il conte mandrake
Emendamento sull'inceneritore a Roma: Il M5s dice no, ma anche sì
Giuseppe Conte si schiera contro il termovalorizzatore. Meglio optare, sostiene l'avvocato, per quelle soluzioni previste dalla tassonomia verde europea. Come, per esempio, il termovalorizzatore!
Il M5s è contro gli inceneritori, ha confermato ieri Giuseppe Conte che deve tenersi buona Virginia Raggi e la sua meritoria battaglia per tenere ben pieni i cassonetti della monnezza romana. Dunque, il leader e avvocato lo ha ripetuto, ancora una volta: niente inceneritori. Al contrario, ha spiegato Conte, “il Movimento si batterà per costruire impianti compatibili con la tassonomia verde europea”. Ecco. Ma esattamente cosa prevede la tassonomia verde europea, ovvero il regolamento “Eu 2020/852”? Ebbene la tassonomia europea prevede... gli inceneritori! Fantastico. Insomma Conte si conferma un artista. Capace con la sola imposizione dell’interlocuzione, incartando cioè ogni cosa nel linguaggio da azzeccagarbugli, di neutralizzare e confondere tutti. Specialmente i suoi elettori e il suo partito di cacciatori di complotti e abbracciatori di cassonetti. Sulla base dell’intuizione di Conte si sta infatti scrivendo un mitologico emendamento che sarebbe piaciuto a Pirandello: negando l’inceneritore, si consentirà di costruirlo a Roma.
Al testo ci sta lavorando Roberta Lombardi, consigliera regionale del M5s, assieme ai collaboratori del sindaco di Roma Roberto Gualtieri. Su ispirazione, è chiaro, dell’avvocato Conte. Il testo arriverà in commissione alla Camera, e dovrà essere un’autentica mandrakata lessicale, una supercazzola con scappellamento a destra, opportunamente brematurata, un supremo esercizio di nonsense acchiappa citrulli, insomma una cosa capace di consentire ai grillini di poter urlare “vittoria l’inceneritore è bloccato” senza però bloccare l’inceneritore né – soprattutto – il decreto legge cui è collegato, ovvero il famoso “dl Aiuti” che conta circa 14 miliardi di euro a vantaggio delle imprese. Come potrebbe mai il M5s votare contro 14 miliardi di aiuti economici? Un suicidio elettorale. Per l’inceneritore, poi. E allora? E allora ecco l’idea: un emendamento che tenga buona la Raggi e gli altri balenghi del grillismo, una cosa che significa tutto o meglio niente (anzi: il contrario di quello che sembra), non solo a conferma di quanta stima abbiano i grillini delle capacità cognitive del loro elettorato, ma soprattutto forse a riprova della più evidente e incontestabile qualità di Conte, leader di un partito che si tiene in piedi proprio grazie all’incongrua malìa notarile e agli arzigogoli verbali di questo ex presidente del Consiglio vaporoso per necessità e contorto per formazione.
Come dimenticare, d’altra parte, l’altro colpo di genio, recentissimo, quello sulle “armi difensive”, quando in pratica questo supremo acrobata era riuscito a dire (nella stessa frase) che, sì, bisogna dare le armi agli ucraini ma anche che in effetti, no, non bisogna dare più armi agli ucraini. Straordinario gestore “parentetico” della politica, Conte aveva poi spinto ad aprile la sua proverbiale e congenita palindromia al punto di aggiungere che, sulle armi, Stati Uniti, Europa e Nato si sarebbero dovute impegnare ad agire dentro i confini della carta dell’Onu. Anzi più precisamente “dentro i confini dell’articolo 51 della carta dell’Onu”, che è notoriamente la base del diritto internazionale che giustifica il supporto militare a un paese aggredito che stia esercitando il proprio diritto di difesa. Come se fosse possibile mai agire al di fuori di quelle regole.
Così adesso propone un “no” all’inceneritore di Roma che è però allo stesso tempo anche un “sì” all’inceneritore di Roma, facendo riferimento a un regolamento europeo, “la tassonomia”, appunto, che indica esplicitamente nei termovalorizzatori il possibile migliore utilizzo delle frazioni di rifiuto non riciclabile. “Aspettiamo solo di vedere il testo del ‘dl Aiuti’ in gazzetta ufficiale. Poi presenteremo l’emendamento”, raccontano allora gli uomini intorno a Conte, felici per la trovata che tiene tutto insieme, le esigenze della propaganda, quelle della ragion pratica e l’alleanza fragile con il Pd. E cos’è d’altra parte la politica, pensa Conte, se non la capacità di tenere calda la scena con una trombetta, quattro stecche e due riferimenti alla “tassonomia europea”?