Daniele Franco e Mario Draghi (Ansa)

Il nuovo decreto

Così Draghi e Franco provano a disinnescare la minacce di Conte

Ruggiero Montenegro

"A luglio un decreto, corposo nella quantità e nelle misure", dice il sottosegretario Garofoli: circa 10 miliardi con cui il governo vuole rispondere alle istanze grilline, allontanando la crisi. Oggi alla Camera il voto finale sul Dl Aiuti, giovedì in Senato. Domani vertice con i sindacati: la settimana calda del premier

Il sottosegretario Roberto Garofoli l'aveva anticipato qualche sera fa a Polignano: “A luglio faremo un nuovo decreto legge, corposo nella quantità e nelle misure”, per fronteggiare la crisi dell'energia, il caro bollette. Un annuncio sibillino forse, ma che va nella direzione auspicata da Giuseppe Conte, la principale fonte di tensione per la maggioranza guidata di Mario Draghi, che in questi giorni ha continuato a ripetere che “non esiste un altro governo senza il M5s”. 

I tecnici del ministero sono già a lavoro: ad oggi le risorse previste per il nuovo provvedimento sarebbero circa 8-9 miliardi derivanti dall'extragettito, che potrebbero salire fino a 10-12 se le prossime stime sul pil indicassero una crescita superiore alle attese. È quello che si augurano in via Venti Settembre, perché permetterebbe al ministro dell'Economia Daniele Franco di scongiurare quello scostamento di bilancio richiesto dai partiti e, in particolare, dai grillini. Ed è quello che si augura naturalmente anche lo stesso Draghi, che avrebbe così un argomento forte per limitare le istanze barricadere del fu avvocato del popolo in una settimana che si annuncia calda, con il voto sul Decreto aiuti che vale 23 miliardi e rispetto al quale il M5s non ha ancora chiarito del tutto le intenzioni.

 

Il nuovo provvedimento indicato da Garofoli d'altra parte toglierebbe più di un alibi a Conte, non solo rispetto alle 9 richieste presentate nel corso dell'incontro con il premier, ma anche nell'immediato, rispetto alle prossime ravvicinate scadenze.  

A partire dall'appuntamento odierno: dopo il primo ok alla Camera, la pattuglia pentastellata potrebbe astenersi, in occasione del voto finale sempre a Montecitorio, sul passaggio relativo al termovalorizzatore di Roma. Ma è la conta in Senato, prevista per giovedì, a destare le maggiori preoccupazioni, con la minaccia da parte grillina di astenersi anche in quella sede: in questo caso la tenuta della maggioranza sarebbe davvero a rischio, non tanto per i numeri che potrebbero essere garantini anche da Insieme per il futuro, il  nuovo gruppo di Luigi Di Maio, quanto per le implicazioni politiche che avvicinerebbero  ancor di più le elezioni. Lo stesso  Draghi non ha escluso un passaggio con Mattarella, se le cose dovessero precipitare. Un avvertimento ai naviganti. 

 

Nel frattempo, tra la votazione alla Camera e quella al Senato, il premier incontrerà le parti sociali: per domani è previsto un vertice con i sindacati che continuano a lamentare  - in primis il leader della Cgil Maurizio Landini – scarso ascolto da parte del governo. Sul tavolo il tema del lavoro e del salario minimo, dall'inflazione al taglio del cuneo fiscale. Si discuterà anche della proposta elaborata al ministero del Lavoro, da Andrea Orlando. Necessità che Draghi riconosce e intende risolvere. Per questo rilancerà nuovamente la necessità di quel patto sociale che aveva segnato l'inizio della sua esperienza di governo e che ora ritorna di fronte alle prospettive di un autunno difficile, con conseguenze sul piano economico e sociale. 

Anche ai sindacati, il premier mostrerà i progetti in cantiere per affrontare la fase calda con la convinzione che un nuovo decreto, in grado di accogliere le loro istanze, rappresenti il modo migliore per sminare il campo dalle tensioni e allontanare la campagna elettorale.

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