L'Italia e l'Ue di Giorgia Meloni rischiano di essere un passo indietro per le donne

Valeria Valente

Ci scrive Valeria Valente, senatrice Pd e presidente della Commissione di inchiesta del Senato sul femminicidio e la violenza di genere: "Dalla Convention di Fdi a Milano l'unica parola sulle donne è stata in favore della legge che istituisce il reato di maternità surrogata"

Al direttore - Giorgia Meloni è la prima donna in Italia a guidare una formazione politica, Fdi, che ha portato in poco tempo, sfruttando la corrente dell'opposizione al governo Draghi e con sapienza politica le paure delle persone in tempi di Covid e di guerra, a contendere al Pd il posto di primo partito in Italia. Dalla Convention di Fdi a Milano del week end scorso, ha lanciato insieme l'idea di un partito conservatore ma "nuovo", slegato dai legami con il passato di Msi e An, di un centrodestra unito e della sua personale futura premiership. Ha detto chiaramente: puntiamo (punto) al governo del paese. Il fatto che sia una donna è certamente positivo e un segno dei tempi e della strada che anche in Italia faticosamente le battaglie femministe hanno conquistato, ma è anche emblematico di quanto non basti una donna per mettere in campo politiche efficaci per le donne.

 

Tanto è vero che dalla Convention, nello scarno programma delineato, l'unica parola sulle donne è stata in favore della legge che istituisce il reato di maternità surrogata. E del resto, proprio su questo giornale, tempo fa, rispondendo al manifesto di Letta sull'Europa, Meloni aveva scritto: "In un continente sempre più vecchio e in declino dal punto di vista demografico, invece di mettere al centro famiglia e natalità, sostenendo per davvero le donne, l'Ue continua a travalicare i limiti delle sue competenze cercando di intromettersi in temi che dovrebbero rimanere esclusiva competenza degli Stati membri, come il diritto di famiglia e l'educazione dei figli". Dunque secondo Meloni, per sostenere le donne, l’Ue dovrebbe non solo intromettersi meno nella sovranità dei singoli Stati, ma mettere al centro del suo agire politiche per la famiglia e per la natalità. Immagino che la stessa visione animerà il programma della destra per le prossime elezioni politiche. Apprezzo Meloni per la chiarezza, ma dissento totalmente dalla sua impostazione: il sostegno alle donne e alla natalità non passano per il sostegno alla famiglia. Al contrario, supportare le donne significa per noi promuovere e riconoscere le libertà, l'autonomia, i talenti e le competenze femminili. Quella di realizzarsi come madre e moglie resta per noi una libera scelta eventuale. Mentre eventuali non sono, né possono essere, il diritto delle donne a una vita libera dalla violenza e alle pari opportunità, nella valorizzazione del loro (nostro) modo diverso di stare al mondo.

 

Per questo vogliamo non meno Europa ma più Europa, innanzitutto in quei paesi, come l'Ungheria e la Polonia, dove insieme alla democrazia vengono calpestati per primi i diritti e le libertà delle donne. Il diritto all'espressione, all'autodeterminazione e a disporre del proprio corpo; a decidere se, come e quando avere un figlio e/o costruire una famiglia; a vivere liberamente la propria sessualità e capacità di amare sono diritti inalienabili e non comprimibili in relazione al colore politico del governo. Del resto la storia ci insegna che qualità della democrazia e diritti delle donne camminano di pari passo e quindi serve più Europa lì dove il deficit di democrazia nega questi diritti. In Italia il lavoro da fare per le donne è ancora molto: gap salariali, divario occupazionale, vere pari opportunità, violenza maschile.

 

Occorre pensare alla natalità come a una scelta non penalizzante per le carriere femminili e come a un valore sociale prezioso di cui tutta la comunità si fa carico. Su questo, da Meloni non è venuta una parola, ma sappiamo invece quali prospettive di chiusura evochino, per esempio, la concezione difensiva di Fdi sull'immigrazione come sulle politiche contro la violenza sulle donne e certi retaggi di maschilismo che emergono a tratti dalle parole di esponenti del suo partito. Noi sosteniamo un’Europa in grado di intervenire e promuovere in modo concreto il cambiamento strutturale e profondo dei modelli di sviluppo e crescita di cui l'Italia ha bisogno per affrontare una diversa organizzazione del lavoro e di una maggiore presenza delle donne nei luoghi delle decisioni. L'Unione europea a cui fa riferimento il Pd è la culla della democrazia liberale e paritaria e il faro, nel mondo, del rispetto dei diritti umani e di tutte le diversità. L'Italia e l'Ue di Giorgia Meloni rischiano di essere un passo indietro nella storia e per la vita delle donne.

 

Valeria Valente

senatrice Pd, presidente della Commissione di inchiesta del Senato sul femminicidio e la violenza di genere