Il caso
La Marin va da Draghi. Sullo sfondo la guerra M5s per la commissione Esteri
Mercoledì la visita in Italia del primo ministro della Finlandia, pronta a entrare nella Nato. In quelle ore al Senato la sfida per il dopo Petrocelli tra la dimaiana Nocerino e Stefania Craxi
Sarà abbastanza divertente mettere insieme l’agenda di mercoledì prossimo. A Roma arriverà il primo ministro della Finlandia Sanna Marin. Ad attenderla Mario Draghi a Palazzo Chigi. Appuntamento in tarda mattina. Cercherà l’ombrello italiano per entrare in quello ancora più sicuro della Nato. Sarà un incontro denso di simboli. E anche un messaggio che l’Italia spedirà alla Russia. Immaginate la foto dei due insieme appena – cioè subito – le vedranno a Mosca. Una finlandese a Roma. Con un capo del governo che tiene la barra dritta sulla Nato, reduce da una visita alla Casa Bianca e con un’agenda internazionale che torna a farsi fitta (bilateri, consigli europei straordinari, missioni fino al vertice dell’Alleanza atlantica il 30 giugno a Madrid). Ecco, mercoledì Sanna Marin non lo sa, ma il Senato potrebbe andare in tilt sulla commissione Esteri, tolta al filoputiniano, Vito Petrocelli detto Petrov.
Il nuovo presidente dell’organismo di Palazzo Madama rischia di far impazzire la maggioranza e di scuotere un po’ il governo. Giuseppe Conte sull’ingresso della Finlandia e della Svezia nella Nato dice che “ci saranno implicazioni, ma non possiamo dire di no”. Ma prima di pensare al voto dei suoi grillini in Parlamento, deve capire come uscirà da questa faccenda della presidenza di commissione. Intanto l’ha rivendicata: “Spetta a noi!”. L’ex premier vorrebbe Ettore Licheri, già presidente del gruppo in Senato. Il Pd lettiano gli ha fatto sapere che sarebbe meglio una donna. E così è spuntata Simona Nocerino, grillina data in orbita Luigi Di Maio, che è il ministro degli Esteri. I contiani fanno girare sul tavolo anche il nome di Paola Taverna, madre del grillismo nonché vicepresidente di Palazzo Madama. Un modo per dire al Pd: non fateci arrabbiare o schieriamo lei e non potrete dirci di no. Tra martedì e mercoledì si dovrebbe chiudere, perché così vuole Elisabetta Casellati. Ma il voto sarà segreto. “Attenzione a Stefania Craxi”, spiegano da Italia viva, pronta a incunearsi in questo bel caos, magari portandosi dietro franchi tiratori addestrati. E poi cosa farà Gianluca Ferrara, il grande bruciato? Insomma, la situazione sarebbe divertente, come sempre. Se non fosse che insomma la presidenza della commissione Esteri è una cosa seria. Tanto che al Nazareno iniziano a interrogarsi sulla bontà di affidarla al grillino Licheri, fedelissimo di Conte con esperienza in questo campo abbastanza minima.
E allora possibile che il problema sia davvero l’ex premier grillino? Lui dice di no. Giura – va citato testuale – di essere “il più grande sostenitore di Draghi all’interno della maggioranza di governo”. E però non si capisce più cosa voglia fare. E dove trascinerà la prima forza del Parlamento. Davanti alla stampa estera ha detto che non ci sarà un quarto invio di armi e ha fatto capire di essere pronto a fare fuoco e fiamme davanti a questa possibilità. Giorgio Mulè, sottosegretario alla Difesa in quota Forza Italia, gli ha risposto così: “Non credo che il terzo decreto per inviare armi all’Ucraina sia l’ultimo: penso che servirà ancora il nostro aiuto. Altrimenti significherebbe che siamo vicini al negoziato di pace”. Insomma ingorgo Italia. Ora provate a spiegarlo al primo ministro finlandese. Che nel dubbio si terrà alla larga dal Senato, triangolo della Bermuda dove “spariscono” i presidenti di commissione. Puff.