I risultati del voto
A Parma ritorna il centrosinistra. Al ballottaggio Guerra è il grande favorito
I dem puntano a una vittoria che manca dal 1998. Il candidato progressista, appoggiato da Pizzarotti, ottiene più del 44 per cento e doppia l'ex sindaco Vignali, sostenuto dal centrodestra ma senza FdI. Si ferma al 13,5 per cento Dario Costi, supportato dalla lista di Calenda che supera il 7 per cento
Nel giorno della prima conta dei voti, oltre alle percentuali che vedono il candidato del centrosinistra, Michele Guerra, avanti rispetto all'ex sindaco Pietro Vignali, sostenuto dal centrodestra, li ha tenuti separati anche qualche decina di metri. A dividere i due comitati elettorali, infatti, entrambi ubicati nella centralissima via Cavour, solo un ristorante. Al ballottaggio andranno loro, con un risultato che, per il momento, pone in netto vantaggio Guerra, ex assessore alla Cultura della giunta di Federico Pizzarotti, con un 44,18 per cento, rispetto al 21,25 per cento di Vignali. “L'ultima vittoria del centrosinistra, a Parma, è stata nel 1998 e il Partito democratico allora non era nato, quindi il risultato sarebbe anche storico, da questo punto di vista”, ha detto Guerra, il primo ad arrivare ieri pomeriggio al comitato, commentando le conferme dei dati e degli exit poll, che già domenica sera segnavano una virtuale maggioranza.
Tra le liste che lo sostengono, il Pd ha ottenuto la percentuale di preferenze più alta, con il 24,15 per cento, seguito da Effetto Parma (di cui il sindaco uscente Pizzarotti è il presidente) con l'8,46 per cento, Michele Guerra sindaco con il 7,61 per cento, La sinistra coraggiosa al 2,64 per cento, Onda progressista con l'1,12 per cento e il Cantiere riformista con lo 0,95 per cento. Per Guerra, quello a Parma è stato “un campo largo sperimentale” che, per la prima volta, è riuscito a riunire un centrosinistra molto ampio: “Credo che abbiamo lavorato molto bene, stando sui temi, e abbiamo trovato gli elementi che ci hanno permesso di fare sintesi. Questo è un risultato che, per il momento, con la prudenza che ci vuole in questa fase, è superiore alle aspettative e penso dimostri che la campagna elettorale è stata condotta in modo corretto”. Per il sindaco uscente Pizzarotti, arrivato a metà pomeriggio al comitato elettorale del “suo” assessore, “il futuro è ancora tutto da scrivere”:
“Non abbiamo ancora finito, non abbiamo vinto e c'è ancora tanto da fare. Ci sono 15 giorni in cui tutti i candidati e tutti i parmigiani devono mettere grande impegno per consolidare questo risultato e per fare in modo che si possa lasciare la città, dopo 10 anni di grandi fatiche e di grandi risultati, in mano a chi se la merita. Questo è il mio obiettivo”. E ricordando l'appuntamento con le elezioni politiche del prossimo anno, l'ex pentastellato ha ipotizzato uno scenario, da valutare nel tempo, all'interno del quale “il laboratorio di Parma” possa essere “un modello da esportare anche a livello nazionale”. Sull'altro versante, la lista che ha ottenuto più voti è stata quella dell'ex primo cittadino Vignali (che Pizzarotti ha paragonato a Francesco Schettino, definendo la sua ricandidatura “surreale”), che ha raccolto il 13,01 per cento, superando la Lega al 4,16 per cento e Forza Italia al 2,63 per cento (le altre due liste a suo supporto hanno ottenuto percentuali sotto lo zero, con Sicurezza e decoro allo 0,81 per cento e Ambiente e Salute allo 0,4 per cento).
“Il mio dato di lista così alto, una lista fatta non più tardi di un mese e mezzo fa, è sicuramente di buon auspicio anche per il ballottaggio e significa che c'è stato un accoglimento positivo di questa mia ricandidatura" ha detto Vignali, che si è detto convinto che la sua traiettoria personale non abbia inciso su quel primo risultato elettorale, se non in modo positivo. "Al ballottaggio ci rivolgeremo sia a chi è andato a votare al primo turno, ma soprattutto a quelli che non sono andati a votare e cercheremo di far capire loro che è in ballo un voto decisivo per il futuro della città. La frammentazione del centrodestra non ha aiutato, perché se aggiungiamo il dato, seppur parziale di queste ore, con Fratelli d'Italia, il divario sarebbe minore”. E proprio Priamo Bocchi, candidato di FdI, arrivato virtualmente quarto dopo Dario Costi (che ha preso il 13,52 per cento), supportato da Carlo Calenda, che ha registrato un 7,51 per cento, per il momento, per il ballottaggio, non ha dato indicazioni di voto precise.
“Ne ragioneremo insieme e ne parleremo con i nostri dirigenti, ma in questo momento è ancora prematuro fare delle ipotesi sugli apparentamenti, anche perché la nostra scelta, cioè quella di correre in autonomia e in solitaria, è stata ben chiara: non ci convinceva questa operazione nostalgia e questo candidato che, secondo noi, era poco aggregante per il centrodestra e i fatti, purtroppo, ci hanno dato ragione. Oggi noi siamo il primo partito di centrodestra, prendendo più voti di Lega e Forza Italia messi insieme, quindi anche il metodo con il quale si era cercato di imporre qualche candidatura non teneva conto dei reali rapporti di forza. Per il ballotaggio, quindi, vedremo e valuteremo, c'è qualche giorno di tempo" ha concluso. "Al di là di qualsiasi indicazione che posso dare io o che possono dare i nostri leader, abbiamo visto che gli elettori votano in maniera molto fluida e autonoma e, quindi, credo che i nostri, cioè chi ci ha votato al primo turno, indipendentemente da quello che potremmo dire, sceglieranno in coscienza. Non credo siano più voti pilotabili”.