Verona Crash test
Flavio Tosi: “Vogliamo l'apparentamento”, insiste l'ex sindaco respinto da Sboarina
"C’è ancora tempo, anche se poco, per un ravvedimento operoso: per la sua storia e per la sua tradizione politica, Verona per il centrodestra è una questione nazionale", dice la presidente dei senatori azzurri Anna Maria Bernini
Non c’è pace a Verona, città dove si consumano molte tensioni tra vari Montecchi e Capuleti politici. E se l’ex sindaco Flavio Tosi, da tempo in rotta con la Lega, due giorni fa ha annunciato il passaggio in Forza Italia (nel momento in cui il centrosinistra ben si posizionava nella competizione elettorale, in attesa di ballottaggio, con l’ex calciatore Damiano Tommasi), il sindaco uscente e ricandidato Federico Sboarina, sostenuto da Lega e FdI, annunciava di non volersi apparentare con il terzo classificato Tosi. Interpellato in proposito, Tosi dice al Foglio che “il sindaco uscente pretende di avere i voti di Forza Italia e di chi non l’ha votato, ma non ha accolto le aperture da parte nostra – che abbiamo proposto di considerare il primo turno come fossero informali primarie di centrodestra”.
E, dice l’ex sindaco, “Sboarina vorrebbe anche che i nostri consiglieri venissero considerati parte della minoranza. Una cosa inaccettabile”. Dopo aver definito “assist alla sinistra” la decisione del sindaco uscente (il concetto è: se Tommasi porta a votare gli stessi elettori del primo turno vince), Tosi pensa che “in questo momento debba prevalere un ragionamento pragmatico — noi restiamo aperti ma chiediamo pari dignità” e difende la scelta del passaggio ufficiale in Forza Italia, quello che gli permette ora di avere un peso diverso nelle trattative pre-ballottaggio: “Mi auguro porti lontano”, dice l’ex sindaco guardando al 2023, “il percorso iniziato da Silvio Berlusconi e Antonio Tajani, che per le amministrative ha fatto sì che si arrivasse alla convergenza di varie liste civiche, soggetti e persone che condividono il progetto e si riconoscono in quello che Forza Italia rappresenta e ha sempre rappresentato, essendo stata più volte maggioranza relativa in questo paese”.
Ieri, intanto, per cercare di ricucire, si muoveva da Fratelli d’Italia il vicepresidente del Senato Ignazio La Russa, invitando Tosi ad accettare l’accordo senza “cercare la fuga per motivi tecnici” e proponendosi come garante: “Da un punto di vista mediatico anch’io avrei preferito la strada dell’apparentamento”, diceva La Russa, “ma probabilmente Sboarina ha ritenuto opportuno cercare l’unità del centrodestra senza però offrire maggiori spazi allo schieramento che potrebbe finire all’opposizione. E quindi ha invitato Tosi a condividere un progetto e, aggiungo io, anche se non ne ha parlato per pudore, una squadra. Quindi, 1-1, e ripartiamo”.
Dalla Lega arrivavano le parole di Alberto Stefani, coordinatore salviniano in Veneto: “A Verona interlocuzioni sono in corso, noi abbiamo auspicato l’apparentamento da sempre e la Lega resta su questa posizione”. Per Forza Italia interveniva Anna Maria Bernini, presidente dei senatori azzurri: “Le amministrative hanno dato un’indicazione univoca: il centrodestra è vincente quando si presenta unito, viene invece penalizzato dove prevalgono personalismi e localismi. In questo senso è una città simbolo: sarebbe diabolico disattendere la volontà di riunire le forze in tutti i ballottaggi per non consegnare alla sinistra città in cui siamo maggioranza virtuale. C’è ancora tempo, anche se poco, per un ravvedimento operoso: per la sua storia e per la sua tradizione politica, Verona per il centrodestra è una questione nazionale, e sarebbe grave non risolverla positivamente”. E il conto alla rovescia verso domenica 26 si fa denso di preoccupazioni a destra.