La polemica
Referendum, Turco contro Caiazza: “Per i quesiti non ha fatto nulla. Salvini? L'unico che si è speso.”
Il segretario del Partito radicale replica alle accuse del presidente dell’Unione delle camere penali pubblicate dal Corriere: “Caiazza cita dati sbagliati, attacca, ma non aveva neanche dato la sua disponibilità per raccogliere le firme"
Al Corriere della Sera aveva parlato di un modo “improvvisato ed estemporaneo” di promuovere i referendum sulla Giustizia. Poi aveva detto di non essere stato coinvolto dai radicali e da Salvini nella promozione dei quesiti (“Non ne sapevamo nulla”). Ma soprattutto aveva affermato che una forza politica, la Lega, aveva abbandonato i quesiti, derubricando a “caricatura” lo sciopero della fame di Roberto Calderoli. La risposta dei radicali non ha tardato ad arrivare attraverso un comunicato che difende il partito, Salvini e la Lega. “Esprimiamo solidarietà ai penalisti dell’Unione delle camere penali esposti dal loro presidente a cancellare decenni di rapporti del Partito Radicale”. Maurizio Turco, segretario del Partito Radicale e promotore con Matteo Salvini dei quesiti referendari, contatto dal Foglio ha rincarato la dose.
“Ma quale organizzazione improvvisata, noi per promuovere i referendum abbiamo lavorato senza sosta. Caiazza voleva essere contattato per primo, ma non sta scritto da nessuna parte che per promuovere un referendum sulla giustizia sia necessario passare per le camere penali. Anche nel 2013 non abbiamo contattato il presidente delle camere penali, nel 2020 sí, nel 2000 si, nel ‘86 no: il comitato promotore erano Psi, Pli e radicali. Poi la campagna referendaria la può fare chiunque senza chiedere permesso a nessuno, invece Caiazza che aveva promesso 130 corrispondenti delle camere penali pronti a raccogliere le firme non ha neanche dato la disponibilità per autenticarle”. E però il risultato in effetti è deludente.
“Nel 2005 con due giorni di voto il referendum sulla fecondazione assistita arrivò al 25 per cento e i quesiti erano stati molto più considerati dai media, mentre nel 2000, a differenza di quello che dice Caiazza e il Corriere ha scritto senza verificare, si arrivò al 32 per cento e non al 40. Qui si stanno facendo polemiche strumentali per attaccare Salvini e noi”. Turco ricorda tutte le iniziative fatte con i precedenti presidente delle camere penali. “Frigo mi voleva persino candidare al Parlamento Europeo, Randazzo lo abbiamo portato noi a parlare con il commissario europeo alla Giustizia, mentre con Beniamino Migliucci abbiamo scritto insieme la proposta di riforma costituzionale per la separazione della carriere. Ci fece fare il tavolo per le iscrizioni al partito radicale durante il loro congresso, invece da quando è arrivato Caiazza siamo scomparsi dalla vita delle camere penali e non ci siamo mai lamentati, gli abbiamo scritto e neanche ci ha risposto, non abbiamo detto nulla, ma questi attacchi sono inaccettabili”.
Anche sul mancato impegno di Salvini, sottolineato da diversi analisti e ripetuto anche dal presidente delle camere penali, Turco non è d’accordo. “Salvini ha girato come una trottola luglio, agosto e settembre 2021 per le firme, poi ha continuato a fare iniziative in giro, se poi le televisioni vogliono da lui altro è una questione diversa. Invece tanti che parlano dell’importanza di cambiare la giustizia si sono limitati ai selfie al banchetto. Oltretutto credo sia la prima volta che la Lega faccia una denuncia alla Rai per avere spazi televisivi dopo l’invito in prima serata della Littizzetto a boicottare i referendum. Un anno e mezzo fa la questione giustizia non esisteva in questo paese: abbiamo riaperto un dibattito importantissimo”.
Però, non depositando le firme che la Lega diceva di avere raggiunto, ma facendo votare i consigli regionali per presentare il referendum Salvini ha rinunciato agli spazi di tribuna... “Non è vero" replica Turco "chi gestiva gli spazi dei consigli regionali? Per la regione Veneto l’altro giorno c’era Jacopo Morrone, ex sottosegretario alla Giustizia della Lega, e così per gli altri. Invece la Lega ha fatto banchetti per tre mesi e poi ha scelto la strategia migliore per garantire i referendum. Depositarle era un rischio perché la Cassazione avrebbe potute contestare alcune e impedire il referendum; noi radicali conosciamo bene il problema. L’unico lato potenzialmente negativo per cui non aver depositato le firme è che se avessimo vinto avremmo preso 2,5 milioni di euro di rimborsi”.