Le baruffe di Palazzo Chigi
Così la guerra tra Cingolani e Franceschini sull'eolico impantana il dl Energia
I processi di autorizzazione degli impianti eolici e fotovoltaici si bloccano tra le proposte avanzate da Cingolani e le valutazioni (sempre più lunghe) del ministero della Cultura
Tutto cambia, tutto è in movimento. Le soprintendenze stanno sempre lì, tetragone, impegnate a scongiurare ogni ridimensionamento del loro potere di veto. E’ la loro guerra all’economia di guerra; è il loro elogio della lentezza, del rinvio, quando si dovrebbe correre rispettare le scadenze del Pnrr. Si discuterà insomma per tutto il fine settimana, in vista del varo del dl Energia di lunedì: perché le riunioni svolte a Palazzo Chigi nei giorni passati si sono risolte in baruffe inconcludenti. Da un lato i tecnici di Roberto Cingolani, ansiosi di semplificare le procedure di autorizzazione per i nuovi impianti eolici; di là i funzionari di Dario Franceschini, indignati per questa narrazione che li vuole come i custodi della conservazione. Nel mezzo, a troncare e sopire, il povero Sergio Fiorentino, capo di quel Dipartimento per il coordinamento amministrativo di Palazzo Chigi che è la camera di compensazione tra le opposte istanze.
E sì che l’idea di base sarebbe semplice. Si tratterebbe cioè di uniformare i processi di autorizzazione degli impianti eolici a quelli in vigore per i fotovoltaici. Il decreto sulla governance del Pnrr, nel maggio scorso ha stabilito che per l’installazione dei pannelli il ministero della Cultura fornisca sempre dei pareri, ma che questi non siano vincolanti se riguardano opere da insediare nelle “aree contermini”, fantasiosa entità geografico-burocratica italiana che indica le zone non vincolate dalla presenza di bellezze artistiche o ambientali inviolabili, ma comunque a queste vicine. Cingolani chiede di applicare questo stesso iter agli impianti eolici. Che però sono più grossi e più ingombranti, e dunque per il Mic non possono che essere sottoposte alla Valutazione di impatto ambientale prima di essere approvate. Col risultato che quasi mai si approvano, al punto che il governo, utilizzando i poteri sostitutivi previsti nell’ambito del Pnrr, deve ciclicamente sbloccarle d’imperio in Cdm, aggirando i veti delle soprintendenze. Ieri, il Mite ha presentato le sue proposte a Draghi. Quelle del Mic non erano pronte. Sarà un fine settimana di passione.