il voto in Lombardia
Como, Sesto San Giovanni e le altre: amministrative con un risvolto nazionale
Nel centro lariano ci si gioca la leadership del centrodestra. Mentre nelle altre città come Lodi si testerà la tenuta del campo largo (tranne a Monza, dove i Cinque stelle sono desaparecidi)
Elezioni Como, banco di prova per la leadership del centrodestra
"Mi rivedo, cinque anni fa, a dire un’infinità di cose di cui non sapevo nulla, e lo dico con serenità in un’autedenuncia trasparente". Due settimane fa, ultimo consiglio comunale. A Palazzo Cernezzi applauso a scena aperta per Mario Landriscina, sindaco uscente di Como. Centrodestra, non ricandidato. Vinse nel 2017: al primo turno: totalizzò il 34,74 per cento contro il 26,87 di Maurizio Traglio (centrosinistra). Al secondo turno prevalse con oltre cinque punti di distacco. Landriscina non è stato ricandidato, e Como è - a suo modo - un piccolo banco di prova. Per il centrosinistra, ma anche e soprattutto per il centrodestra. L'uscente era stato messo da parte a favore di un altro medico, ovvero Giordano Molteni, 69 anni, ex primario del Sant'Anna. Marca? Fratelli d'Italia, ma sostenuto dopo un po' di tentennamenti da Lega e Forza Italia. Del resto Como è terra di Alessio Butti, in parlamento da 4 legislature. Il fatto che il candidato sindaco di centrodestra lo abbia selezionato FdI dà già una indicazione non da poco, considerato che cinque anni fa il partito di Giorgia Meloni era al 4,64 per cento, la Lega al 10,06 per cento (più votati l'attuale assessore regionale Alessandra Locatelli e Claudio Borghi Aquilini), e Forza Italia all'11,24 per cento. Dunque, test di maturità per gli uomini della Meloni: se vincono diventano la prima forza politica di una città chiave anche in ottica regionali 2023. E - per converso - di quanto scenderà Forza Italia? Lo diranno le urne.
Sul lato del centrosinistra è il gioco del civismo. Il Pd schiera Barbara Minghetti, 57 anni, donna della cultura comasca. Il Comitato Assemblee Popolari e Civitas sosterranno invece Adria Bartolich, sindacalista ed ex segretaria provinciale della Cisl. Il Movimento 5 Stelle va da solo con la lista "Como in Movimento - Stop inceneritore". La volta scorsa prese il 5,50 per cento, in una tornata disastrosa per i pentastellati. Con il ritorno alle origini del "no, grazie" proverà a negare per fermare il declino. I dem invece erano al 14,25 per cento: lontani dai numeri di oggi, più positivi, ma anche lontani dalla maggioranza che serve per governare. L'unica speranza per gli uomini di Letta è di arrivare al ballottaggio, che "aprirebbe" a un'area decisamente ampia del civismo lombardo. Completa il quadro la terza volta di Alessandro Rapinese, candidato con la sua lista civica.
Amministrative 2022, gli schieramenti in campo a Lodi
Stesso identico discorso per Lodi, dove c'è una amministrazione uscente di chiara marca leghista, con Sara Casanova. Il centrosinistra, in questo caso, schiera un 24enne, ovvero Andrea Furegato. L'obiettivo dichiarato è di andare al ballottaggio: in quel caso ci sarebbe una parte di civismo da andare a coinvolgere: e dunque i candidati sindaci Lorenzo Bruno e Fulvio Curioni. Lodi non è una sfida come tutte le altre: è la città del ministro della Difesa Lorenzo Guerini, e quindi è un test importante anche in chiave di rapporti di forza nel partito a livello nazionale. Sul lato destro, invece, Sara Casanova deve cercare di puntellare il risultato della Lega. Cinque anni fa andò a valanga al ballottaggio, con 13 punti di differenza su Carlo Gendarini. Il Carroccio si attestò sul 14,22 per cento, Forza Italia al 3,86 e Fdi al 2,19. Il Pd era risultato il primo partito, con il 15,92 per cento, mentre il Movimento 5 Stelle veleggiava intorno al 9,58 per cento con una candidatura autonoma mentre questa volta sosterrà il dem Furegato. Altro test: gli uomini di Conte andranno meglio a Como da soli o a Lodi accompagnati?
A Monza e Sesto San Giovanni riconferme in vista
Infine, le sfide dove è prevista una riconferma. La prima è Monza. Sindaco uscente Dario Allevi. Storia politica nella destra fino al 2013, in Msi, An e Pdl. Dal 2013 in Forza Italia. Allevi ha prevalso cinque anni fa con il 51,3 per cento dei voti contro il sindaco uscente Roberto Scanagatti. La Lega si attestava al 14,2, Forza Italia al 12,9 e Fratelli d'Italia al 3,8. Fortissimi (anche se sconfitti) i Dem: sfiorarono il 30 per cento. Il Movimento 5 stelle era al 7,9 per cento. A sfidare Allevi (oltre alla cabala: nessun primo cittadino ha mai governato la città più di cinque anni), ci sono nove candidati: Paolo Piffer, Alberto Mariani, Sandro Belli, Carlo Chierico, Daniela Brambilla, Ambrogio Moccia e Michele Anastasi. Interessante notare che a Monza con Daniela Brambilla, a Lodi di Stefano Buzzi e a Como con Francesco Matrale si giocherà la sua partita Italexit di Paragone: un partito che è dato assai alto in tutti i sondaggi, e che potrebbe erodere consenso a destra. Il principale sfidante di Allevi è ovviamente il candidato del centrosinistra Paolo Pilotto, 60 anni, che ha prevalso nelle primarie. Non sarà della partita il Movimento 5 Stelle, che dopo aver gettato nella mischia Elisabetta Bardone ne ha ritirato la candidatura con una delle figuracce più epocali viste in città.
Infine Sesto San Giovanni. Nell'ex Stalingrado d'Italia vinse cinque anni fa il leghista (ma con un passato in Forza Italia) Roberto Di Stefano: lo sfida Michele Foggetta, che ha vinto le primarie e che sarà appoggiato, oltre che dal Pd, anche dal Movimento 5 Stelle. Poi ci sono Eleonora Tempesta per Italexit, Paolo Vino, Silvio La Corte e Massimiliano Rosignoli, che con la lista Sesto Liberale e Democratica è espressione di Azione - che quindi si colloca al di fuori della coalizione.