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Il Landini show funziona come spettacolo, meno come contenuti

Nunzia Penelope

Il grande talk dell'area progressista, organizzato dal segretario generale della Cgil, ha provato trovare un punto comune tra mondo del lavoro e rappresentanza politica

Se è vero che il media è il messaggio, l’operazione può definirsi un successo. Maurizio Landini è riuscito a organizzare una sorta di grande talk, riunendo i leader dei partiti dell’area progressista (Maurizio Acerbo, Carlo Calenda, Giuseppe Conte, Ettore Rosato, Enrico Letta, Elly Schlein, Roberto Speranza, Nicola Fratoianni) per – letteralmente – interrogarli su temi cruciali: contratti, fisco, precarietà, salari ecc. Obiettivo: trovare un punto comune tra mondo del lavoro e rappresentanza politica, in vista di prossime elezioni che saranno durissime.

 

Lo stile dell’evento è assai lontano da quelli un po’ penitenziali tipici del sindacato: luci dolcemente soffuse, poltroncine di pelle bianca, location prestigiosa dell’Acquario di Roma. Puro glamour. Tutto, a partire dalla scelta di Lucia Annunziata come moderatrice, al pubblico seduto sulle gradinate, è costruito come un talk tv; ma di quelli educati, che in tv se li sognano. Gli ospiti arrivano alla spicciolata, tra i primi Speranza e Schlein, poi Letta e Calenda, Conte per ultimo. Landini fa gli onori di casa. Fuori, nella calura romana, orde di fotoreporter e telecamere e microfoni. L’evento, insomma, c’è.

 

Ma veniamo ai contenuti. Qui le cose vanno meno bene. Ogni leader ha a disposizione due interventi da 4 minuti ciascuno, e non sono molti per esprimersi. Si salta un po’ di palo in frasca. Qualcosa comunque vien fuori. Tutti concordano, intanto, nel dire che l’autunno sarà pesante: Letta parla di recessione, Conte di povertà estrema, Landini ricorda che siamo il paese col più alto precariato e i più bassi salari. La scaletta prevede, a questo punto, una piccola umiliazione per i politici: un video proietta le cifre degli iscritti ai sindacati, 11 milioni 300 mila. Quale partito può vantare numeri simili?

 

Landini rincara la dose spiegando il meccanismo di alta democrazia cui il sindacato rincorre per eleggere le proprie rappresentanze sui luoghi di lavoro. Letta prende atto: forse una legge elettorale proporzionale sarebbe utile. Conte, accanto a lui, concorda. Il dibattito entra nel vivo. Rosato afferma che “se qualcuno va al balcone per dire che è stata abolita la povertà, poi la gente se lo aspetta davvero”. Conte non fa una piega. Speranza accusa: “Trent’anni di antipolitica hanno fatto sì che la parola ‘partiti’ suoni oggi come una parolaccia. Solo rimettendo al centro la questione sociale si può ricucire il rapporto tra cittadini e politica”. Il pubblico applaude. Fratoianni sottolinea che “la malattia più grave dell’Italia è la diseguaglianza”. Altri applausi. Calenda ribatte che la prima e più grave diseguaglianza è nella scuola e nella formazione, in un paese dove l’ignoranza impera. Acerbo, a freddo, chiosa: “Questo governo ci ha portato in guerra con la Russia ma non riesce a fare il salario minimo”. Calenda puntualizza: “Non siamo affatto in guerra con la Russia”. Poi rilancia un taglio del cuneo fiscale finanziato con una digital tax modello Svizzera. Fratoianni invece chiede: la patrimoniale, l’abolizione del Jobs Act e le 35 ore di bertinottiana memoria. Rosato vuole “discontinuità” sul reddito di cittadinanza e avverte: “Il programma elettorale c’è già, si chiama Pnrr”. Conte stavolta non tace: “Il Rdc non si tocca”. E propone invece di abolire l’Irap. Elly Schlein cerca di riportare a sintesi, riepilogando i punti sui quali tutti più o meno concordano: salario minimo, legge sulla rappresentanza, lotta al precariato col contratto unico suggerito da Landini. Con una discreta dose di ottimismo, la vicepresidente dell’Emilia Romagna (unica donna degli otto, ma non è una notizia, a sinistra) aggiunge: “Partendo da qui possiamo costruire un progetto per il paese”. Letta concorda: “Se saremo uniti e determinati porteremo la sinistra a vincere le elezioni”. Landini, vincitore quanto meno della giornata, annuncia una replica dell’evento: stessa formazione, ma stavolta sulla transizione ecologica.