il personaggio
Per Di Maio cantiere con Sala e Pizzarotti. Spadafora capogruppo alla Camera di "Insieme per il futuro"
Il ministero degli Esteri spacca il M5s: contatti con Chigi e Colle. Conte si dice sereno, Taverna brinda in Senato. Ma cosa vuole fare adesso Di Maio?
"Te ne vai o no? Te ne vai sì o no?”. Il coro da stadio lo lancia Paola Taverna negli uffici del M5s. Gianluca Castaldi, un altro senatore grillino, le va dietro. Si aprono bottiglie di prosecco. Brindisi. Dunque Giggino se n’è ghiuto e soli li ha lasciati. Loro, le colonne di Giuseppe Conte, sembrano al settimo cielo. Ancora cori da curva. Intanto ecco Luigi Di Maio. Il ministro degli Esteri, che si è portato dietro una bella pattuglia di parlamentari, esce da Palazzo Madama dopo il voto della maggioranza. Completo di sartoria. Piega ai pantaloni. Pochette, senza punte, nel taschino della giacca. Non suda. Ha quel sorrisetto furbo che ormai è un marchio di fabbrica. Ha passato le ore del dibattito in Aula accanto al premier Draghi.
Di tanto in tanto ha parlottato, scherzando, con il ministro Lorenzo Guerini. Serafico. Sarà seguìto da almeno una sessantina di parlamentari. Numeri in evoluzione. Con sé anche una manciata di sottosegretari e viceministri pesanti: Laura Castelli (Economia), Pier Paolo Sileri (Sanità), Manlio Di Stefano (Esteri), Dalila Nesci (Sud), Anna Macina (Giustizia). C’è anche Carla Ruocco, presidente della commissione Banche.
Il gruppo si chiamerà Insieme per il futuro. “Lo abbiamo deciso una settimana fa”, confessano Simona Nocerino e Antonella Campagna. Di Maio ha deciso i tempi della scissione l’altra notte, all’una, appena tornato dal Lussemburgo. Solita call con lo staff. L’accelerazione è arrivata “dopo gli attacchi di Roberto Fico”. Dell’operazione sono stati informati a tempo debito Palazzo Chigi e il Quirinale.
Ma cosa vuole fare Di Maio? Dice che il suo gruppo, che toglie al M5s lo scettro di Conte come primo partito di maggioranza donandolo alla Lega, fa parte di un progetto che guarda alle elezioni, puntando sugli amministratori. C’è una triangolazione in atto con Beppe Sala, sindaco di Milano, Federico Pizzarotti, altro ex grillino e primo cittadino uscente di Parma, e Gianfranco Librandi, deputato-imprenditore, ora in zona Italia viva. Quelli di “Insieme per il futuro”, tra cui c’è anche l’ex ministro Vincenzo Spadafora, futuro capogruppo alla Camera, sono a forte trazione meridionale: i campani sono diciotto, poi ci sono i siciliani, i pugliesi, i calabresi, diversi abruzzesi. A seguire rappresentanti di altre regioni. Tutto si muove nella testa del ministro degli Esteri, capo politico del M5s dal 2017, già cocco di Beppe Grillo che ieri mattina con un post lo ha spronato a prendere una decisione: fare i bagagli. Di Maio fa sapere che è stata una scelta sofferta. Ma anche che il Movimento non guarda al futuro. Si rompono sodalizi storici nel fu partito del vaffa.
E Conte? “Sereno e tranquillo”. Fanno sapere dalla sua cerchia ristretta. L’ex premier confessa che per il momento non chiederà rimpasti. “Sapevo che sarebbe finita così: abbiamo fatto bene a non espellerlo”, ragiona Conte con i suoi vice. Il capo del M5s passa la giornata nel suo ufficio e non nella sede del Movimento. Da una parte parla al telefono con i suoi senatori per cercare un’intesa al ribasso sulla risoluzione. Con un altro cellulare prova a dissuadere gli scissionisti. Di tanto gli portano una lista di nomi che seguiranno Di Maio. “Presidente prova a chiamarli”. In alcuni casi va bene, pochissimi, in altri no. Conte parlerà oggi dopo averci dormito su. A dargli forza ci penserà anche Beppe Grillo, atteso a Roma. Di Maio ormai balla da solo. Eccolo all’hotel Bernini per la conferenza stampa di addio al M5s. Incredibile. E’ successo pure questo. I grillini si sono aperti come una scatoletta di tonno.