Il colloquio
Conte vuole il proporzionale: "Letta? Non lo sento da un po'. Draghi? Lavori"
L'ex premier presenta la scuola di formazione: i prof. vengono tutti da sinistra. Il capo M5s attacca Pd e governo
Presidente, basta con il maggioritario? “All’Italia serve una legge proporzionale, ma non dipende da noi”. A proposito come va con Enrico Letta? “Diciamo che non lo sento da un po’”. Da questa scuola politica che ha appena lanciato nascerà una nuova classe dirigente? “Certo, bisogna rinnovare”. Giuseppe Conte dopo una conferenza stampa di un’ora e mezza apre le porte del suo ufficio. Non stiamo a Palazzo Chigi, gli piacerebbe. Ma nell’elegante sede del M5s in via di Campo Marzio. Alle finestre le tende gialle damascate ricordano un po’ l’ ufficio da cui ha guidato l’Italia per due anni e mezzo.
Adesso lì c’è Mario Draghi che continua a “decontizzare” qualsiasi nomina trovi sulla sua strada. “Bontà sua”, risponde l’ex premier con un sorriso di maniera. Conte è ormai l’avvocato del pueblo. Ha trovato la sua strada: attacca il governo, se la prende con il Pd, usa i gomiti per trovare nuovi spazi politici. Eccoci qui dunque per la presentazione di queste Frattocchie grilline, alla presenza dell’ex sindaca di Torino Chiara Appendino e del sociologo Domenico De Masi. Dieci appuntamenti. Si inizierà oggi al Tempio di Adriano con la prima lezione, ma dopo l’estate si farà sul serio. Ma attenzione. Dai professori ingaggiati, si capisce bene l’idea politica di Conte: aggredire gli elettori di sinistra, tentare il popolo dem sconvolto dalla guerra in Ucraina con grandi maestri del “né né”. Ecco dunque i saggi contiani: il teologo Vito Mancuso, il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky, il sociologo della globalizzazione Colin Crouch, la politologa Nadia Urbinati, la teorica del capitalismo della sorveglianza Shoshana Zuboff, il politilogo Jan Zielonka e l’economista Erik Jones. E poi ancora: Catia Bastioli, Tomaso Montanari, Andrea Riccardi, Carlo Petrini, Fabrizio Barca, Vincenzo Visco, Daniele Lorenzi, Vanessa Pallucchi, Emiliano Manfredonia.
Ci sarà anche un premio Nobel: Joseph Stiglitz che terrà una lezione in memoria di Jean-Paul Fitoussi, “che il giorno prima di morire stava qui, in questa sede, perché lo volevamo fra i docenti della nostra scuola”. Insomma, pezzi di sinistra, di Articolo 1, mondi un po’ Pd delusi, firme dei giornali di riferimento dell’universo grillino. E’ la federazione contiana: gialla, ma con forti tinte rosse. Il capo del M5s ne ha per tutti. E’ scatenato. E’ in versione capo del principale partito di maggioranza-opposizione del governo (a Palazzo Chigi lo chiamano “l’ultimo dei giapponesi”, questo è il clima). Per motivi di spazio ecco una raccolta dei concetti più forti raccolti. Dunque: “Dicono spesso che vogliamo far cadere il governo. Io comincio a pensare che qualcuno voglia spingerci fuori dall'esecutivo”, segue una mano a coltello sbattuta sul tavolo. Bum. Sul termavolizzatore dice che è antistorico (come i saluti romani per Giorgia Meloni?) e che il governo non dovrà azzardarsi a porre la questione di fiducia. E’ l’Avvelenato.
Con Draghi per l’attacco al Superbonus: “Grazie a questa norma è andato in giro per l’Europa e si è fregiato di un pil al sei per cento”. Poi c’è la questione delle armi all’Ucraina. Conte vuole che Draghi riferisca in Parlamento: “Non sono l’unico”. E si riferisce a Matteo Salvini. L’ex premier non vuole sapere il tipo di armi che sarà inviato a Zelensky (la lista è segreta) ma pretende di parlare e dibattere. E poi magari di arrivare a una risoluzione. Un voto. Punzecchia come può il Pd (“non erano quelli a favore della transizione ecologica?”) anche sulle liste pulite (“se il candidato non ci convince non lo appoggiamo”). Ma davvero Conte vuole far cadere il governo? “Vorrei un governo che lavori, vista la situazione internazionale”.