Amministrative 2022

Rebus L'Aquila. Il meloniano Biondi è avanti ma il ballottaggio potrebbe capovolgere ogni cosa

Valerio Valentini

Al comitato elettorale del PD dicono di crederci nel secondo turno, si dicono convinti che la sfida si giocherà tra quindici giorni, e che di quella partita sarà Stefania Pezzopane. La lunga notte

La delizia che fu potrebbe ora farsi croce. Che non chiuderla subito, questa partita, potrebbe significare perderla, Pierluigi Biondi lo ha imparato sulla propria pelle: solo, a parti invertite. Cinque anni fu lui a ribaltare tutto al ballottaggio. Ora, spera di non doverlo correre col ruolo del favorito azzoppato, questo rodeo del secondo turno. Per questo la notte sarà lunga, a L'Aquila.

 

Tutto balla sulla soglia fatidica: quella del 50 per cento. I primi exit poll, quelli diffusi dalla RAI, descrivono il sindaco uscente, candidato meloniano sostenuto da tutto il centrodestra, nel limbo tra il 49 e il 53. È poco, ma può essere tutto. E per questo sul fronte opposto, al comitato elettorale del PD, dicono invece di crederci nel secondo turno, si dicono anzi convinti che la sfida si giocherà tra quindici giorni, e che di quella partita sarà Stefania Pezzopane.

 

La deputata dem, una lunga carriera alle spalle, sa bene che tutto può rimettersi in discussione. Qul 25 per cento circa non è granché, è vero, ma in prospettiva può diventare molto se si tiene conto che il terzo incomodo della faccenda, Americo Di Benedetto, pure lui di area progressista, fa un gran risultato, superando di slancio il 20 per cento. E gongola. Perché in questo capoluogo di destini incrociati, anche lui ha il suo conto aperto da saldare.

 

Cinque anni fa era lui il candidato ufficiale del centrosinistra, e al primo turno si fermò al 48 per cento. Pareva fatta. E invece al ballottaggio il centrodestra si compattò, nel PD partirono operazioni di sabotaggio interno, e Biondi recuperò quasi 15 punti. E vinse. Di lì, cinque anni non facili, ma che in paragono a quelli difficilissimi affrontati da L'Aquila in precedenza, a partire dal 2009 e dal terremoto che lo segnò, sono parsi comunque un accenno di ripartenza. La ricostruzione ha superato, sia pure per banale forza di inerzia, certe lentezze iniziali, anche nel settore dell'edilizia pubblica. Biondi, passato recente nella destra radicale, dopo qualche inciampo iniziale, qualche sgrammaticatura di troppo, nella seconda parte del suo mandato ha saputo ricucire col mondo cattolico cittadino, è apparso comunque come un meloniano che si dava un contegno, un po' come il presidente abruzzese Marco Marsilio, pure lui di FDI, ma pure lui dal volto istituzionale.

 

Nel frattempo il centrosinistra non ha saputo rinnovarsi granché, anzi. E così, alla fine, per la sfida decisiva ha optato per l'usato sicuro, quella Pezzopane che già due lustri fa era presidente della provincia. La sua candidatura ha portato Di Benedetto, che pure da troppo tempo gioca il ruolo del volto nuovo per apparire nuovo davvero, a sfilarsi e tentare la corsa solitaria, con un movimento centrista, di ispirazione calendiana in scala aquilana. Sembrava uno sgarro alla Pezzopane. Forse, però, potrebbe diventare un insperato aiuto. Sempre, beninteso, che l'asticella di Biondi non superi quota 50. Sempre, ciò, che non si vada al ballottaggio. Sarà una lunga notte

  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.