Dopo lo strappo Letta-Conte
"A Bologna l'alleanza M5s-Pd funziona, a livello nazionale non ci sono le condizioni". Parla Lepore
Il sindaco dem racconta la positiva esperienza rossogialla nel capoluogo emiliano, ma ammette: "La caduta del governo Draghi preoccupa, ora serve una coalizione progressista"
Scioglimento delle Camere, campagna elettorale estiva, chiusura di Enrico Letta a Giuseppe Conte, campo largo che deve cambiare profilo: come lo vivono i sindaci che il campo largo originario lo stavanosperimentando sul territorio? Il sindaco di Bologna Matteo Lepore, che l’intesa con i Cinque stelle l’ha siglata (ora però l’assessore Max Bugani, in dissenso con Conte, si muove verso Articolo 1), ripercorre questi mesi: “A Bologna abbiamo costruito in un anno e mezzo di campagna elettorale un progetto solido e progressista che è stato premiato dagli elettori con oltre il 62 per cento. Un progetto che andrà avanti e non risentirà di quello che è successo in queste ultime ore. Certo la caduta del governo Draghi preoccupa e deve preoccupare i sindaci, perché significa mettere in discussione il grande lavoro fatto fino a qui e rischia di pregiudicare l’attuazione del Pnrr, così come quelle risposte che le famiglie e le imprese aspettano da tempo, per contrastare l’inflazione, la caduta del potere d’acquisto dei redditi, la crisi energetica e la frattura sociale che a ottobre tutti si attendono”. La campagna elettorale sarà brevissima. Difficile orientarsi. “Il Pd metta insieme una coalizione con una chiara agenda progressista”, dice Lepore, “mettendo al primo posto il lavoro e le sfide ambientali, la sanità, la scuola, insieme a un chiaro posizionamento politico internazionale.
Letta ha tutte le caratteristiche per guidare questo progetto e costruire un’alleanza credibile agli occhi degli elettori che si aspettano serietà, tanto quanto coraggio. A livello nazionale non mi pare ci siano le condizioni per una alleanza con il M5s, a oggi, in alcune zone del paese chissà”. C’è chi, in prospettiva, vede una possibile futura ricostruzione di dialogo con Conte, anche se si aprirebbe un problema con gli interlocutori al centro. “Silvio Berlusconi ha già aperto la campagna elettorale proponendo di alzare le pensioni minime a mille euro”, dice Lepore, “e Berlusconi sa fare campagna elettorale. Quindi voglio dire al centrosinistra: attenzione, noi dobbiamo saper coinvolgere chi lavora, le famiglie e le imprese, dando loro risposte che siano chiare ed inequivocabili. In queste poche settimane si misura la capacità del Pd di proporsi alla guida del paese, non come stampella dell’ennesimo progetto di larghe intese, ma come portatore di un proprio progetto, aperto a movimenti civici, giovani, donne e competenze. Caduto Draghi, nel paese sentiamo che sono tanti i mondi economici arrabbiati con la scelta di Forza Italia di schiacciarsi su Matteo Salvini e poco convinti su Giorgia Meloni. I responsabili devono aiutarci a trasformare questo sentimento in un valore politico che faccia la differenza”. Al Pd che si prepara alla competizione elettorale, Lepore dà qualche consiglio basato sull’esperienza sul campo: “I sindaci nei Comuni, con ago e filo, hanno costruito le proprie coalizioni, ascoltando e ridando senso all’agire dei partiti verso cui spesso si nutre sfiducia. Questa sarà una campagna lampo e non mancheranno le interferenze a livello internazionale, l’Europa ci guarda con grande apprensione. Bisogna mobilitare i cittadini al voto, il vero nemico sarà l’astensionismo. Per questo la questione sociale che sta scuotendo il paese dalle fondamenta ha bisogno di risposte che puntino a redistribuire la ricchezza e parlino alle fasce più deboli del paese. Collegio per collegio vanno fatte scelte per vincere, non per partecipare. Il Pd deve puntare a essere il primo partito nel prossimo Parlamento, questo sarà decisivo per gli anni a venire, qualunque cosa succeda”.