Passeggiate romane
Dopo le Amministrative l'alleanza Pd-M5s rischia di pagare dazio
Le elezioni si avvicinano e il sodalizio tra dem e grillini rischia di perdere un po' dappertutto, specie a Genova e Palermo, le due città maggiori. Un'ala del Partito democratico ora potrebbe chiedere conto a Letta sulla legge elettorale
Nella quasi totale indifferenza degli italiani le elezioni amministrative si avvicinano a passi da gigante. E i dirigenti del Partito democratico hanno i sudori freddi. Già, perché non solo il Pd gioca in trasferta, nel senso che la maggior parte dei comuni importanti in cui si vota è in mano al centrodestra, ma non ha nemmeno grandi possibilità di rimontare. E, soprattutto, i suoi avversari rischiano di prendere al primo turno le due più importanti città coinvolte in questa tornata elettorale: Genova e Palermo. E’ ovvio che, dopo tante prove convincenti, queste amministrative in cui il centrosinistra non riesce a invertire la tendenza non rappresenterebbero un buon viatico per le elezioni politiche del 2023. Tanto più che sia a Genova sia a Palermo il Partito democratico è alleato con il Movimento cinque stelle. Segno che questa collaborazione non sempre è proficua.
Non è un caso dunque che i proporzionalisti dem attendano Enrico Letta al varco. Dopo il secondo turno, quando si sarà visto che l’alleanza con i grillini non fa vincere, anche perché il partito di Giuseppe Conte è in affanno un po’ in tutta Italia, torneranno a chiedere al segretario di passare dalle parole ai fatti. Cioè niente più enunciazioni sulla necessità di cambiare la legge elettorale attuale ma iniziative concrete nella commissione Affari costituzionali della Camera per cambiare il sistema in senso proporzionale. Del resto, questo va bene anche a Conte, che comunque vorrebbe presentarsi da solo alle prossime elezioni politiche. Ma il Rosatellum avrebbe qualche problema in più a convincere tutto il Movimento a seguire l’ex premier su questa strada. Si sa, per esempio, che Luigi Di Maio è contrario a sospendere l’alleanza con il Pd per il voto. Con il proporzionale invece andare ognuno per conto proprio non creerebbe problema alcuno.
Visto che gli alleati attuali, e chissà se ancora futuri, dei Cinque stelle versano in cattive acque, Letta sta cercando di rafforzare almeno il Partito democratico. Si spiega anche così la decisione dem dell’altro ieri di optare per una levata di scudi contro Matteo Salvini sul ddl Concorrenza. Ha cominciato il segretario nel pomeriggio e qualche minuto dopo non c’era un dirigente di primo piano del partito che non avesse lanciato i suoi strali contro il leader della Lega. Stando ai sondaggisti, fare la faccia feroce con Salvini giova al Pd, tanto più che Conte invece sono mesi che non proferisce verbo contro il leader leghista. Nella sinistra l’anima anti salvivinana è ancora forte, più di quella anti meloniana e perciò issare questa bandiera può portare più consensi ai dem.
Ma naturalmente la battaglia contro Salvini sul ddl Concorrenza nasce anche dal fatto che i dirigenti dem sono convinti che questo provvedimento vada mandato in porto il prima possibile. Diverso invece il caso del ddl Zan. La settimana scorsa il Partito democratico ha ripreso il battage su quella proposta. Peccato però che mentre si esibiva in conferenze stampa con dichiarazioni ultimative, il Pd non abbia nemmeno chiesto la calendarizzazione di quel provvedimento al Senato.