il voto in senato
Lo scaricabarile sui balneari di Lega e Fratelli d'Italia. Poi arriva l'ok al Ddl Concorrenza
Il capogruppo leghista Romeo chiede a FdI perché non abbiano presentato un emendamento soppressivo al testo della legge. La reazione dei meloniani: "Non incolpateci di colpe che sono vostre". Intanto la norma viene approvata con 180 sì al Senato: ora passa alla Camera
Un partito che fa parte della maggioranza, e che nelle ultime settimane ha cercato in ogni modo di boicottarne il lavoro, accusa una forza di opposizione di non aver ostacolato a sufficienza l'approvazione di una norma. Sembrerebbe surreale ma è quanto, a grandi linee, è avvenuto quest'oggi al Senato. Qui era in discussione il ddl Concorrenza, poi approvato con 180 voti favorevoli (26 contrari e 1 astenuto. Ora passa alla Camera). Accade allora che a un certo punto del dibattito il capogruppo al Senato della Lega Massimiliano Romeo prende la parola per chiedere come mai Fratelli d'Italia non abbia chiesto un emendamento soppressivo sulla questione balneari. Punto su cui, com'è noto, s'è registrata la massima resistenza da parte del Carroccio (e di Forza Italia), che ha fatto traballare il governo prima di un compromesso, raggiunto infine la scorsa settimana.
"Io ho bisogno di capirlo, sennò viene il sospetto che politicamente fuori si vada a raccontare una storia e poi nella sostanza si approvi l'accordo che il governo ha fatto", dice Romeo. Alludendo a una doppia partita giocata dal gruppo meloniano: all'opposizione di Draghi per quel che concerne le dichiarazioni pubbliche, schiacciato sulle posizioni del governo a proposito delle decisioni assunte in Parlamento. Tensioni tra alleati, quindi, che dalle schermaglie sulle elezioni locali, e sulla collocazione internazionale, si sono spostate direttamente in Aula. Al punto che il capogruppo di FdI in Senato Luca Ciriani ha deciso di controbattere pubblicamente: "I nostri emendamenti sono stati tutti puntualmente depositati in commissione e tutti puntualmente bocciati da chi adesso forse ha qualche crisi di coscienza e vuole imputare a noi errori che non ci appartengono", ha argomentato il senatore. Puntando il dito verso gli alleati leghisti, che evidentemente, secondo lui hanno avuto poco coraggio: "La verità fa male: il modo più semplice per abrogare un articolo è votare contro, non servono emendamenti. Avete scelto una strada, è la vostra, noi la rispettiamo, però non venite a incolparci di colpe che sono vostre e non nostre''.
Per sintetizzare, qualcuno abusando di un'espressione molto in voga titolerebbe "volano gli stracci". E per amplificare la distonia in atto tra Salvini e Meloni sul punto, la questione non si è chiusa qui. Perché poi Romeo ha deciso, scottato dalle parole di Ciriani, di contro replicare. "Da quello che mi hanno spiegato a livello regolamentare gli emendamenti che vengono bocciati in commissione si possono ripresentare in Aula... Mi sembra di sentire lo scricchiolio di chi si arrampica sugli specchi''. Fanno di tutto per salvare le apparenze, dicendo che no, non è vero che la coalizione va a rotoli. Perché alla fin fine pare stiano facendo di tutto per "restare uniti", poiché è "rimanendo insieme che si vince". Ecco, poi si scopre che non ci credono neppure loro. E con l'ansia di dover dimostrare che sono uno più all'opposizione dell'altro, finiscono con il farsi guerra pure in Parlamento.