Enrico Letta e Giuseppe Conte (Ansa)

Passeggiate romane

Il Pd si tortura su una improbabile rottura con il M5s, e lo fa anche oggi in Direzione

La collaborazione è sempre più difficile, con le giravolte grilline sull'Ucraina e le amministrative più vicine. Tra i dem c'è anche chi teme lo strappo di Conte. Sullo sfondo i referendum sulla giustizia e il proporzionale, mentre Emiliano pensa in grande e si propone come mediatore con Putin

Il tema dell’alleanza con i Cinque stelle assilla i dirigenti del Partito democratico. Manca meno di un mese alle elezioni amministrative e rompere adesso con Giuseppe Conte è impossibile perché sono molti i comuni in cui i dem sono alleati con i grillini. Ma la collaborazione con il partito di Conte si sta facendo sempre più faticosa. Tanto più che un’ala dei Cinque stelle vorrebbe forzare la situazione e chiedere un voto in Parlamento su una risoluzione sull’Ucraina prima del Consiglio europeo fissato per fine maggio. Un’eventualità del genere, alla vigilia amministrative, creerebbe non pochi problemi al Pd. Comunque, il Partito democratico oggi nella sua Direzione affronterà proprio il tema del voto di giugno ed è probabile che vi sia chi vorrà porre il problema dei rapporti con il  Movimento 5 stelle. 

Più difficile invece che venga allo scoperto l’ala del partito che sta meditando sull’opportunità di abbandonare la strada del campo largo con i grillini per presentarsi da soli alle elezioni politiche del 2023. È una tentazione che comincia a farsi largo in un pezzo dei dem e che è suffragata da questo ragionamento: il rischio è che alla fine si vada comunque al voto divisi perché lo deciderà Conte, che potrebbe essere interessato a scartare dall’alleanza, allora tanto vale essere noi a rompere.


E nella Direzione di oggi il Pd affronterà anche un altro tema delicato. Quello dei referendum sulla giustizia. Letta ha già detto che non intende assolutamente assecondare  alcuni quesiti. Ma nel suo partito non tutti la pensano così. C’è chi ritiene che, per esempio, sul referendum che riguarda la legge Severino i dem non possano opporsi,  visto che quella normativa sta creando difficoltà a diversi sindaci del Pd. Oggi se ne parlerà in Direzione e si vedrà se chi ha chiesto al partito di dare libertà di voto su tutti i referendum riuscirà a prevalere.

Mentre il Pd si dibatte nei suoi problemi, i dem filo proporzionalisti non demordono e si sono fatti tutto a un tratto più speranzosi. “Non tutto è perduto”, dicono e fanno affidamento sulla svolta di Lega e Forza Italia. Il ragionamento che fanno è questo: quando, dopo il voto delle amministrative, Silvio Berlusconi e Matteo Salvini si renderanno conto che con l’attuale legge elettorale rischiano di consegnarsi a  Giorgia Meloni, finiranno per cambiare idea sul proporzionale perché si renderanno conto che per loro è l’unico sistema per non finire risucchiati da Fratelli d’Italia. 

Questi sono gli italici problemi del Partito democratico. Ma tra i dem c’è chi pensa più in grande e si vede nei panni di un possibile grande mediatore internazionale. È il caso di Michele Emiliano. Il presidente della regione Puglia fa sapere in giro di avere ottimi rapporti con il patriarca Kirill. I legami tra i due sono dovuti a San Nicola, venerato dalla chiesa ortodossa, le cui reliquie sono  conservate nell’omonima basilica di Bari. Ma, come si suol dire, nessuno è profeta in patria, e il povero Emiliano è stato costretto ad archiviare i suoi sogni di gloria perché finora non ha trovato qualcuno che voglia fare affidamento sui suoi solidi rapporti con il patriarca di Mosca.

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