"La crisi non la capiamo". Parla la presidente della stampa estera, che ha cenato con Draghi
"Con il premier abbiamo voluto creare un clima rilassato, come fanno negli Stati Uniti. Crisi di governo? Ho fatto un paragone con la rottura tra Totti e Ilary Blasi, lui ha riso", ci dice Esma Çakır
“L’ho detto anche durante il mio intervento l’altra sera. Noi giornalisti stranieri questa crisi non la capiamo”. Esma Çakır è la presidente dell’Associazione della stampa estera in Italia. Centodieci anni di storia. Oltre quattrocenti iscritti da ogni provenienza terracquea. Una sede centralissima, a Roma. Martedì sera avevano come invitato a cena un ospite speciale: Mario Draghi. Il presidente del Consiglio si è intrattenuto nella cornice di Villa Aurelia. Faceva caldo come solo a Roma in pieno luglio. Eppure si è banchettato per qualche ora con toni gioviali, in una lingua un po’ Google translate, un esperanto in cui alla fine ci si capisce un po’ tutti.
Larghe tavolate bianche, centrotavola fioriti, bicchieri di cristallo. Giusto il tempo di regalare delle scenette niente male, già diventate un piccolo cult online: il premier che introduce dicendo di essere “un nonno al servizio della stampa estera”. Attinge a barzellette sui banchieri centrali “senza cuore”. Si lancia in un paragone dichiaratamente iniquo tra l’Italia che l’anno scorso vinceva Eurovision Europeo e 100 metri di atletica alle Olimpiadi, faceva finale a Wimbledon con “Mario” Berrettini (anche lui a volte sbaglia). E quella di oggi che invece non riesce neppure a qualificarsi ai Mondiali, Berrettini costretto a ritirarsi per il Covid, al punto che, ha confessato il premier, “temo mi chiamino dall’accademia di Svezia e mi dicano che si sono sbagliati a dare il Nobel a Giorgio Parisi”.
E’ stato un disvelamento. Già nelle conferenze stampa da Palazzo Chigi si erano avuti assaggi di british humour (“vaccini acqua di fogna? Lo avesse almeno detto uno scienziato...”). Martedì sera il presidente del Consiglio sembrava, scherzando sul fatto che fosse rimasto appeso a un invito ufficiale da parte dei giornalisti stranieri in Italia, nel suo habitat naturale. “L’obiettivo era creare un clima rilassato”, racconta Çakır, corrispondente in Italia della rete turca All News Ntv. “Volevamo trasportare in Italia questa tradizione, che viene dagli Stati Uniti. Non cercare lo scandalo, ma essere un po’ ironici. Abbiamo avuto poco tempo per i preparativi. Ma il presidente si è dimostrato molto disponibile”. In America funziona che il presidente partecipi e faccia delle battute. Obama nel 2016 fece capitolare il microfono platealmente a terra alla fine del suo discorso (termine tecnico: mic drop), come gesto di trionfo. Martedì si è stati molto più sobri. A un certo punto, quando erano già a tavola, Çakır ha posto una domanda al premier. “In questi giorni, preparando l’incontro, cercavo informazioni sul rapporto Draghi-Conte. Ma ero sommersa da articoli che parlavano della separazione tra Francesco Totti e Ilary Blasi”, racconta al Foglio. In effetti, soprattutto a Roma, non c’è crisi di governo che tenga. E’ stato uno shock collettivo. “E allora ho chiesto al presidente se non temesse che il suo governo finisse come quella love story. Si è messo a ridere”. Da tifoso giallorosso, avrà colto il riferimento affilato.
C’è stato spazio, ovviamente, anche per le questioni più serie: la guerra in Ucraina, la crisi economica innescata dalla spirale inflattiva. Il premier aveva già fatto visita alla stampa estera a fine marzo: il conflitto non aveva raggiunto neppure i due mesi di vita, e lui, all’indomani di un colloquio telefonico con Vladimir Putin, volle rendere esplicito, davanti ai taccuini dei giornali e delle tv internazionali, come l’obiettivo del governo italiano fosse un cessate il fuoco immediato. A distanza di tre mesi, sappiamo che le condizioni di oggi non sono così diverse da quelle di ieri. Eppure informalmente il premier ha voluto rendere manifesta l’immagine di un paese che non si è dimenticato della questione ucraina. Chiediamo se abbia parlato più nel dettaglio, con i giornalisti esteri, della situazione politica italiana, ma la presidente ci risponde che “abbiamo avuto dei colloqui che vogliamo mantenere riservati”. Chissà se, al cospetto di una certa baldanza ironica, a tratti il premier sia parso preoccupato, quasi fatalista, rispetto al destino che potrebbe avere il suo esecutivo da qui alle prossime ore. E qui l’opinione è la stessa che abbiamo riportato all’inizio: “Una crisi di governo in questo momento? Per noi resta difficile da spiegare e raccontare”.