Qui Palermo

Lagalla "quasi" sindaco di Palermo malgrado (o forse grazie) agli endorsement di Dell'Utri e Cuffaro

Paolo Mandarà

Il candidato del centrodestra potrebbe farcela al primo turno (basta il 40 per cento più uno). Miceli indietro malgrado il bagno di folla di Giuseppe Conte

Tutto come previsto. Nonostante i ritardi e il calo dell’affluenza. Nonostante gli arresti. Nonostante gli endorsement discussi di Cuffaro e Dell’Utri. Roberto Lagalla, secondo i primi exit poll del Consorzio Opinio Italia per la Rai, potrebbe diventare nuovo sindaco di Palermo al primo turno. L’ex rettore, che negli ultimi quattro anni ha rivestito l’incarico di assessore all’Istruzione nel governo regionale di centrodestra, conserva un ottimo vantaggio su Franco Miceli, ma soprattutto si assicura una forbice tra il 43 e il 47% che, in virtù della legge elettorale siciliana, gli garantirebbe l’elezione senza passare dal ballottaggio (basta, infatti, il 40% più uno dei voti validi).

 

Lagalla, reduce da una campagna elettorale che gli ha logorato i nervi, è sostenuto da nove liste, ed è riuscito a riunire il centrodestra in zona Cesarini, quasi per miracolo. Ha messo insieme Fratelli d’Italia – che nell’Isola e anche nel capoluogo si è federata con Diventerà Bellissima, il movimento del presidente della Regione – e Forza Italia: una combo tutt’altro che solida, considerati i rapporti ormai tesissimi fra Musumeci e il vicerè berlusconiano Gianfranco Micciché. Poteva riuscirci solo un moderato – nei modi e nell’ideologia – come l’ex rettore dell’università di Palermo, finito sotto assedio per aver lasciato vuota la sua poltrona il 23 maggio scorso, nel giorno delle celebrazioni di Capaci: “Sono stato costretto a prendere questa decisione per evitare che qualche facinoroso, sensibile al fascino di certe feroci parole, potesse macchiare uno dei momenti simbolici più importanti della nostra città”, aveva detto a caldo.

 

Lagalla (in quota Udc) era il preferito di Marcello Dell’Utri, condannato per concorso esterno alla mafia, e riabilitato al ruolo di suadente consigliere politico dopo aver lasciato Rebibbia nel 2019; ma anche di Totò Cuffaro, che al suo fianco ha ripresentato la DC Nuova, pur essendo interdetto dai pubblici uffici in virtù della condanna per favoreggiamento (Totò Vasa Vasa ha promesso di ritirarsi dalla scena se la sua lista non superasse lo sbarramento del 5 per cento).

 

I due amici “scomodi” hanno creato a Lagalla parecchi grattacapi. Che non sono bastati a Miceli, candidato del centrosinistra, per colmare un gap quasi impossibile, che soltanto il dato dell’affluenza (meno del 30% alle 19), sembrava poter inficiare. Gli exit poll dicono che non è successo.

 

L’ex presidente dell’Ordine degli Architetti, sostenuto da Pd e Cinque Stelle, e scelto materialmente da Giuseppe Conte (che così ha finito per indispettire mezzo universo grillino) si ferma fra il 27 e il 31%. A circa venti punti di distanza. Grava, sul centrosinistra, anche la candidatura di Fabrizio Ferrandelli (sostenuto da Azione e +Europa), che viaggia fra il 14 e il 18%. Molto più indietro Rita Barbera, ex direttrice del carcere dell’Ucciardone (3-5%).

Un po’ più cauto il primo exit poll di Tecné per Rete 4: Lagalla resta sopra il 40 per cento (41,5-45,5) ma vede assottigliarsi a una decina di punti il margine su Miceli. Ferrandelli resta terzo, stimato fra il 13 e il 17%.

L'altra notizia è però la vittoria del Palermo in serie B ....