Claudio Petruccioli, che è un talpone mica male della politica, potrebbe avere ben scavato. Dice da un po’ una cosa difficile a farsi, forse con alto livello di improbabilità, complicata nelle premesse del politicantismo più primitivo, ma non priva di logica, dunque plausibile: Meloni e Pd, accreditati dai sondaggi come primo e secondo partito, dovrebbero presentarsi da soli alle elezioni dell’anno prossimo nei 221 collegi elettorali uninominali (37 per cento del totale degli eletti), e per il resto dei collegi proporzionali (61 per cento) tutto come sempre (ciascuno per sé). I due partiti eliminerebbero così l’aritmetica pasticciona delle candidature di coalizione, che ha da tempo la funzione di mascherare le differenze in nome della ipotetica conquista della maggioranza di governo, e ridurrebbero le alleanze a una convergenza genuinamente politica e di programma intorno a leadership definite dal voto maggioritario, secondo lo spirito della legge elettorale. La premessa maggiore è che allo stato delle cose tra Meloni e i suoi alleati politici c’è una divaricazione strategica importante sulla questione decisiva, la guerra e la solidarietà euro-atlantica.
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