Tournée elettorale
Conte fa il giro d'Italia, ma è senza candidati: l'obiettivo non sono le amministrative
Il leader grillino sta girando l'Italia per sostenere i candidati sindaci del "campo largo" ma quasi tutti sono del Pd. L’exit strategy da mago, a fronte di una realtà che t’inchioda alla irrilevanza, è proprio questa: scomparire. Occultare la sconfitta sotto la vittoria dei tuoi alleati
A Verona lo notarono subito. “Ma Giuseppe tu qui non hai neanche la lista…”. E lui subito pronto: “Si però abbiamo due candidati nella civica!”. Il tour elettorale del leader del M5s Giuseppe Conte è partito lo scorso 26 maggio da Romagna e Marche. Riccione, Jesi, Civitanova. Da allora procede a tappe forzate percorrendo mezza Italia. Ieri l’ex presidente del Consiglio era Palermo, dove sarà anche oggi, per poi spostarsi mercoledì a Messina. Poi si torna sulla penisola, a Catanzaro. Infine la chiusura, prima del voto di domenica, a Taranto. Ci sono comuni dove il M5s corre da solo, altri dove è alleato con la sinistra di Leu e Europa Verde, ma soprattutto municipi dove va al traino del Pd. Quello di Conte, insomma, è un giro d’Italia senza bicicletta, un comizio permanente senza candidati e liste.
Nonostante la frenesia, a queste amministrative il M5s non sarà misurabile. Nessun errore, si tratta di una strategia. L’avvocato del popolo si è fatto illusionista della scheda, prestigiatore del voto. Quello che è successo a Verona, dove Conte è fierissimo del sostegno a Damiano Tommasi, pur non avendo una lista che lo supporti sul serio, è solo la punta dell’iceberg di una situazione più vasta.
Di 26 capoluoghi di provincia al voto, il M5s presenta il suo simbolo in soli 18. Conte, sempre a Verona, la città del Vinitaly dove “in vino veritas”, riconosceva: “Dove non siamo competitivi abbiamo preferito non presentarci”. In nessuno c’è un candidato che sia espressione evidente del M5s. Anche dove i cinque stelle sono presenti, quasi sempre lo sono in appoggio al Pd. E’ un po’ una replica diffusa e allo stesso tempo un effetto inevitabile di quanto accaduto lo scorso anno. Conte aveva appena preso il comando del Movimento. Le amministrative arrivavano come la sua prima sfida. Non si poteva perdere. E così, quando dopo il primo turno fu evidente la disfatta a Roma e Torino, con Virginia Raggi e Valentina Sganga fuori dai ballottaggi, Conte disertò quelle piazze per correre a Napoli a festeggiare la “storica” vittoria del candidato del “campo largo” e suo ex ministro Gaetano Manfredi, l’ex rettore Manfredi, non proprio il prototipo del grillino. Ecco, dunque, il piano: dove si perde noi non c’eravamo, dove si vince siamo stati fondamentali per la vittoria del campo largo. L’exit strategy da mago, a fronte di una realtà che t’inchioda alla irrilevanza, è scomparire. Occultare la sconfitta sotto la vittoria dei tuoi alleati. Anche per questo l’organizzazione del tour non deve essere stata semplice. Tra i dem si racconta che in alcuni comuni avrebbero persino cercato di declinare gentilmente l’arrivo di Conte. “Rischia di farci perdere voti”. Ci sono comuni, come ad esempio Guidonia, che sono stati tappe del viaggio dell’ex presidente del Consiglio, dove i 5 stelle esprimevano il sindaco, ma non l’hanno ricandidato e vanno al traino del Pd. Ma anche nel M5s qualcuno si fa delle domande. “Ma se neanche abbiamo i candidati perché spendere soldi per mandare Conte in giro per mezza Italia?”.
Più che di tour elettorale infatti sarebbe corretto parlare di tourneè. Perché l’ex presidente del Consiglio, oggi capo dei 5 stelle, più che un leader politico sembra un influencer. Gira con il pretesto delle amministrative, ma lo scopo ultimo sembra un altro: ricordare agli italiani, qualora se lo fossero dimenticato, che lui c’è. E’ sempre lo stesso. Giuseppe, l’avvocato del popolo, quello che ci rassicurava davanti alla pandemia, prestato alla politica per il bene delle persone comuni. Lo diceva bene ieri una signora a Sferracavallo, borgata marinara di Palermo: “Per me sarà sempre il presidente, ci incoraggiava durante il Covid… è un grande, è un grande”. Lo dicono tal quale i fan che finiscono sui reels della sulla sua pagina Instagram, bacheca di un racconto incalzante fatto di sorrisi senza tregua, abbracci agli anziani, battute ai bambini.
L’apoteosi della comunicazione politica grillina: il politico giusto non deve avere soluzioni e buone idee, ma deve essere umano, come noi, di sentimenti semplici, onesti e genuini. Pace, amore e reddito di cittadinanza. Argomento quest’ultimo tornato centrale da quando il leader grillino si muove al Sud (insieme alla nuova battaglia il salario minimo). Perché la bonaria onestà ha anche un’altra caratteristica: è di sinistra. E’ l’altro elemento che emerge dagli argomenti toccati dall’ex presidente del Consiglio nei suoi giri. Un tentativo sempre più evidente di superare Leu e compagni. Ieri a Palermo dopo aver ricordato agli abitanti del redditto di cittadinanza e aver rivendicato la futura riqualificazione del lungomare “Potete scriverlo, il M5s l’ha già finanziato”, ha incontrato al teatro Politeama i lavoratori di Almaviva. Sogna Gramsci, ma sembra Di Battista.