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la ricostruzione

Salvini ostaggio di Putin. Tutte le tappe di un rapporto malato (con qualche chicca)

Maurizio Stefanini

Come nasce la sottomissione del leader leghista alla propaganda putiniana? Quanto è pericoloso per l’Italia avere una Lega dipendente dal putinismo? Dalle origini antirusse del Carroccio di Bossi fino al legame sempre più stretto degli ultimi anni 

Oggi può apparire surreale, ma la Lega delle origini era anti russa. Simpatizzando infatti per principio con ogni separatismo, identificava la lotta per l’indipendenza della Padania dall’Italia con la rivolta delle “nazioni oppresse” contro l’Unione Sovietica. “Metti sul fuoco dell’acqua. Sembra che non arrivi mai a bollire. Poi, tutto d’un tratto, tocca i cento gradi e bolle. L’acqua del movimento autonomista, che del resto corre in tutt’Europa, in Lituania, in Estonia, in Slovenia, è ormai oltre agli 80 gradi”, dice ad esempio Umberto Bossi il 9 maggio 1990. “Di quello che sta succedendo a Vilnius, in Lituania, nessuno parla più”, denuncia ancora Bossi il 21 gennaio 1991 nello spiegare perché ha votato contro l’intervento italiano nella guerra del Kuwait. E ancora nel 1994 i parlamentari leghisti chiedono di considerare i finanziamenti sovietici al Pci come “alto tradimento”. E’ l’epoca in cui non solo la Lega manda i suoi eletti in Lituania e a Gorizia ad appoggiare le richieste di indipendenza da Urss e Jugoslavia, ma il 15 novembre 1993 Bossi suggerisce che per iniziare la lotta armata avrebbe già appoggi a Lubiana e Zagabria. “Che ci vuole a far arrivare qualche carico di armi dalla Slovenia o della Croazia”? 

 

Per la Guerra del Kosovo, però, la Lega è già diventata filo serba, per antipatia verso un’Albania bollata come esportatrice di clandestini. Il 24 marzo 1999, quando la Nato inizia a bombardare la Serbia, i tre deputati Enrico Cavalliere, Oreste Rossi e Luca Bagliani salgono su un’automobile e partono alla volta di Belgrado, per cercare di “evitare la guerra”, mentre Bossi tuona contro gli americani “dominati dai framassoni e dai banchieri”, “bambinoni a stelle e strisce”. E il 23 aprile Bossi stesso va a Belgrado bombardata per incontrare Milosevic. Ma già il 9 novembre del 1997 è venuto in visita alla sede della Lega Vladimir Zhirinovsky: leader ultranazionalista russo che, per vendetta contro il ruolo secondo lui esercitato dall’occidente per far implodere l’Urss, si è messo ad appoggiare sistematicamente tutti i movimenti separatisti dello stesso occidente. “Voglio incontrare il governo provvisorio della Padania”, ha detto. E poi ha parlato al parlamento padano: “Se fossi al posto del presidente della Russia riconoscerei l’indipendenza della Padania, anzi a febbraio Eltsin verrà in Italia e io gli suggerirò di incontrare Bossi”. 

 

Poco dopo la Lega ridiventa “nazionale” per la nuova alleanza con Berlusconi, Fini e Casini. È anche filo Usa dopo l’11 settembre 2001. Ma qui scatta un riflesso anti islamico che continua ad attrarla verso la Russia, dove è ora al potere un Putin che si presenta come fustigatore del jihadismo. Nel frattempo, l’ideologo del neo-nazionalismo russo Aleksandr Dugin inizia a essere popolare in certi ambienti di estrema destra. Parlando un buon italiano, inizia dunque a essere invitato spesso da think tank in contatto sia con ambienti di estrema destra che con la Lega. 

 

Quando Salvini arriva alla testa della Lega, è giusto il momento in cui Putin entra in collisione con l’occidente un po’ dappertutto. Molte analisi attribuiscono l’evoluzione al timore dell’uomo del Cremlino di essere vittima di una nuova “rivolta colorata”, dopo le primavere arabe e Euromaidan. E anche nel mondo leghista le primavere arabe sono considerate con antipatia, come fonte di ondate di clandestini. “Con Assad tolleranza per fedi diverse era garantita, pur con i problemi di diritti umani che c’erano in Siria”, dice ad esempio Salvini a “Otto e mezzo” il 30 novembre 2015”. E il 7 aprile 2017 rimprovera anche Trump, quando fa lanciare missili in Siria. “Forse qualcuno a Washington vuole ripetere i disastri dell’Iraq, della Libia e delle primavere arabe con tutte le devastanti conseguenze per Italia e Europa?”. 

Tra 2013 e 2014 la Lega inizia dunque a stabilire stretti legami con personaggi dell’entourage di Konstantin Malofeev: oligarca ultranazionalista e ultraortodosso che è presidente del consiglio di amministrazione del gruppo mediatico Tsargrad, fondatore del fondo di investimento internazionale Marshall Capital Partners, membro del patronato della Ong Safe Internet League, presidente della fondazione caritativa San Basilio il Grande, promotore di parchi storici a tema, noto patrocinatore di iniziativa anti gay a livello internazionale oltre che più in generale sponsor di incontri della destra radicale europea. Uno è ad esempio Aleksey Komov: rappresentante regionale per Russia e Csi al Congresso mondiale delle famiglie, nonché capo dei progetti internazionali alla Fondazione San Basilio il Grande. Un altro è Andrey Klimov: responsabile delle relazioni internazionali per il partito di Putin Russia Unita. Un altro ancora è Mikhail Yakushev, che da direttore di Tsargrad fa citare Salvini massicciamente.
 

 

Nel febbraio 2014 è dunque creata la Associazione culturale Lombardia Russia, per facilitare lo sviluppo di rapporti non solo di affari ma anche politici. Presidente ne è Gianluca Savoini: giornalista e russologo Iscritto al partito dal 1991 dopo essere passato per il gruppo di estrema destra Orion, che secondo il suo fondatore Maurizio Murelli aveva deciso apposta di infiltrare la Lega “perché debole culturalmente”, membro della consulta per la politica estera del movimento, Savoini è nominato portavoce da Salvini dopo il suo arrivo alla segreteria, e già il 18 dicembre 2013 riesce a far intervenire Komov al congresso della Lega. “Siamo i vostri fratelli in Russia, sosteniamo i vostri valori, sono i nostri comuni valori cristiani europei”, dice. Lo stesso Komov è presidente onorario. Come spiega appunto Savoini, un obiettivo è di rendere gli italiani consapevoli di quanto sia assurdo e controproducente per l’Ue guardare alla Russia come a un nemico, e non come a un alleato geopolitico, militare ed economico allo stesso tempo. 

Savoini a parte, uomini chiave sono anche l’ex deputato Claudio D’Amico, che dice di aver portato Bossi in Russia già nel 1997. E l’europarlamentare Lorenzo Fontana, che è responsabile dei rapporti tra Lega e gruppi di destra europei, e diventerà poi ministro della Famiglia e della Disabilità e degli Affari europei. Nel marzo del 2014 D’Amico e Fontana vanno assieme in Crimea a fare da osservatori nel referendum organizzato da Mosca per legittimare l’annessione. “Il nostro partito ha riconosciuto l’annessione della Crimea alla Russia. Tornato in Italia, abbiamo ripetuto che il referendum è stato svolto correttamente”, dichiara D’Amico a Sputnik Italia. “Ho avuto la possibilità di parlare liberamente con i residenti. Ogni persona con cui ho parlato mi ha detto di voler uscire dall’Ucraina e unirsi alla Russia”.

 

 

Lo stesso Salvini il 10 ottobre 2014 guida in Crimea e a Mosca una delegazione della Lega, di cui fanno parte appunto Savoini e D’Amico. “Siamo qui per capire la situazione attuale legata alla crisi ucraina e ribadire la nostra contrarietà alle assurde sanzioni che danneggiano l’Europa, in prima battuta l’Italia”, spiega. “Queste sanzioni fanno gli interessi delle grandi lobbies e non dei popoli europei”. Ci sono incontri con il primo ministro della Crimea Sergey Aksyonov, con il presidente della Duma Sergey Naryshkin e con il presidente della commissione Esteri della Duma Vladimir Vasiliev. A Sebastopoli Salvini visita la flotta del Mar Nero. “Suggeriamo a Renzi di farsi prestare la loro grande nave ospedale e qualche altra nave per difendere i nostri mari dagli immigrati”, è il suo commento. Il 17 ottobre c’è l’incontro diretto tra Salvini e Putin al vertice Asia-Europa, a discutere delle “assurde sanzioni contro la Russia” imposte dall’Ue. Il giorno dopo la manifestazione contro i migranti clandestini organizzata dalla Lega a Milano è piena di ritratti di Putin, indicato da Salvini nel comizio come un grande statista e un alleato fondamentale nella lotta contro il terrorismo islamista. 

 

Il 13 novembre 2014 la Lega organizza a Varese un convegno “La difesa della famiglia naturale” in cui si indica come modello “la sfida russa al mondialismo”. “Dobbiamo tenere aperto il dialogo con la Russia, l’Unione europea è soggiogata agli interessi mondiali e allontanare l’Europa dalla Russia sta indebolendo l’una e l’altra”, vi spiega Savoini. 

 

Salvini torna a Mosca l’8 dicembre del 2014, per partecipare a un convegno presso la Duma. Si incontra con Pushkov e altri funzionari, e dichiara che le sanzioni alla Russia sono costate all’Italia almeno 5 miliardi di euro in termine di export perduto. 

 

Salvini va a ancora Mosca il 14 febbraio del 2015, a incontrare funzionari russi. “Se lei fosse primo ministro, quali sarebbero i suoi primi provvedimenti, soprattutto in relazione ai rapporti con la Russia?”, gli chiede l’agenzia Rossiya segodnya. “Renzi è presidente del semestre europeo e nessuno se ne è accorto. Innanzitutto andrei a Bruxelles, dicendo che l’Italia non vuole le sanzioni e quindi l’Italia si sfila e fa di sé uno stato sovrano. Eventualmente serve l’unanimità per riconfermarle. Noi non ci stiamo. Manderei il mio ministro dello Sviluppo economico con il ministro del Commercio estero a Mosca per una settimana per far ripartire quello che si è interrotto questi mesi” è la risposta. E ancora: “Sui Rai3 la giornalista Annunziata le ha dato del traditore, perché viene in trasferta in Russia. Sinceramente non le sembrano dei traditori invece i giornalisti che molto spesso dicono il falso e non le pare questo un giornalismo di guerra?”. Risposta: “Innanzitutto è incredibile sentirsi dare del traditore da una sinistra che fino a venti anni fa veniva in pellegrinaggio in Unione Sovietica e pendeva dalle labbra dei soviet di turno. I traditori sono quelli che non difendono gli interessi nazionali, questo vale per i giornalisti, i politici e gli imprenditori. Io lo dico da giornalista: purtroppo i giornalisti italiani sono fra i peggiori d’Europa, fra i meno informati di Europa. Io non mi sento assolutamente traditore, anzi, anzi”. Altra domanda: cosa pensa Salvini della tesi che il volo Malaysia Airlines 17 sia stato abbattuto dai filorussi e non dagli ucraini? “Una barzelletta”

 

Salvini torna in Russia il 16 dicembre del 2015, a discutere un accordo di cooperazione tra Lega e Russia Unita con Klimov e Pushkov. Il 22 dicembre 2015 Savoini scrive a D’Amico: “E’ con grande piacere che invito lei e i rappresentanti di Russia Unita al meeting internazionale di Milano”, in cui il 20 gennaio 2016 si vedono i leader dei partiti del gruppo dove sta la Lega al Parlamento europeo. Tra loro Marine Le Pen e l’austriaco Heinz-Christian Strache. Il 18 maggio 2016 la Lega fa passare dal Consiglio regionale veneto una risoluzione che chiede la fine delle sanzioni russe e il riconoscimento dell’annessione della Crimea. E il 18 ottobre del 2016 attacca duramente la decisione del governo italiano di mandare 140 soldati in Lettonia nell’ambito Nato, definita un “atto di guerra” contro la Russia. Lo stesso Salvini in un’intervista tv dice che “la Nato sta facendo un gioco molto pericoloso”. 

Il 18 novembre Salvini torna a Mosca. Alla testa di una delegazione, incontra due dirigenti di Russia Unita: Sergey Zheleznyak e Viktor Zubarev. Il primo è anche vice presidente della Duma. Inoltre vede il vice primo ministro della Crimea Georgy Muradov. Il 6 marzo 2017, infine, Salvini va a Mosca a firmare formalmente l’accordo di cooperazione tra Lega e Russia Unita. In questa “cooperazione” ammessa ci sono stati anche finanziamenti? Il sospetto è formulato nel gennaio del 2018: pagina 138 del rapporto che la componente democratica nella commissione Esteri del Senato americano pubblica, per denunciare le ingerenze politiche di Mosca. 

“In Russia mi sento a casa mia mentre in alcuni Paesi europei no”, dice ancora Salvini a Mosca il 17 ottobre 2018. Ministro dell’Interno e vice presidente del Consiglio, è stato invitato a un convegno organizzato su misura da Confindustria italo-russa per parlare alle aziende italiane. Il giorno dopo Savoini all’Hotel Metropol di Mosca si vede con due italiani e tre russi legati al Cremlino, a discutere di partite di gasolio dietro cui celare un finanziamenti milionario per la Lega sovranista “contro le élite di Bruxelles”. Ma il 10 luglio 2019 BuzzFeed tira fuori l’audio. Salvini prima nega di aver mai conosciuto Savoini. Poi spiega che la trattativa non è mai andata in porto e che dunque la Lega non avrebbe ricevuto un soldo. La cosa è confermata da Eni, ma non assolve la Lega, dal momento che la legge italiana proibisce ai partiti anche solo la trattativa volta a ottenere finanziamenti da soggetti stranieri. Il 24 marzo scorso un gruppo di testate pubblica una serie di documenti e mail su rapporti tra governo russo e gruppi di destra europei, da cui risulta il disappunto di Yakushev per il fatto che dopo lo scandalo del Metropol “non possiamo continuare ad avere contatti con Matteo”.  Savoini infatti, “sotto l’occhio vigile dei servizi segreti”, ha “perso il libero accesso al suo capo”, ed è dunque necessario trovare un’altra “persona affidabile” con la quale “possiamo comunicare in Russia o ovunque in Europa”.

 

Da questi documenti salterebbe fuori anche un’interrogazione parlamentare in cui si chiede al governo di sospendere le sanzioni contro la Russia varate dopo l’annessione della Crimea, che sarebbe stato scritto da una collaboratrice di Malofeev. In calce c’è la cifra: 20.000 euro. Il documento è datato 9 giugno 2016 e in Senato il 27 giugno dello stesso anno il senatore Paolo Tosato deposita la risoluzione 6-00189 in cui chiede al governo di “attivarsi in tutte le sedi competenti, e in particolare presso il Consiglio europeo, affinché vengano immediatamente sanciti il termine e la revoca di ogni sanzione nei confronti della Federazione Russa, evitando ogni ulteriore proroga, nell’interesse dell’Italia, dell’Europa e dell’intera comunità internazionale” (la Lega ha smentito la ricostruzione, sostenendo che Paolo Tosato non ha mai percepito alcun compenso dalla Russia. Mentre per quanto riguarda la richiesta di sospensione delle sanzioni, Tosato, secondo la Lega, avrebbe agito solo per l’interesse economico dell’Italia, in quanto voleva “ricevere rassicurazioni sulle esportazioni italiane verso Est”). In più, a corredo di tutto, c’è anche un piano firmato da Yakushev, sempre lui, nel marzo 2021 per creare una rete di nome “Altintern” cui far aderire leghisti e altri membri del gruppo Identità e Democrazia al Parlamento europeo, in modo da far loro sponsorizzare il vaccino Sputnik contro “la politica sanzionatoria di Bruxelles”.

 

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