Il Pd come approdo finale dei fuoriusciti M5s: ecco la condizione per permettere a Draghi di restare
Chi tra i grillini lascia Conte potrebbe unirsi ai dem (dopo un periodo di decantazione). Anche il centrodestra accetterebbe di continuare al governo con un M5s dimezzato: così potrebbe mettere le mani sul ministero dell'Agricoltura
La condizione per chiudere l’operazione, e permettere a Mario Draghi di restare, è questa: il centrodestra accetterebbe di continuare al governo con il M5s che si scioglie. Federico D’Inca resta ministro. Fuori Patuanelli e Dadone. Il ministero dell’Agricoltura può benissimo essere preso dalla Lega. La promessa è però un’altra ed è quella che gira con insistenza e che potrebbe favorire l’esito. Chi lascia Conte può avere un approdo, dopo un periodo di decantazione, in un Pd allargato. Serve tempo.
Davide Crippa ieri, visto dal Pd, ha dimostrato coraggio e non solo per aver strappato il contratto di Rocco Casalino a cui il partito guidato da Enrico Letta addossa la crisi. Qualcuno, probabilmente esagerando, al Nazareno dice: “Ha fatto scoppiare tutto lui perché voleva fare il senatore”. Conte vuole cavarsela concedendo l’appoggio esterno (è una delle opzioni in campo) ma adesso è il centrodestra a pretendere che sia messo fuori da tutto. Per Salvini questa opzione è fuoco negli occhi. Enrico Letta che ha fatto qualsiasi cosa per tentare la “ricomposizione” (ieri sera, lunedì sera, lungo colloquio telefonico con Conte) attende gli eventi ma non dispera. Deve chiudersi entro stasera.
Ecco perché si lavora a una specie di “miracolo di San Gennaro”, lo scioglimento del M5S, ovvero lo scioglimento del sangue. Con la costola del M5s che si spacca, Letta potrebbe non solo mettere in sicurezza il governo ma avere una “cosa” satellite che gravita intorno al Pd. Ovviamente è tutto scritto sulla sabbia. Ma tutto è possibile vista l’impasse.