la roccaforte conservatrice
A Catanzaro (dopo la monarchia di Abramo) il centrodestra è spezzato in tre. Di là il campo largo
Sei candidati sindaci, Forza Italia e Lega con l’ex dem Valerio Donato, i meloniani schierano la pasionaria Wanda Ferro. Dem, grillini e vendoliani sull’accademico Nicola Fiorita
Conquistare un comune capoluogo regionale per qualcuno vale doppio. Non per il centrodestra che a Catanzaro - chiusa la parentesi quasi monarchica dell’eterno sindaco Sergio Abramo, in carica per quattro mandati dal 1997 ad oggi (salvo una consiliatura guidata dai progressisti) - si è diviso dopo estenuanti riunioni, diventando uno dei luoghi simbolo nazionali della fragilità del fronte conservatore.
Nella città calabrese, alla fine, ai blocchi di partenza ci sono sei candidati sindaco e oltre 700 candidati ad uno scranno in Consiglio comunale, spia di come al Sud la politica conservi un appeal (non solo ideale). La campagna elettorale è stata a tratti infuocata (l’ex premier Giuseppe Conte ha fronteggiato con stile durante il comizio rituale anche un gruppo di rumorosi contestatori), e così è inevitabile che l’elettorato abbia ricevuto messaggi contrastanti.
A Catanzaro il centrodestra si presenta diviso in tre
Tre sono gli aspiranti alla fascia tricolore sostenuti dal centrodestra nelle sue litigiose appendici: Forza Italia e Lega sono parte di una coalizione, senza simboli di partito ma con dieci liste, che sostiene l’accademico Valerio Donato, docente di Diritto Privato all’Università Magna Graecia, personalità fino a poco tempo fa ascrivibile al Pd; i meloniani, che non hanno replicato l’endorsement a un dem come a Taranto, hanno messo in campo Wanda Ferro, icona identitaria del territorio, nonché vicecapogruppo alla Camera, supportata dal sindaco uscente Sergio Abramo. FdI, forte dei sondaggi nazionali, e di una candidatura che scalda il cuore militante, ha meno chance della coalizione forzista-salviniana, ma conta di rivendicare un risultato di pregio, tale da confermare il peso specifico crescente nel Sud del primo partito italiano. E le fibrillazioni da Catanzaro, nelle scorse settimane, si sono registrate anche nella giunta regionale guidata dal governatore Roberto Occhiuto, recentemente ruvido nei confronti dell’assessore meloniano Fausto Orsomarso per una vicenda relativa all’acquisto di gadget per il marketing territoriale (tutto si è concluso con un decreto revocato e un dirigente rimosso).
Sempre di area moderata o di centrodestra è il terzo candidato della partita, Antonello Talerico, presidente del Consiglio dell'Ordine degli avvocati, con la spinta di Noi con l’Italia e altri ambienti centristi. Il centrosinistra?
Con Nicola Fiorita il centrosinistra trova la sua quadra nel campo largo
Ha trovato la quadra sullo schema del campo largo (con 5S e vendoliani), sul format giallo rosso lanciato da Enrico Letta e professato nei territori da Francesco Boccia. Così il candidato primo cittadino è il dem Nicola Fiorita, docente all’Università della Calabria, capofila del “laboratorio Catanzaro”, progetto volto ad espugnare una città considerata storicamente di centrodestra.
Con meno chance di riuscita saranno sulla scheda Francesco Di Lieto, avvocato e vicepresidente nazionale del Codacons, personalità che ha riunito l’area della sinistra antagonista da Rifondazione comunista a Potere al Popolo e Antonio Campo, imprenditore, che garreggia con le insegne di Catanzaro Oltre e la simpatia di Gianluigi Paragone di Italexit (alla ricerca di sponde nell’area fuori dai poli ed eletti in vista delle prossime politiche).