Il caso

Salvini si rivede al Viminale, Meloni ride. Inizia la guerra nel centrodestra

Simone Canettieri e Carmelo Caruso

La leader di Fratelli d'Italia vuole patti chiari. Lega e Forza Italia frenano sulla lista unica. Si litiga su seggi e premiership. Il Cav ai ministri in fuga da Forza Italia: "Irriconoscenti" 

Lei vuole patti chiari e amicizia lunga: non si fida. Loro, anche se non lo possono dire, sperano nel pareggio, nella situazione ingovernabile, confidano in un successo del terzo polo, tutto purché lei non vada a Palazzo Chigi. Insomma, la partita fra Giorgia Meloni e il tandem Matteo Salvini-Silvio Berlusconi è appena iniziata. E sarà lunga. La capa di Fratelli d’Italia vuole un incontro “in una sede istituzionale” con gli altri leader della coalizione, ora più vigorosa che mai. Un posto neutro, niente ville sull’Appia o in Sardegna, dove mettere giù il vademecum della buona convivenza: come si distribuiscono i collegi uninominali, come decidere chi sarà presidente del Consiglio. La linea Meloni su questi due punti è netta: i sondaggi per dividersi i seggi uninominali, chi prende più voti salirà al Colle per farsi darsi l’incarico. Dentro FdI clima di euforia. Ecco Francesco Lollobrigida: “Siamo primi grazie alla nostra coerenza”. 


Al momento viene smentita, ma si dice che Forza Italia e Lega ci abbiano pensato seriamente. Per impedire la scalata della capa avrebbe immaginato una lista unica, la vecchia “bicicletta”. Del resto il partito del Cav. sta subendo in queste ore una scissione, perché così va chiamata: due ministri fuori (Brunetta e Gelmini) e un’altra in riflessione (Carfagna) ma con la valigia già sull’uscio della porta, insieme alla sua pattuglia di parlamentari, abbastanza affollata al sud. Ma in Via Bellerio, dove si è pragmatici per statuto, l’idea della lista unica sembra al momento presentare più rischi che vantaggi. “Non sempre, in politica, uno più uno fa due”, è il ragionamento lavora alla campagna elettora con Salvini. Il quale, va detto, almeno sui social già si vede di nuovo al Viminale. Ha ripreso a parlare di dl sicurezza, pace fiscale e soprattutto immigrati. Un ritorno alle origini, alla cara e amata ruspa. Forte anche della compattezza del partito che alla fine lo ha seguito nel grande salto. Si temeva l’ammutinamento dei governatori, ma non c’è stato. Si sospettava delle manovre dei ministri governisti, guidati da Giancarlo Giorgetti, ma ieri proprio lui ha dichiarato: “Siamo un partito serio, ci dividiamo al nostro interno ma poi prendiamo le decisioni e le rispettiamo”.

 

Ma dunque nel governo Meloni, Salvini tornerà a fare il ministro dell’Interno. I vertici di Fratelli d’Italia davanti a questa domanda sorridono. “In quel ruolo vedremmo bene un uomo che Salvini non può che stimare, essendo stato il suo capo di gabinetto. Vale a dire: Matteo Piantedosi”. E già si capisce che tra la Lega e FdI è scattato il fantaministri. Lo scambio di figurine e le punture di veleno colpiscono quello che sarebbe il superministro della Meloni, ma anche una vecchia conoscenza della Lega e di Forza Italia. Si tratta di Giulio Tremonti. Di cui i leghisti dicono: “Pur di avere un ruolo, andrebbe con chiunque”. Gli occhi sono puntati, come sempre, su Silvio Berlusconi. E sull’ennesima vita del Cav. E’ pronto a trascinare Forza Italia verso la doppia cifra, candidandosi al Senato. Proprio per tornare nell’Aula che malamente lo espulse. Guai a chiamarlo il numero due: il centodestra c’est moi. E ai ministri in fuga dopo una vita insieme ricorda: “Sono irriconoscenti, mi devono tutto”.

 

Pare infatti che a far scattare il via libera di Berlusconi all’operazione strappo sia stato proprio il rapporto non idilliaco con la compagine azzurra di governo. “Non li avevo scelti io, i miei nomi erano altri”, si è sfogato con chi gli prospettava le conseguenze della scelta. “Hai visto, Giorgia, andiamo alle elezioni”, ha detto il Cav. mercoledì sera a Meloni, appena scesa dal palco di un comizio a piazza Vittorio. Ma dietro le cortesi e ai proclami di circostanza si nascondono i sospetti. Destinati a durare per tutta la campagna elettorale. Ecco, come avverrà la richiesta di voto agli italiani, l’offerta destra? Di sicuro le occasioni di vederli tutti e tre insieme saranno pochissime: separati, ma uniti. Salvini teme l’oratoria di Meloni sui palchi.

 

Lei è pronta a una campagna importante al nord, nel cuore dell’ultimo fortino leghista da espugnare. Fratelli d’Italia per qualche settimana cercherà di battere anche le località di villeggiatura. Sarà il patriota beach tour. Ma senza eccessi negli stabilimenti, senza ricreare l’effetto Papeete, insomma. Parola che tormenta il capo della Lega, tanto che quest’anno, salvo sorprese, dovrebbe fare giusto un salto di un paio di giorni, non di più, a Milano Marittima. Oggi federale della Lega, ma anche riunioni dentro Fratelli d’Italia per iniziare a comporre le liste. Sarà in quelle occasioni che si misureranno gli equilbri interni. Problema che non tange Meloni, ma che preoccupa Salvini, costretto a cedere quote alla Lega governista. Avrà un po’ di draghismo senza nemmeno volerlo.