Orsini chi? Ora gli ex vertici dei servizi segreti si rimpallano le responsabilità sul prof. anti Nato
Chi ha sponsorizzato l'opinionista? Chi lo ha fatto collaborare col Dis? Le voci contrastanti tra Massolo e Ciocca. E intanto la Luiss oscura l'ospite scomodo. Ma nel 2016 l'esperto di terrorismo fu inserito anche in una commissione di studio sul jihadismo voluta da Minniti e Renzi
E venne l’ora del disconoscimento. Nessuno, adesso, vuole saperne niente. Orsini? Orsini chi?
No, non si tratta dei conduttori televisivi. Quelli, almeno per un po’, continueranno a invitarlo. A prendere le distanze dal professore antiamericano, quello che “i bambini vivono bene anche sotto le dittature”, quello “del come stava bene, mio nonno, sotto il fascismo” e “la guerra è tuta colpa della Nato”, ora sono i dirigenti dei servizi segreti. Vecchi e nuovi. C’è insomma un motivo se il Dis, a distanza di oltre un mese, tarda ancora a fornire al Copasir i chiarimenti richiesti sulle presunte collaborazioni tra l’opinionista più à la page tra gli apprezzatori del “pensiero laterale” sul conflitto in Ucraina e il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza. E le ragioni di questa reticenza starebbero anche nel rimpallo di responsabilità generali dalle parti di Piazza Dante. Giampiero Massolo, che è stato a capo del Dis tra il 2012 e il 2016, è stato il primo a vedersi attribuita la vicinanza a Orsini. Fu lui, dunque, a spendere buone parole sul suo conto? Lui, appena l’ha saputo, s’è infuriato. E ha fatto in modo che i parlamentari del Copasir venissero a sapere, per le vie informali, che lui non c’entra niente, con Orsini, che non fu lui a sponsorizzarlo. Sarebbe stato, invece, secondo un altro filone di ricerca, Paolo Ciocca: l’ex vicedirettore del Dis tra il 2013 e il 2018, ora commissario in Consob, si sarebbe cioè speso per l’attivazione dell’Osservatorio per la sicurezza internazionale fondato alla Luiss nel 2016.
Lo stesso anno in cui, del resto, perfino il governo italiano al suo più alto livello pensò di ricorrere alle competenze di Orsini. Fu infatti Marco Minniti, allora sottosegretario con delega ai Servizi, a inserirlo tra i 19 membri della Commissione di studio sul fenomeno della radicalizzazione e dell’estremismo jihadista, coordinata da Lorenzo Vidino: insediatasi a settembre, col governo Renzi declinante, avrebbe poi iniziato a lavorare in epoca gentiloniana. Nel frattempo, la damanatio memoriae sul conto di Orsini prosegue. Perché la Luiss, dopo aver annunciato la fine dell’accordo con Eni per l’Osservatorio sulla sicurezza internazionale, ha deciso di oscurarne anche i siti internet relativi. Oblio.