Giuseppe Conte ed Enrico Letta (Ansa) 

Passeggiate romane

Appesi a Conte. I dubbi del Pd, certo però che la legislatura finirà prima

I dem sono convinti che al più tardi "si voterà a marzo". E intanto cercano di capire cosà farà il capo del M5s: romperà? E con chi andrà al voto, con Di Battista? Le strategie del Nazareno, tra legge elettorale, liste civiche nazionali e campo largo

Al Partito democratico non hanno ben capito quali siano le reali intenzioni di Giuseppe Conte. L’ex premier sta aspettando l’autunno per staccarsi da questo governo? E, soprattutto, il leader del Movimento 5 stelle intende veramente partecipare al campo largo o nuovo Ulivo che dir si voglia? Anche se al Nazareno non si sono dati ancora delle risposte, di una cosa sono ormai certi. “La legislatura non arriverà fino al 28 maggio. Conte ormai ha un pessimo rapporto con Draghi e questo peserà anche se non esce dal governo. E Salvini tra un po’ comincerà a fare i suoi soliti numeri. Tardi che si va a votare sarà a marzo”, spiega più di un autorevole dirigente del Partito democratico. Per questa ragione Enrico Letta ha detto ai dem riuniti nell’ultima Direzione di prepararsi ad andare a votare anche con questa legge elettorale. Perché i tempi previsti sono ormai strettissimi.


A questi due interrogativi nel Partito democratico si aggiunge anche qualche dubbio. C’è infatti chi pensa che alla fine Giuseppe Conte troverà un accordo con Alessandro Di Battista e che i due andranno alle elezioni insieme. “In questo caso, ovviamente vuol dire che il M5s non farà parte della nostra coalizione”, è il ragionamento che viene fatto da diversi parlamentari dem che stanno studiando con attenzione le mosse dell’ex premier. Il garante di questa intesa tra Conte e il Dibba potrebbe essere lo stesso Beppe Grillo.

 

La minaccia di elezioni rivolta dal Partito democratico a Conte che smania di prendere le distanze dal governo Draghi viene giudicata dallo stato maggiore dei Cinque stelle un’arma spuntata. “Mattarella non vuole la fine anticipata della legislatura perciò alla fine il Pd non potrà andare contro il ‘suo’ capo dello stato e dovrà accettare di andare avanti comunque”. Peraltro c’è anche da aggiungere che molti parlamentari dem che temono di perdere il posto e di non essere ricandidati dal segretario remano contro ogni ipotesi di scioglimento anticipato della legislatura. 

Comunque, in vista delle elezioni, quando saranno, il Pd sta cercando di immaginare di far entrare nella coalizione di centrosinistra una sorta di lista nazionale civica che possa recuperare sull’astensionismo. Nei giorni scorsi si era accennato alla possibilità che a capitanare questo soggetto potesse essere la vice di Stefano Bonaccini in Emilia Romagna Elly Schlein. Donna, ambientalista, di sinistra, secondo i ragionamenti che vengono fatti al Nazareno, la Schlein potrebbe attirare il voto giovanile e drenare eventuali fuoriuscite di elettorato di sinistra dovute alla posizione assunta dai dem sulla guerra. Ma negli ultimissimi giorni è in corso un ripensamento sul suo nome. Non sull’idea, però, di affiancare un nuovo soggetto al Pd e al campo largo.

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