Passeggiate romane
Il Pd cerca di sedurre la Lega sul proporzionale ma separarsi dal M5s sarà dura
Non importa se i democratici abbiano bocciato il sistema elettorale pochi mesi fa: pur di vincere le prossime elezioni sembrano avanzare proposte al Carroccio che a sua volta vorrebbe sbarrare la strada a Giorgia Meloni
E’ un evergreen della politica italiana. Ogni volta che i partiti sono in crisi, non sanno che pesci prendere e, soprattutto, non hanno capito chi vincerà alle prossime elezioni, rispunta il proporzionale. Questa volta a tirarlo fuori sono stati i dirigenti del Pd. I colonnelli di tutte le correnti del Pd, dopo aver (apparentemente) convinto Enrico Letta a rinnegare il maggioritario, stanno portando avanti la loro offensiva proporzionalista. E pensare che poco più di un mese fa il Pd, insieme con le altre forze della maggioranza, aveva contribuito a bocciare, in commissione Affari costituzionali della Camera dei deputati, la richiesta dei 5 stelle che volevano riaprire l’esame della proposta di riforma elettorale proporzionalista partorita sotto il governo del Conte bis.
Ma che cosa è cambiato da allora? I dem si sono convinti che Matteo Salvini dirà di sì. E come sono giunti a questa conclusione? Vedendo i sondaggi che sono stati fatti sulla fusione Lega-Forza Italia. Una forza politica del genere, stando a tutte le rilevazioni, prenderebbe meno voti della somma dei due partiti. Perciò al Nazareno ritengono che Salvini non abbia più intenzione di andare avanti con questo esperimento e che pur di sbarrare il passo a Giorgia Meloni potrebbe ricredersi sul proporzionale (ma dalla Lega non confermano, anzi smentiscono).
Al Pd è giunta anche voce che pure Antonio Tajani, benché si sia detto in numerose occasioni ufficiali contrario, preferisca di gran lunga il sistema proporzionale al maggioritario. Perciò i proporzionalisti del Pd hanno cominciato a sognare.
Ma Enrico Letta è veramente della partita? Chi lo conosce bene e ha avuto modo di parlarci spiega che il segretario per ora è intenzionato ad assecondare le correnti del suo partito. Chi non lo conosce bene ha notato che nella chat che il suo staff ha con i giornalisti per rilanciare le iniziative e le dichiarazioni importanti dei dirigenti del Pd non è uscito nulla sull’iniziativa proporzionalista. Ma mettersi di traverso a Letta non servirebbe dal momento che la maggioranza dei dem è favorevole al proporzionale. Da uomo pragmatico qual è il segretario ha preferito andare a vedere le carte. Sotto sotto, però, il leader del Partito democratico è convinto che alla fine non si approderà a niente. Troppe le difficoltà e troppo poco il tempo a disposizione per cambiare la legge elettorale.
A questo proposito c’è anche da dire che Letta è rimasto fermo alla sua idea bipolarista, e che se prima intendeva correre come candidato premier contro Matteo Salvini, adesso che i rapporti di forza nel centrodestra sono mutati, è pronto a fare lo stesso contro Giorgia Meloni. Certo, anche il proporzionale potrebbe consentirgli di aspirare a palazzo Chigi, ma la partita in quel caso sarebbe più complicata.
Letta comunque sa che alle prossime prossime elezioni si giocherà molto. Conscio del fatto che il suo partito cambia i segretari con una frequenza notevole, capisce che se il voto gli andrà male i dem gli presenteranno il conto. Anche per questa ragione il leader del Pd, sempre bene attento a misurare le sue mosse, ha preferito assecondare le correnti sul proporzionale.
Già, qualcosina dall’esperienza di Nicola Zingaretti Letta l’ha imparata. E i due, fatto strano in un partito dove gli ultimi due segretari (Renzi e Bersani) hanno lasciato il Pd, vanno d’amore e d’accordo. La buona sintonia tra il leader dem e il suo predecessore si appaleserà pubblicamente domani in una nuova Agorà che si terrà a Roma, alla quale i due parteciperanno in presenza.