L'ASSEMBLEA CONGIUNTA M5S
Conte: "Non tiriamo Draghi per la giacchetta. Risponda sui 9 punti o siamo fuori"
"Spetta al premier valutare se ricorrono o meno le condizioni per consentirci di stare al governo", ha detto il capo dei grillini. Pressato dall'ala governista, rischia un'altra scissione. Questa volta verso il gruppo misto
"Draghi ci risponda sui nostri nove punti o siamo fuori". Stretto fra chi vuole uscire dal governo e l'ala che spinge per continuare l'esperienza, Giuseppe Conte ha convocato su Zoom l'assemblea congiunta dei parlamentari del M5s e nel suo intervento ha ripassato la palla della crisi al premier Mario Draghi.
"Non spetta a noi dire se ci sono gli elementi per ricostruire il patto di fiducia di cui ha parlato il presidente Draghi. Tutti fanno pressione sul premier per proseguire l'esperienza di governo ma è importante chiarire "come" intende proseguire", ha detto Conte, che ha poi lanciato il suo ultimatum: "Non potremo condividere nessuna posizione se non c'è un'indicazione concreta sulla prospettiva di risoluzione di quelle questioni poste al governo nel documento di 9 punti che abbiamo presentato".
Il capo del M5s non chiude completamente la porta in vista di mercoledì, quando Draghi farà le sue comunicazioni alle Camere. Ma detta le sue condizioni. "Non è tempo di dichiarazioni di intenti ma di definire una nuova agenda di governo", ha continuato. "Spetterà al presidente Draghi valutare se ricorrono o meno le condizioni per consentire al M5s di poter godere del rispetto e della correttezza che il M5s ha sempre accordato alle altre forze politiche che sostengono il governo. Senza condizioni chiare è evidente che il M5s non potrà condividere una responsabilità di governo", ha detto.
L'ex premier dopo l'ennesimo Consiglio nazionale del partito che non ha prodotto una decisione, appare pressato, confuso e senza una linea chiara. Il Movimento nel frattempo è imploso. I ministri, specie Federico D'Incà e Fabiana Dadone, sono pronti alle barricate pur di andare avanti. Stesso discorso per Davide Crippa, capogruppo alla Camera, e Alessandra Todde.
In mezzo Stefano Patuanelli, capodelegazione dei grillini a Palazzo Chigi. Per il momento la possibilità che i pentastellati si ritirino dall'esecutivo, linea Ricciardi-Taverna-Perilli, prima di mercoledì è remota. Sembra averla spuntata per ora la frangia dei responsabili, attenti ai richiami nazionali e internazionali che stanno piovendo sull'Italia affinché l'ex banchiere centrale vada avanti.
Fra i grillini più agguerriti c'è chi dice che "Conte rischia seriamente di perdere la leadership del partito, a seconda dell'esito della crisi".
Una trentina di parlamentari 5 stelle in caso di strappo sono pronti a uscire, ma non seguirebbero Luigi Di Maio: andrebbero nel gruppo misto per formare una componente.
L'ipotesi di sondare il parere degli iscritti sulla permanenza nell'esecutivo Draghi, al netto delle smentite, è stata vagliata "perché ce lo chiede la base", riferiscono al Foglio due membri del Consiglio nazionale. Intanto, intorno, anzi ai fianchi del M5s continua il lavoro di Enrico Letta e dei vertici del Pd.
In queste ore sono in molti, nel M5s ma soprattutto da fuori, a evocare un intervento chiaro di Beppe Grillo, ufficialmente silente da giorni. C'è chi sostiene all'interno del Movimento che il garante sia più che perplesso dall'atteggiamento di Conte.
Per molti, quella di Conte, è la mossa della disperazione, visto che la posizione del premier rispetto le richieste grilline è stata già sviscerata prima che la situazione precipitasse.