finto pacifismo

Super bonus, green pass. E ora il no alle armi. Quell'asse gialloverde sempre pronto a ricrearsi

Filippo Passeri

Sull'invio delle armi all'Ucraina si ricrea la comunione d'intenti tra Conte e Salvini. Schierati contro il governo pur di ottenere visibilità

Ci risiamo, Conte e Salvini tornano sulla stessa barca come ai vecchi tempi. Così distanti eppure così vicini, perché quel sentimento di populismo mischiato alla voglia, continua, di stare in primo piano non è facile da lavare via, nemmeno se si sta al governo e nemmeno se il presidente del Consiglio si chiama Mario Draghi. L’ultima questione sulla quale i due si trovano d’accordo è il pacifismo, un pacifismo intransigente, che non prende in considerazione il fatto che la Russia abbia aggredito uno stato sovrano e potrebbe non fermarsi fino a che quest’ultimo non esisterà più. Insomma, vietare a Kyiv di difendersi non porterà Putin a fermare l'aggressione bensì, forse, all'eliminazione dell'Ucraina dalle cartine geografiche.
 

“Parlerò con Mario Draghi dell’invio di armi. Dopo due mesi e mezzo bisogna domandarsi se altre armi allunghino la guerra. È arrivato il momento di convincere o costringere le due parti in guerra a sedersi intorno a un tavolo. La guerra è una tragedia sempre, in questo caso arriva dopo pandemia e terrore” con queste parole Matteo Salvini, ospite a Cartabianca su Rai 3, si esprime circa l’invio di armi all’Ucraina deciso dal governo, cercando di riagganciarsi a quelle di Giuseppe Conte che a L'aria che tira su La7 aveva detto: “Noi stiamo andando nella direzione dei falchi che pensano di sconfiggere la Russia e mettono in conto un'escalation militare o nella direzione delle colombe per trovare una soluzione politica? Draghi deve spiegare qual è l'indirizzo politico che porta”.
 

Questa comunanza di intenti non è nuova, già sulla Finanziaria, a ottobre 2021, si era ricreato l’asse gialloverde con un ritorno di fiamma tra Lega e M5s sulla richiesta di proroga del Superbonus 110 per cento. Medesima situazione è venuta a formarsi a febbraio di quest’anno quando i due partiti volevano superare il green pass, a costo di dar vita a una crisi di governo. La posizione contraria di Conte e Salvini all’invio di armi in Ucraina si inserisce, quindi, in un solco già ben tracciato: mettere in crisi l’esecutivo pur di guadagnare visibilità (e si spera, voti) costi quel che costi, anche se si parla di una democrazia aggredita da un autocrate sanguinario.

Insomma, Lega e Movimento sono, l’uno per l’altro, quel primo amore che non si scorda mai e che quando c’è l’occasione è buono per una “scappatella”.

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