Nel capoluogo isolano
Palermo archivia la stagione Orlando con una sfida aperta, antipasto delle regionali
Un centrodestra litigioso ha infine trovato la convergenza su Lagalla. Mentre Pd e M5s puntano sull'esperienza amministrativa di Miceli (e sull'effetto Conte, molto popolare in città). Tra gli outsider anche la No Vax Donato
Un responso è già certo, ancor prima di votare. Lunedì pomeriggio Palermo non sarà più la città del sindaco Leoluca Orlando. È stato così per decenni, in un rapporto simbiotico di odio e amore che lo slang palermitano ha fotografato coniando la parola sinnacollando.
Chi prenderà il suo posto? Forse è opportuno chiedersi innanzitutto che città si troverà a governare. Palermo non è più la capitale dalla mafia. Lo è della spazzatura, delle mille bare insepolte e accatastate nel camposanto comunale, delle strade dissestate, dei cantieri pubblici infiniti, della mobilità impossibile, dei bilanci in rosso al limite del dissesto finanziario. Non sarà una passeggiata di salute per chi vincerà. Di cose positive ce ne sono parecchie, ma al nuovo sindaco si chiede di risolvere ciò che non funziona, anche a costo di essere tacciati di pessimismo ancestrale. Sia chiaro. La mafia esiste e nessuno vuol far finta che non ci sia. È la mafia dei rimasugli. Dei boss in difficoltà che, però, continuano a regolare la vita delle borgate cittadine dove il giorno in cui si vincerà la battaglia contro Cosa Nostra, contestualmente ci si accorgerà di aver perduto quella sociale.
Il centrodestra si affida a Roberto Lagalla (dopo che per mesi gli alleati si sono guardati in cagnesco)
Non è un caso che il dibattito si sia acceso sul fatto che uno dei candidati, Roberto Lagalla, ex rettore dell’Università, sostenuto da un centrodestra dove ci si guarda da mesi in cagnesco, abbia goduto dell’endorsement dell’ex senatore Marcello Dell’Utri e goda del sostegno della Nuova Democrazia Cristiana dell’ex governatore Totò Cuffaro che per favoreggiamento alla mafia è stato condannato. Dibattito da barricaderi, avvenuto a cavallo delle commemorazioni per la strage di Capaci e alimentato nelle ultime ore dall’arresto di un candidato al consiglio comunale nella lista di Forza Italia. Il voto dei cuffariani può incidere. La corsa al Consiglio comunale è il banco di prova per testare la vera forza politica dell’ex governatore. Attorno a Lagalla il centrodestra si è ricompattato all’ultimo istante. Gli alleati si misureranno a Palermo e poi si affronteranno a muso duro per il prossimo e più importante appuntamento elettorale. E cioè l’elezione del presidente della Regione. Ci sarà un governo bis di Nello Musumeci? Non tutto, c’è da giurarci, filerà liscio.
Pd e M5s puntano su Franco Miceli, sospeso tra l'eredità Orlando e l'effetto Conte
Il principale sfidante di Lagalla (o viceversa) è Franco Miceli, candidato del centrosinistra e del Movimento 5 Stelle, rimasto imprigionato tra l’esigenza di non disperdere l’eredità di Orlando, di cui anni fa fu anche assessore, e la necessità di smarcarsene per offrire un segnale forte di discontinuità con i guasti di un’amministrazione che negli ultimi anni ha oggettivamente scontentato tutti. Sembrava destinato a inseguire l’avversario, Miceli. Qualcosa potrebbe avere sparigliato le carte. Nei giorni scorsi ha fatto tappa a Palermo Giuseppe Conte in tour elettorale. Nei quartieri periferici e popolari la folla ha acclamato l’ex premier. “U papà”, il papà lo hanno chiamato in nome di un rapporto carnale costruito sul reddito di cittadinanza. Che è una misura necessaria contro il disagio economico e sociale, ma di cui non si può far finta di non vedere la distorta applicazione. Criminali, furfanti e traffichini di ogni sorta, mafiosi conclamati sono stati scoperti a incassare il sussidio grazie ad una comoda autocertificazione. Basta mentire scrivendo di avere una fedina penale immacolata e il gioco è fatto. Troppo poco come barriera per contenere gli abusi. Le forze di centrodestra lo hanno fatto notare più delle altre e qualcosa in termini di ritorno elettorale potrebbero pagare.
Il terzo candidato è Fabrizio Ferrandelli, sostenuto da +Europa e Azione con Calenda. È la terza volta che si candida a sindaco. Di sicuro conosce la macchina comunale, visto che già a 24 anni, oggi ne ha 41, era consigliere comunale. Nel 2012 credette davvero di potere diventare sindaco. Aveva battuto alle primarie Rita Borsellino, compianta sorella del magistrato ucciso dalla mafia. A quel punto Orlando contestò la regolarità del voto e scese in campo, vincendo al ballottaggio sotto l’insegna di Italia dei Valori.
In campo anche l'ex Lega Donato (nota per le posizioni No vax)
È convinta di potere dire la sua Francesca Donato, europarlamentare ex Lega (ha abbandonato il partito di Salvini). Con lei gli steccati classici dei partiti sono un ricordo. Ha incassato l’appoggio dal segretario del Partito comunista Marco Rizzo e dell'ex magistrato antimafia e fondatore di Azione civile, Antonio Ingroia. Donato, che vive da 23 anni a Palermo dopo avere sposato un imprenditore locale, conta sul voto della galassia No Vax, No Green Pass e No euro. Completano il quadro dei candidati, Rita Barbera, ex direttrice del carcere Pagliarelli, sostenuta da un cartello di sinistra e l’architetto sicilianista Ciro Lomonte. Comunque vada da lunedì Palermo non sarà più la città di Leoluca Orlando.