(Foto di Ansa) 

L'anniversario del sisma

"Così dopo 10 anni dal terremoto abbiamo ricostruito l'Emilia". Parla il sindaco di Mirandola

Mariarosa Maioli

Nel sisma del 2012 morirono 28 persone, circa 300 i feriti. Oggi le istituzioni ricordano quella drammatica giornata. Mattarella si complimenta per la “laboriosità del popolo emiliano”

Sono trascorsi 10 anni dalle violenti scosse di terremoto che nella notte del 20 maggio 2012 sconvolsero la popolazione della pianura emiliana. Alle 4.03 un terremoto di magnitudo 5.9 svegliò bruscamente la bassa emiliana, colpendo in particolar modo i comuni di Mirandola, Medolla, Sant'Agostino, San Felice sul Panaro, fra le province di Modena, Ferrara, Bologna e Reggio Emilia. Neanche il tempo di riprendersi che solo dopo nove giorni, questa volta di mattino, un'altra scossa di magnitudo 5,8 a una profondità di 10 chilometri colpì nuovamente lo stesso territorio.

Il bilancio fu di 28 morti, 300 feriti e un danno pari a 12,2 miliardi di euro: eppure, fin dai primi momenti l'Emilia ha dato prova di una laboriosità esemplare. La gente del territorio, dove si produce il 2 per cento del pil nazionale, ha cominciato la ricostruzione in una stretta collaborazione con le istituzioni nazionali e la protezione civile, allora presieduta da Franco Gabrielli, al fine di ripristinare le zone distrutte e far ripartire le aziende del luogo. Oggi, dopo 10 anni, la costruzione è quasi completata e il “modello Emilia” è diventato un esempio da seguire per la capacità di saper reagire alle avversità.

“Si può parlare di modello Emilia perchè ad oggi l'80 percento del nostro paese è stato ripristinato", dice al Foglio il sindaco di Mirandola, Alberto Greco. "Nell'ottobre 2020 le pratiche per gli abitati erano già state chiuse, e due anni prima quelle per le industrie. Hanno proceduto più lentamente i lavori per quanto riguarda le chiese e gli edifici storici, le cui spese hanno cifre ben più elevate e per cui l'approvazione deve sempre passare dalla curia e dal Vaticano”, ha continuato il primo cittadino.

“Quando incontrai il mio predecessore mi disse che ci sarebbero voluti 12 anni per ricostruire tutto: effettivamente ci siamo andati vicini, grazie al lavoro dell'amministrazione, degli aiuti pubblici e dei cittadini.” L'area è considerata una delle locomotive d'Italia. “La nostra zona aveva nel 2012, e ha tutt'ora, una concentrazione industriale molto importante soprattuto nei campi dell'informatica e della biomedica: tanto che alcune multinazionali hanno scelto questi luoghi per le loro fabbriche, anche dopo il terremoto”, spiega Greco. “Un esempio è Qura, azienda americana che produce macchinari medici, fondamentali durante il periodo intenso della pandemia”. Un investimento che vede 500 dipendenti e una visione internazionale che si appoggia sulla tecnica e competenza dei lavoratori del luogo.

Un fattore fondamentale per la ricostruzione è stato il volontariato, che si è mosso in coordinamento con le varie istituzioni fin dal primo giorno dell'emergenza. Il sindaco di Mirandola dice che le associazioni di volontariato presenti nel comune sono 120, su un bacino di 25 mila abitanti: un numero significativo. "Dopo il terremoto i volontari sono stati decisivi, considerando le gravi carenze anche in ambito medico: l'ospedale più importante è a 45 minuti di auto". Grazie a questa resilienza, spiega il sindaco, i cittadini non si sono mai fermati, nonostante la pandemia e le più recenti difficoltà economiche globali. "Anche oggi la crisi internazionale sta portando alla carenza di materie prime e all'aumento dei prezzi rendendo difficile la conclusione della ricostruzione".

Per ricordare quei drammatici giorni, oggi le istituzioni sono tornate nei luoghi del terremoto. Alla celabrazione hanno presenziato, oltre i sindaci dei vari comuni, il presidente della regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha visitato in mattinata i luoghi colpiti, in particolar modo Medolla e Finale Emilia. Il capo di stato si è detto “molto coinvolto” dal video che ha ripercorso quei momenti: “Il terremoto ha colpito uno dei territori più produttivi del paese ma ognuno ha fatto la sua parte. Ed è stata ammirevole la cooperazione istituzionale in cui il confronto, la partecipazione e convergenza hanno portato alla ricostruzione".

 

Altrettanto commosso, anche Vasco Errani, all'epoca presidente della regione e successivamente commissario straordinario di governo alla ricostruzione delle aree colpite: “Non abbiamo fatto promesse irrealizzabili”, ha detto, sottolineando il meticoloso lavoro fatto per evitare che cosche mafiose si accaparrassero appalti e lavori, come spesso purtroppo succede in questi casi. “La criminalità organizzata avrebbe potuto infiltrarsi: per questo sono state stilate le white list, cioè elenchi istituiti presso ogni Prefettura, che hanno come scopo quello di rendere più efficaci i controlli antimafia. C'è costata qualche polemica ma la scelta si è rivelata coraggiosa". “Questa esperienza ci ha insegnato che la condivisione, la capacità di guardare oltre hanno portato a uscire dai momenti più drammatici”, ha concluso Errani. “La capacità di essere una comunità e di mettere il 'noi' sopra gli interessi del singolo è un valore importante da diffondere, ora e domani”.