"Cacciamolo a pedate". "No, se ne andrà da solo". Il processo a Di Maio è uno psicodramma nel M5s

Simone Canettieri

Per l'espulsione Turco, Ricciardi, Gubitosa. Patuanelli: ora basta. Frenano i capigruppo e Bonafede. Grillo in ansia: salta tutto

Processo a Luigi Di Maio. Tra falchi e colombe. Il Consiglio nazionale del M5s si divide sull'espulsione del ministro degli Esteri, tecnicamente infattibile come spiegato dal Foglio. Ipotesi che agita Beppe Grillo, timoroso che il titolare della Farnesina possa in qualche modo dar vita a una scissione esiziale per il Movimento. E dunque la riunione convocata d'urgenza da Conte per rispondere con forza a Di Maio registra diverse posizioni tra i componenti del Consiglio nazionale, tutti convocati in remoto, dunque via Zoom. Ecco le varie sfumature.  

  

"Prendiamolo a pedate, cacciamolo". A seguire questa linea sono tre vicepresidenti: Riccardo Ricciardi, Michele Gubitosa, Mario Turco. Ora basta: se ne vada, è invece la posizione di Stefano Patuanelli, capodelegazione del M5s a Palazzo Chigi. La pensa come lui anche Fabio Massimo Castaldo. "Mettiamolo nelle condizioni di andarsene". È la lettura che offre invece Alessandra Todde, altra vicepresidente.

 

Colpisce il silenzio della numero due del M5s, Paola Taverna. È una veterana, arrivata al secondo mandato. Secondo molte letture il suo silenzio è figlio dell'ansia per la votazione sulla deroga al secondo mandato. Una reazione muscolare del partito contro Di Maio potrebbe portare gli iscritti a votare no al terzo mandato, e a farne le spese sarebbe anche donna Paola dal Quarticciolo. In verità, alla fine, anche Taverna alla fine è stata durissima.

Hanno avuto una posizione più sfumata e attendista sul caso Di Maio, i capigruppo Mariolina Castellone e Davide Crippa. Entrambi vogliono far di tutto per scongiurare un esodo dai gruppi di Camera e Senato, che potrebbe congiungersi anche con i morosi, coloro che non restituiscono da mesi alle casse del Movimento. Più soft e di attesa anche la posizione di Alfonso Bonafede, altro componente del Consiglio nazionale M5s. Stesso discorso per Chiara Appendino, Lucia Azzolina, Tiziana Beghin, Alessandra Maiorino.

 

E Conte? L'ex premier è convinto che Di Maio se ne andrà. Dunque, dice, non voglio farlo passare da vittima: uscirà da solo, Luigi. L'istruttoria va avanti da ore. Alla fine uscirà  una nota molto dura nei confronti del ministro degli Esteri che però non annuncerà alcuna decisione prorompente, come anticipato da questo giornale. Su tutti Beppe Grillo. Per i contiani la linea del Garante è quella di "ignorare Luigi, tanto se ne andrà".

 

Per i deputati vicini a Di Maio "Beppe è seriamente preoccupato: la sua creatura sta per implodere". Sarà una settimana complicata. Domani vertice sulla risoluzione che sarà votata martedì in Senato e mercoledì alla Camera dopo le parole del premier Mario Draghi.

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.