Di solito non leggo i libri dei politici, ma con l’ultimo di Carlo Calenda, “La libertà che non libera. Riscoprire il valore del limite” (La nave di Teseo) ho fatto un’eccezione, spinto dalla simpatia che gli ha manifestato Giuliano Ferrara sul Foglio di venerdì scorso. L’idea di un Calenda nei panni dell’“ateo devoto”, che nel mostrare i limiti di una libertà scardinata da qualsiasi legame fa venire in mente il famoso discorso dell’allora cardinale Ratzinger sull’“io e le sue voglie”, non poteva lasciarmi indifferente. Così mi sono procurato il libro e l’ho letto.
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