(Foto di Ansa) 

Dopo lo spoglio

Bucci diventa un caso: il suo civismo ha compattato il centrodestra

Giampiero Timossi

La rielezione del sindaco di Genova ha salvato la Lega e gli alleati dalla disfatta delle amministrative, anche grazie all'intesa vincente con il governatore Toti. “Questa è la città della quale vado più fiero" ha detto Salvini

Chi va per mare riconosce le sirene. Marco Bucci sarà sindaco di Genova per altri cinque anni, poi “finalmente andrò tutti i giorni sulla mia barca a vela”. Domenica non ha vinto, ha stravinto, lo hanno votato 112.457 genovesi. E sono tanti, perché a Genova ha votato il 44 per cento di chi aveva diritto a farlo, quasi il dieci per cento in meno della media nazionale, comunque al ribasso. C’è chi, soprattutto nella sinistra progressista e sconfitta, ha fatto notare il problema dell’astensionismo al sindaco rieletto e lui ha sfoderato la sua abituale grinta replicando “il problema è che abbiamo vinto”. Intendeva, ovviamente, che i problemi di alleanze e alchimie politiche sono ancora a carico della sinistra, che per la prima volta non andrà neppure al ballottaggio. Ormai le storie cambiano in fretta, ma storicamente questa città e il suo grande porto erano considerate la “borghesia” buona della gauche italiana. Bucci, con il suo “civismo” sostenuto dal centrodestra (quasi) compatto, ha strappato il 55,49 per cento delle preferenze. Il suo principale avversario presentato dal fronte progressista era capace, onesto e alla fine sembrava anche convinto dell’occasione: si chiama Ariel Dello Strologo si è fermato al 38,03. Ha sofferto più lo sprofondo dell’alleato Cinque Stelle (solo 8.381 voti) che il passaggio al fronte “bucciano” dei renziani di Italia Viva. Tutto in una città dove il Pd, rinnovato con forza e anche passione, resta comunque il primo partito della città.

 

I numeri sono forse più efficaci delle percentuali e possono aiutare a capire quale orizzonte si apre davanti al mare di Genova. Perché Bucci non vuole ammetterlo, ma è diventato un caso nazionale, dove il caso ha una valenza positiva. Prendete Matteo Salvini, leader in difficoltà della Lega: ieri mattina è corso a Genova, senza neppure nascondere che cercava in casa di Bucci l’antidoto per le sofferenze di governo e la relativa debacle elettorale. Infatti ha detto: “Questa è la città della quale vado più fiero”. Vero, Bucci è politicamente una scoperta del leghista Edoardo Rixi, ma è vero anche che l’intesa del sindaco con il governatore Giovanni Toti è palpabile. Bucci è un (top) manager, rispetta i ruoli e vuole che la propria autonomia venga rispettata.  Per questo tra i due le cose funzionano. Toti ha fondato un nuovo partito, Italia al Centro ed è il centro che vuole riempire, “partendo dal basso, meglio da chi ha esperienze di amministrazione”.

 

Gaetano Quagliariello, suo braccio destro, ha già detto “abbiamo un leader che è Giovanni Toti, ma sarebbe bello avere in questo progetto un uomo capace come Bucci”. Il sindaco ha detto “no, dopo vado solo in barca”, lo ha ripetuto tre volte, per un po’ è probabile che non cambierà risposta. Però alcuni dei suoi assessori già hanno aperto all’ipotesi, sarà che hanno la giovinezza dalla loro parte. Così tra l’odore del mare e il profumo della politica romana potrebbe spuntarla la seconda. Ne parlano un po’ tutti, c’è anche un nome per il partito, un’eco allo slogan dei primi cinque anni di governo genovese, da Genova a “Italia Meravigliosa”. Avrebbe i voti del “civismo” cittadini: i 36.370 di Vince Genova Bucci sindaco, secondo partito in città dopo le 39.936 preferenze del Pd. Ma anche i 17.464 di Toti per Bucci, scommessa civica stravinta dal governatore, solo 321 preferenze in meno di Fratelli d’Italia, più della Lega, oltre il doppio di Forza Italia. Lo slogan progressista, nelle ultime amministrative, diceva: “Ridurre le distanze, allargare gli orizzonti”. Bucci rispondeva: “L’orizzonte di Genova è quello del mare”. Dove nuotano le sirene.

Di più su questi argomenti: