L'intervista

De Falco: "Io, cacciato perché uscii durante la fiducia: ora Conte espella il M5s"

Simone Canettieri

L'ex grillino: "Nel 2018 non partecipai al voto sul decreto Sicurezza di Salvini e venni allontanato. Se giovedì il Movimento farà la stessa cosa dovranno esserci provvedimenti disciplinari per tutti" 

"Se giovedì il M5s uscirà dall'Aula del Senato al momento della fiducia sul dl Aiuti, Conte dovrà espellere tutti i senatori grillini. Lo statuto parlo chiaro. A me capitò così".

Sarebbe un film di fantascienza, senatore Gregorio De Falco.

"Ma uno scenario che si è già verificato. Nell'ottobre 2018 non partecipai al voto di fiducia in Senato sul primo decreto sicurezza di Matteo Salvini. Prima feci un annuncio in dissenso dal gruppo poi, visto che i numeri a Palazzo Madama erano ballerini, io e un gruppo di miei colleghi tutti del M5s uscimmo dall'Aula al momento del voto. E venimmo espulsi".

Dunque se giovedì il M5s dovesse non partecipare al voto, i grillini sarebbero automaticamente tutti autoespulsi. 

"Sì, a partire dal ministro e senatore Stefano Patuanelli che nel 2018 era capogruppo del M5s a Palazzo Madama e che segnalò personalmente la mia posizione all'allora capo politico Luigi Di Maio".

Il tribunale, in sede cautelare, ha dato ragione al M5s nel suo caso, perché lo statuto recita che il Movimento deve votare sempre la fiducia al governo di cui fa parte. Non esistono voti contrari o assenze se non giustificate. 

"Sì, è proprio così. Lo statuto è ridicolo e la concezione che il M5s ha degli eletti è abbastanza singolare: il singolo voto dovrebbe essere rimesso alla volontà e alla coscienza di ognuno. Ma insomma anche questa volta si sono incartati con le loro mani".

 

A conferma di questa tesi, ecco Lorenzo Borrè, avvocato castigamatti dei grillini, che a tal proposito spiega a Il Foglio: "La rigida giurisprudenza interna del M5S non consente alternative al votare la fiducia: chi non la voterà sarà infatti soggetto a sanzioni disciplinari che, visti i precedenti, variano tra la sospensione immediata o l'espulsione, con il paradosso dell'azzeramento del gruppo al Senato. Per evitare incoerenze il M5S dovrebbe uscire non dall'aula, ma dal governo e ciò prima del voto di fiducia, ma è più probabile che verrà accolta con soddisfazione qualsiasi millimetrica 'apertura'  di Draghi e che si rinvierà la crisi a fine settembre, per non smentirsi e per non suicidarsi politicamente in un colpo solo" . 

Di più su questi argomenti:
  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.