l'intervista
Antonio Misiani: “Caro governo, il Pd chiede una cabina di regia sul reshoring”
“Avanti col Pnrr”, dice il responsabile economico di Letta. “Per attrarre investimenti serve una svolta, e una governance unica”
Un ministero nuove anche no, “ché siamo a meno di un anno dalle elezioni, e mi parrebbe un filo complicato”. E però Antonio Misiani ritiene che davvero servirebbe una svolta, nelle scelte e nel metodo necessario a prenderle. “Una cabina di regia per il reshoring, questa sì che la vedrei bene. Una struttura che coordini il lavoro dei vari dicasteri coinvolti, e che si offra come unico interlocutore alle imprese che intendono venire o ritornare in Italia”. Perché la fase è delicata: va colto il momento, spiega il senatore del Pd, responsabile economico della segreteria di Enrico Letta. “La regionalizzazione dei flussi di scambio e delle catene del valore della globalizzazione era in corso da tempo. Ma la pandemia prima, e la guerra poi, hanno accelerato questo fenomeno. E per fortuna anche la Commissione europea, che troppo a lungo ha vissuto nel mito della lotta a ogni aiuto di stato, ha capito che la deindustrializzazione è un problema strategico per il continente”.
E l’Italia? “Ci sono stati dei segnali che devono indurci a riflettere. Intel ha scelto di puntare forte sull’Europa: ma gli investimenti a più alto valore aggiunto, in un settore decisivo come quello dei microchip, li ha indirizzati verso Francia e Germania. Sulla farmaceutica, la fuga della Catalent da Anagni verso l’Oxfordshire per via di complicazioni burocratiche è un pugno nello stomaco. In un momento del genere, alle grandi aziende che guardano all’Italia, andrebbe steso un tappeto rosso”.
Come si fa? “Gli incentivi fiscali per garantire agevolazioni nella fase di trasferimento o di avvio dell’attività contano, bisognerebbe usarli per attirare innanzitutto produzioni hi-tech e ad alto valore aggiunto. Le otto Zone Economiche Speciali del Mezzogiorno potrebbero diventare altrettante piattaforme per il reshoring. Poi servirebbe accelerare sull’attuazione del Pnrr per quel che riguarda la semplificazione normativa e la giustizia civile. Una governance unica, che renda strutturale, anche sul tema reshoring, il metodo di lavoro adottato sul Recovery, aiuterebbe molto”.
Il tutto, possibilmente, senza dimenticarsi le sofferenze delle aziende italiane. “La transizione energetica non è un pranzo di gala, ma anzitutto una transizione industriale di portata epocale. I bonus per la domanda servono per l’emergenza ma la prospettiva dipende piuttosto dalle politiche industriali sul lato dell’offerta: penso anzitutto al settore dell’automotive. È qui che bisogna intervenire”. Ma se neppure il ddl Concorrenza si riesce ad approvare? “Dopo mesi di serrato confronto col governo, non si può bloccare una riforma strategica del Pnrr per la difesa esclusiva della categoria dei balneari. C’è perfino chi propone il golden power sul bagnasciuga. Siamo seri: così è l’Italia che finisce spiaggiata”.