Scontro a palazzo Chigi
Ultimo baluardo inceneritore: il M5s diserta il Cdm contro l'impianto di Gualtieri
Nel decreto Energia c'è anche un articolo per dare al sindaco di Roma poteri straordinari sui rifiuti per il Giubileo del 2025. Anche quello di autorizzare impianti. Conte attacca e i ministri del Movimento disertano in polemica la riunione
“Mi riferiscono che in Cdm c’è una norma per la costruzione agevolata di un inceneritore a Roma. Significa cancellare la transizione ecologica”. Alla fine non è bastato né il no di Giuseppe Conte né la scelta forte dei ministri del Movimento 5 stelle che hanno deciso di non votare. Il governo ha approvato all’articolo 13 del decreto Energia una norma di poche righe, ma dall’impatto gigantesco. Imponente quanto un termovalorizzatore da 600mila tonnellate di rifiuti l’anno. Quello che il commissario al Giubileo 2025, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, proverà adesso a costruire in tempi record grazie ai poteri straordinari sui rifiuti che l’esecutivo gli ha affidato. “Il commissario – si legge nel passaggio cruciale della norma – autorizza nuovi impianti e ne assicura la realizazzione”. Per farlo potrà anche servirsi del potere di ordinanza “in deroga a ogni disposizione di legge diversa da quella penale”. Un’eccezione essenziale e straordinaria per pulire la Capitale entro l’Anno santo, scavalcando il piano rifiuti del Lazio che non prevede inceneritori.
Non è un caso che dopo l’annuncio di Gualtieri la prima la prima bordata grillina era arrivata proprio dall’assessora alla Transizione ecologica del M5s Roberta Lombardi. “Niente paura, non si farà mai, il piano rifiuti non lo prevede”, aveva dichiarato.
E in effetti all’interno del documento regionale al quale non si può derogare senza una legge ad hoc, gli inceneritori sono banditi. Modificarlo sarebbe stata un’operazione quasi impossibile. Non solo Zingaretti non ha in consiglio regionale in numeri per farlo, ma una decisione del genere creerebbe una frattura politica insanabile con le due assessore grilline della sua giunta. Sancirebbe la fine dell’esperienza rossogialla nel Lazio e del governo di Zingaretti. Ma Gualtieri questo lo sapeva bene. E così ben prima dell’annuncio davanti all’Assemblea capitolina aveva spiegato a palazzo Chigi la situazione e ottenuto la promessa di un aiuto. I grillini hanno cercato fino all’ultimo di ottenere da Draghi lo scorporo della norma dal decreto Energia, ma, constatato il niet del presidente del Consiglio hanno deciso di non partecipare al voto sull’intero provvedimento.
Inceneritore è una parola magica. E’ l’abracadabra del grillismo. La formula capace, appena nominata, di ricompattere un partito sfilacciato in mille, non convergenti, interessi particolari.
E invece dal Campidoglio alla Pisana, da Montecitorio a via di Campo Marzio, sede del Movimento, le grida si sono alzate per una volta compatte e chiare. Ma soprattutto identitarie. L’inceneritore come unica, ma immensa colonna d’Ercole. Invalicabile anche da chi è riuscito a cambiare idea su tutto il resto. Dalla giustizia ai vaccini, dall’Unione europea alla Tap. “Gli inceneritori sono il passato e sarebbe assurdo pensare oggi di costruirne uno”, aveva già dichiarato Conte con toni definitivi sabato alle colonne del Fatto. E a nulla era valsa la telefonata che Gualtieri, sindaco, ma anche ex ministro dell’Economia del Conte Bis, aveva provato a fare al leader grillino. Va bene tutto. Ma l’inceneritore no, no e poi no. Quello del presidente del M5s era solo l’ultimo di una serie di interventi contrari all’impianto che si sono susseguiti per tutta la scorsa settimana. Mentre Lombardi prometteva battaglia in regione, in Campidoglio la sua vecchia arci nemica, l’ex sindaca Virginia Raggi, inscenava una ridicola occupazione dell’aula Giulio Cesare con tanto di striscione. “No inceneritore”. Pochi giorni dopo, quando era ormai chiaro che il governo avrebbe aiutato il sindaco a costruire il nuovo impianto, era toccato al deputato Francesco Silvestri (che siede in quota Parlamento al tavolo interistituzionale sul Giubileo) scrivere direttamente a Draghi. “Il provvedimento sarebbe in contrasto con l’indirizzo politico del governo”. Niente da fare. La norma è passata. Ma i grillini promettono già di dare battaglia quando il decreto arriverà alle Camere per la conversione in legge.