il ritratto

Ronzulli alla carica. Da ex infermiera lombarda a “soldato del Cav.” che fa insorgere i moderati azzuri

Marianna Rizzini

In Forza Italia sembra la meno lontana al confine con i sovranisti di Matteo Salvini. Ecco chi è la nuova coordinatrice regionale in Lombardia, fedelissima di Berlusconi che ha fatto scatenare un putiferio nel partito

C’è il rimosso (Massimiliano Salini, già coordinatore di Forza Italia in Lombardia poi nominato ai rapporti con le associazioni imprenditoriali, incarico rifiutato per amarezza), e c’è la nominata: Licia Ronzulli, senatrice di Forza Italia, già responsabile dei rapporti con gli alleati e fedelissima del Cav., colei che l’incarico che era di Salini l’ha accettato al grido di: “Sono un soldato nelle mani del presidente Berlusconi. Mi ha chiamato e, da figlia dell’Arma, ho risposto: presente!”.

 

Così parlò Ronzulli, figlia appunto di carabiniere, alla Stampa, due giorni fa, mentre tutt’attorno si scatenava il putiferio interno azzurro, con tanto di perplessità risentita da parte del ministro agli Affari Regionali Mariastella Gelmini, a dir poco sorpresa di fronte a quella che le era parsa una presa di posizione accentratrice (“nel partito i moderati sono sotto attacco”, diceva, “serve subito un chiarimento”), dopo che a Sorrento, come raccontato da questo giornale, si era già sfogata sull’atteggiamento della collega.

 

Ma intanto Ronzulli, in modalità caterpillar, rispondeva che anzi, Forza Italia “stava dando prova di forza e unità” e che il partito doveva lavorare “per dettare l’agenda del governo”, e tra chi in FI la conosce dai primi anni del Duemila, a quel punto, qualcuno si è lasciato sfuggire la battuta: “Quanta strada: da infermiera e generale”. E insomma c’è un’area azzurra che mal sopporta il piglio guerresco della senatrice, considerata uno dei pilastri del “cerchio magico” attorno al Cav., idea smontata ieri sulle pagine del Corriere della Sera dal coordinatore azzurro Antonio Tajani.

 

Fatto sta che la quarantacinquenne Ronzulli, la donna che, specie rispetto ai centristi, nel partito appare la più vicina o la meno lontana al confine con i sovranisti di Matteo Salvini, infermiera lo è stata davvero, prima di avviare la carriera politica. Non solo: non ci fosse stato il balzo in avanti in Forza Italia, sarebbe diventata manager ospedaliero, avendo già esperienza come dirigente all’IRCCS di Milano, con anni di volontariato nella cura dei bambini malformati nei paesi in via di sviluppo. Eppure le immagini rimaste impresse di lei non sono quelle in cui compariva nei viaggi con la Onlus “Un sorriso nel mondo”, ma quelle in cui, eletta europarlamentare, era ritratta con la figlia Vittoria prima in fasce e poi in braccio (intervistata da “Panorama”, diceva allora di capire le altre mamme, quelle che al lavoro non possono tenere i figli vicini, e che lavorare con la bambina accanto le permetteva di fare il suo dovere, ma più rilassata).

 

E infatti non si poteva dire che il ruolo di mamma avesse messo in pausa quello di braccio destro del Cav. in alcune questioni cruciali (per esempio nella trattativa per la vendita del Milano al thailandese Bee Taechaubol), e neanche quello di membro del cda di Fiera Milano Spa, ricoperto fino al 2017.  Tantomeno Ronzulli può essere considerata morbida con gli avversari a qualsiasi titolo, anche fossero troll: a chi la minacciava di morte sui social per aver proposto un ddl contro i medici no vax, rispondeva che non si sarebbe tirata indietro, essendo “cresciuta in caserma”, pur avendo denunciato il tutto alla polizia postale.

 

Non è stata rieletta al Parlamento europeo dopo il primo mandato, Ronzulli, ma diventando senatrice ha scalato il partito come ufficiale di collegamento con le truppe dei fratelli-coltelli, per approdare alla suddetta carica di responsabile dei rapporti con gli alleati, e proprio a ridosso dell’arrivo di Mario Draghi. Con i moderati azzurri si scontra non da oggi: anche con il ministro per il Sud Mara Carfagna, circa un anno fa, ha avuto infatti qualche divergenza sul tema “partito unico di centrodestra”. Ronzulli esultava di fronte alle parole del Cav. sulla prospettiva unitaria. “Visionarie”, le definiva, di fronte a una Carfagna realista: “A te che sei responsabile dei rapporti con gli alleati l’arduo compito di convincerli a convertirsi all’atlantismo, all’europeismo e ai valori del popolarismo europeo”. (Non è accaduto, chissà se mai accadrà). 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.