concreto che le sanzioni ci si ritorcano contro, bloccando l’economia. “Ma a chi la pensa così io oppongo un altro tipo di ragionamento”, dice Cirielli, dal 2018 membro dell’assemblea parlamentare della Nato. “Pensate che messaggio sarebbe se le altre dittature in giro per il mondo dovessero capire che possono invadere a loro piacimento. Tanto la comunità internazionale non ha il coraggio per imporre loro alcun prezzo da pagare. Sarebbe l’innesco ad altre decine di guerre in giro per il mondo. Per cui ai più cinici dico: piuttosto che pensare alla difesa dell’Ucraina, pensate al vostro interesse nazionale. Perché si tratta anche di questo, del futuro del mondo libero”.
FdI è nella famiglia dei conservatori europei, cui aderisce il Pis polacco, il partito del premier Mateusz Morawiecki. Che non si è detto preoccupato per l’embargo, anzi: ha parlato di riserve sufficienti. E’ forse l’innesco giusto perché l’Unione europea prenda coraggio? “Io non sono così sicuro – dice Cirielli – che per loro sia un passaggio semplicissimo. Certo, sono meno dipendenti di noi dal gas. Attingono di più dalle centrali a carbone. Ma se hanno reagito positivamente è perché in questi anni non hanno sottovalutato la Russia, se la sentono vicina, sanno che rendersi indipendente è un percorso oramai irreversibile. Noi abbiamo nascosto la testa sotto alla sabbia e abbiamo rifiutato qualsiasi diversificazione energetica. Siamo stati ostaggi dei solisti estremismi ambientalisti. Adesso ne paghiamo il prezzo”. Anche in questo, forse, la vera sfida a livello comunitario sarà cercare di tenere assieme le esigenze di paesi che hanno approvvigionamenti molto diversificati. “E’ chiaro che per la Francia, che possiede centrali nucleari sul suo territorio, l’impatto dell’embargo sarebbe minore. Ma la risposta deve essere unitaria tra alleati, basata su un equilibrio e su delle compensazioni che ci facciano muovere all’unisono”.
A ogni modo, una certa qual importanza ce l’avrà la capacità di agire in maniera tempestiva, perché, come dice il deputato di FdI “l’Europa non può permettersi di arrivare tardi, a babbo morto, quando la guerra avrà già fatto i suoi danni irreparabili. Bisogna decidere ora”. Forse nemmeno la sua leader Giorgia Meloni ha le idee così chiare. “Ma sono convinto di parlare per la gran parte del mio gruppo: sin dall’inizio di questa guerra abbiamo sostenuto le decisioni del governo: sia sull’invio di armi che sulle questioni energetiche Draghi sta facendo bene. A chi si oppone strumentalmente, dicendo che è meglio spendere in istruzione che in carri armati, vorrei ricordare che, purtroppo, ne basta uno di carro armato per distruggere dieci asili”.