Il Cda di Viale Mazzini
La "reconquista" Rai di Salvini e Conte. Chiedono incarichi in cambio del sostegno a Fuortes
Per appoggiare le nuove nomine dell'ad Rai, Lega e M5s avrebbero ingaggiato una trattativa. Programmi in prima serata, direzioni e il progetto Rai Portello di Milano. Ecco tutte le richieste, il costo del sì.
Offrono il loro voto, chiedono nuovi incarichi. Quando questo articolo sarà letto è probabile che il cda Rai abbia già ratificato le nomine proposte dall’ad Carlo Fuortes. Quello che nessun documento racconterà è cosa si cela dietro al probabile voto favorevole dei membri di Lega e M5s. Si tratta della “reconquista Rai” di Salvini e Conte. E’ il costo del loro sì. La Lega vorrebbe da Fuortes un talk-show in seconda serata per una giornalista di area e che venga affidato al “mezzobusto” Francesco Giorgino il nuovo programma di Ilaria D’Amico. La Lega reclama anche un ruolo importantissimo nel management. Il M5s pretende invece che Giuseppe Carboni, l’ex direttore del Tg1, in quota, riceva una mansione “adeguata”.
Si dice che il silenzio sia il sentimento della contrarietà. In Rai è solo la spia della spartizione. Lunedì 6 giugno, secondo una prassi che è tutta romana, e poco manageriale, l’ad della Rai Carlo Fuortes ha chiamato, e non convocato, i membri del Cda. Sono Simona Agnes (espressione di Forza Italia) Francesca Bria (scelta dal segretario Enrico Letta in quota Pd) Igor De Biasio (l’esperto Rai di Matteo Salvini) Riccardo Laganà (eletto dai dipendenti Rai) e Alessandro Di Majo (l’uomo che “cura” le relazioni Rai per conto del M5s). Non esiste un verbale di quella riunione ecco perché si può definirla “riunione pajata”. Lo hanno battezzato “pre-consiglio” ma nei fatti non è altro che una riunione nella quale l’ad si è scusato e anticipato al Cda lo spostamento di Mario Orfeo al Tg3 al posto di Simona Sala (che dovrebbe andare al daytime) e la nomina di Antonio Di Bella al posto di Orfeo all’Approfondimento. Secondo le informazioni veicolate, con abilità, dalla stessa azienda si sarebbe registrato “lo sconcerto” dei membri, la promessa di Fuortes di agire con altro stile, la disponibilità da parte del Cda a “continuare” a dare fiducia all’ad. Sotto garanzia di anonimato un membro dice che “è inevitabile dargli fiducia. Di fatto non esiste alternativa”.
Il voto del Cda viene dato per scontato a eccezione del “no” di Laganà. Ma dicevamo del silenzio. Qualcuno se ne è accorto. L’unico consigliere che non ha preso la parola e che rimaneva stranamente in disparte era quello della Lega. E’ De Biasio. Il Foglio ha provato a contattarlo. E’ stato cortese e ha risposto che “sulla vicenda Rai non ha nulla da dire”. E’ al suo secondo giro in Rai ma cumula un altro incarico che in un paese rigoroso forse non sarebbe stato possibile cumulare. Oltre a essere membro del cda Rai siede anche nel cda di AreExpo a Milano, la società che “sviluppa lo spazio” straordinario dove nel 2015 si è tenuta la manifestazione internazionale. La società gestisce chiaramente anche gli immobili. De Biasio mentre occupava il ruolo di membro del cda Rai è riuscito a essere eletto pure amministratore delegato di Arexpo. Il conflitto di interessi è così palese che si sono interrogati sia il Collegio sindacale della Rai sia la Corte dei conti. E’ stato stabilito che quando in Cda Rai vengono affrontati temi immobiliari, De Biasio debba alzarsi e uscire. Non si sta scherzando. E’ un conflitto che potrebbe perfino ingigantirsi, ma prima di arrivarci è necessario ricostruire il percorso di De Biasio in Rai.
Nel corso del suo primo mandato si era distinto perché voleva fare qualcosa di grande. Si era messo in testa di creare una struttura lambda, “l” come la Lega, e di avvicinare dirigenti Rai, offrirgli la tutela leghista. Due su tutti. Uno è Marcello Ciannamea, direttore della distribuzione. L’altro è Roberto Nepote, direttore marketing. Il costo del sì della Lega coinvolge questa ultima figura. Come scrivevamo all’inizio, De Biasio, secondo fonti Rai, avrebbe reclamato, per conto della Lega, la sostituzione della D’Amico a favore di Giorgino e un programma in seconda serata per una giornalista giovane e vicina al partito. L’altro nome che la Lega vorrebbe valorizzato è quello di Monica Setta che conduce “Unomattina in Famiglia” e che è un’antica amica del segretario.
E’ tuttavia un altro il sogno che insegue la Lega e ha a che fare con il nord, con gli immobili, con la Lombardia. Il progetto che sta più a cuore al partito è la sede Rai di Portello, a Milano, un’operazione da quasi 135 milioni di euro tanto da essere stata definita “la Saxa Rubra padana”. C’è infatti in Rai un dirigente che ha un potere rilevantissimo ma che non è neppure conosciuto. Si chiama Roberto Cecatto ed è stato nominato da pochi mesi alla direzione delle Infrastrutture immobiliari e sedi locali. In pratica è il dirigente che si occupa della questione Portello e non solo. Al posto di Cecatto, la Lega vorrebbe Nepote.
Perché è importante questo ruolo? Ogni sede Rai produce affidamenti sotto soglia per lavori di manutenzione. Qualche esempio. Il primo giugno è stato affidato un “lavoro di adeguamento di impianti elettrici e controsoffitti” della sede Rai di Genova. La cifra destinata è di oltre un milione di euro. Un altro. Il 25 maggio 2022 per la sede di Catania sono stati destinati 61 mila euro per il lavoro straordinario volto a ripristinare “le acque reflue”. Di fronte a questo spaccato sembra quasi ridicola la richiesta che sarebbe arrivata dal M5s, e dal suo membro in cda, ovvero un ruolo per l’ex direttore, in quota, Carboni, da un anno senza mansione ma con stipendio apicale. Tra pochissimi giorni la Rai sarà chiamata a presentare i nuovi palinsesti. Il luogo giusto dove presentarli sarebbe l’isola della Tortuga. Era la baia dove si rifugiavano i corsari.
La prossima Commissione