Le speranze dei meloniani
"Salvini? Macché. Solo la coerenza di Draghi può portarci al voto". Parla Ciriani (Fdi)
Il capogruppo di Fdi al Senato attacca gli alleati: "Ci sono sfide epocali e si chiedono i rimpasti, mah". E in attesa di quello che accadrà giovedì a Palazzo Madama i meloninani si affidano al premier: "E' una persona seria, speriamo capisca che non si può più governare con questa maggioranza"
Mario Draghi è più coerente di Matteo Salvini. Luca Ciriani, capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, non lo dice proprio così, ma alla fine il senso delle sue parole sembra questo. “Salvini – ecco le parole esatte – minaccia che non voterà più nulla se non nell’interesse dell’Italia, ma continua a stare dentro a un’alleanza con Pd e M5s. Rispetto le scelte di Lega e FI, ma ci sono sfide epocali da affrontare, e siamo con i riti della prima repubblica: si chiedono i rimpasti, mah”. Il riferimento è fin troppo esplicito agli alleati di FdI che da lunedì fanno capire che un governo c’è anche senza grillini, un esecutivo a trazione centrodestra, con qualche inevitabile aggiustamento di ministri e sottosegretari.
Per coerenza, dunque, Mario Draghi è tutta un’altra storia. Non saranno d’accordo sul merito – lui vorrebbe governare, preparare la legge di bilancio, completare il Pnrr; loro, invece, invocano elezioni subito –, ma sul metodo la pensano in maniera sorprendentemente simile. “Si può governare con le verifiche, le controverifiche, i rimpasti, gli ultimatum, un paese che a settembre deve affrontare il rischio di non avere il gas per riscaldare le case e le imprese?”, chiede Ciriani. E in fondo è quello che pensa un po’ anche Draghi. Ieri lo ha spiegato ai partiti che sostengono il suo esecutivo. “Un governo con gli ultimatum non lavora e a quel punto perde il suo senso di esistere”, ha detto il premier.
E così per il partito di Giorgia Meloni, che ancora ieri invocava le elezioni – “L’Italia non può restare ostaggio di litigi e beghe di Palazzo” –, alla fine il presidente del Consiglio si rivela il migliore alleato. “Non c’è dubbio che la coerenza di Draghi è l’unica strada che può riportare al voto”, ammette Ciriani. “Lui è una persona seria. E’ possibile che un premier debba tornare in anticipo dalla conferenza storica della Nato per l’ingresso di Finalndia e Svezia perché Conte fa i capricci?”. Domanda legittima, in effetti. “Se il governo balcanizzato non è in grado di fare neanche l’abc per cui è nato – prosegue il capogruppo – è meglio che smetta di esistere e si torni al voto, Draghi su questo è d’accordo, vediamo che succederà al Senato giovedì e se lui andrà fino in fondo”.
Molto meno convinti dei meloninani di terminare in anticipo la legislatura sono appunto gli alleati di centrodestra. E anche se è vero che già ieri pomeriggio Salvini sparava a raffica nuove richieste – dallo scostamento di bilancio alla pace fiscale – lo è altrettanto che il segretario del Carroccio ha rassicurato: “Gli strappi li lascio agli altri”. Insomma, un passo avanti e uno di dietro, perché il segretario. all’area governista del suo partito. ha promesso di non creare problemi all’esecutivo. In un governo senza grillini, comunque, FdI non ci sarebbe. Dice Ciriani: “Rimarremo all’opposizione insieme al M5s, di sicuro non faremmo mai la stampella a un governo con il Pd”. Reminiscenze di qualche mese fa. Era gennaio e si eleggeva il presidente della Repubblica. “I partiti – dice generico il capogruppo di FdI, ma anche qui il riferimento agli alleati è chiarissimo – preferirono salvare il governo anziché eleggere un presidente di centrodestra. Ma i nodi vengono al pettine: il logoramento è progressivo, questo governo non può durare, spero lo capiscano tutti”.