Il caso
Ecco l'emendamento depositato dal M5s contro il termovalorizzatore di Roma
Il documento ribadisce i poteri commissariali per il Giubileo a Gualtieri ma dice no alla costruzione di impianti che non siano contenuti nel piano regionale dei rifiuti. Il dl Aiuti va convertito entro il 17 luglio
L’emendamento anti termovalorizzatore c’è. E domani sarà depositato nelle commissioni Bilancio e Finanze dove inizierà l’iter del decreto Aiuti. Nel dl, da convertire entro il 17 luglio, c’è anche la norma che riguarda i poteri giubilari del sindaco di Roma. E tra questi c’è la possibilità di derogare al piano regionale dei rifiuti e costruire l’impianto che però i grillini non vogliono. La prima firmataria dell’emendamento è la deputata M5s Francesca Flati. Il documento, elaborato da tutti i livelli del partito da Roberta Lombardi a Virginia Raggi, è composto di sei punti. Il no al termovalorizzatore è ribadito nella punto 1 A. Nel quale si dice che il commissario straordinario del governo, dunque Roberto Gualtieri, “predispone e adotta il piano di gestione dei rifiuti di Roma fermi restando i criteri e i fabbisogni previsti dal Piano regionale di gestione dei rifiuti della regione Lazio”. Che non prevede questa tecnologia.
In poche parole dunque i grillini ributtano la palla nel campo del governatore del Lazio Zingaretti per ribadire il no all’iniziativa di Palazzo Chigi (sulla quale il Campidoglio, con una fuga in avanti, ha creato più di qualche problema al governo nella gestione del dossier).
Dicono dunque i pentastellati: il sindaco in occasione del Giubileo potrà adottare qualsiasi iniziativa per evitare lo slalom dei pellegrini fra i cumuli di monnezza presi d’assalto dai topi purché sia già contemplata dal piano del Lazio sui rifiuti. Che, come si sa, non prevede l’uso di impianti di termovalorizzazione. Parola che, attenzione, non compare mai nell’emendamento grillino. Dove al contrario si fa riferimento al “rispetto degli obiettivi ambientali di cui all’art. 17 regolamento (Ue) 2020/852, delle direttive 2008/98/CE, 2010/75/Ue e 2003/87/Ce e dei criteri di cui agli articoli 178, 179 e 199 del decreto legislativo 3 aprile 2006”.
Ma il succo non cambia. La vicenda dei rifiuti romani ha molto impegnato gli eletti grillini. Il cui capo, Giuseppe Conte in più di un’occasione si è raccomandato con l’ex sindaca Raggi di coordinare la comunicazione. Perché? “Per fare in modo di non passare sempre come il partito del no, ma per essere comunque propositivi”, ha detto a più riprese durante le riunioni con gli eletti l’ex premier. Ecco dunque che nell’emendamento spunta, punto 1 comma D, il via libera a “progetti di nuovi impianti per la gestione di rifiuti, anche pericolosi”. Purché siano “nel rispetto del piano di cui alla lettera”. Cioè contemplati dal piano di Zingaretti sui rifiuti che non prevede appunto il termovalorizzatore.
Nel testo, che sarà depositato entro le prossime 48 ore dal M5s, si fa largo anche all’ipotesi che ci possano essere due subcommissari. Ovvero figure che affiancherebbero il sindaco Gualtieri nella gestione dell’Anno santo 2025. Ma il grosso rimane legato ai rifiuti. Questione che sta già creando un sacco di problemi, nella gestione ordinaria, a Roberto Gualtieri. La città come da tradizione estiva inizia ad andare in sofferenza nello smaltimento. Ieri una nota del Campidoglio informava sugli ultimi sviluppi. E sembrava né più né meno una delle tante veline inviate dalla passata amministrazione, ma anche da quella precedente ancora, davanti al perpetrarsi della solita emergenza sotto il solleone. Niente di nuovo, dunque. Eccetto l’emendamento, ovvio. Con molto realismo i vertici del M5s sono consapevoli che non passerà. Gli altri partiti sono tutti contrari ai paletti dei pentastellati. Il problema semmai è complessivo. E riguarda l’iter del dl Aiuti (circa 14 miliardi di euro per sostenere le imprese e i cittadini davanti all’aumento delle bollette). In Consiglio dei ministri proprio la norma sul Giubileo fu il motivo per cui la delegazione M5s si astenne. E adesso cosa accadrà? Conte continua a dire che è contrario all’ipotesi che il governo ponga la questione di fiducia. Da Palazzo Chigi prendono tempo, anche se l’orientamento almeno all’inizio andava in senso opposto rispetto a quello dei grillini. Troppi soldi in ballo.
Sarà fondamentale capire anche l’agenda. La vicenda romana arriverà dopo le amministrative e soprattutto dopo l’atteso appuntamento del premier Draghi alle Camere, chiamato a riferire sulla guerra in Ucraina e questa volta con tanto di voto. La cosa divertente di questo dibattito a targhe alterne riguarda la posizione dei rossogialli sul termovalorizzatore. Se a Roma i grillini sono contrari e il Pd lo vuole a tutti costi, nella vicina Umbria non è così. Qui il sedicente fronte progressista si ricompatta. Il merito è dell’inceneritore ed è un balletto di numeri e percentuali di non facile comprensione. Prima i rossogialli dicono che “un impianto dimensionato su 130 mila tonnellate non solo è al di sotto della soglia minima di sostenibilità economica, ma è incongruente con i numeri scritti nel nuovo piano dei rifiuti in via di adozione”, spiegano consiglieri regionali Thomas De Luca (M5s) e Fabio Paparelli (Pd). Che attaccano in questo la governatrice leghista Donatella Tesei, rea di volere dare vita “a un impianto interregionale tre volte più grande di quello ipotizzato a gennaio”.