Alleanza tecnica
Calenda esita ancora. Letta aspetta. Gentiloni lavora per unirli
Il leader di Azione prende tempo. La richiesta al Pd per allearsi sarebbe di 12 seggi sicuri ma deve fare i conti anche con la sua base. I troll 5s all'attacco del Pd
Si sono ammalati di “coerenza”. E’ la “coerenza” il vero nemico di Enrico Letta. Per “coerenza” Carlo Calenda non può accettare che Andrea Orlando gli suggerisca di “darsi una calmata”. E per “coerenza” Orlando spiega a Letta che non possiamo perdere “l’identità per Calenda”. Alla Camera, Graziano Delrio, ex ministro del Pd, ripete: “Abbiamo bisogno della tenacia e della forza di Carlo. Stiamo perdendo tempo. Cominciamo!”. Nico Stumpo, di Articolo Uno, pensa ancora “che serva l’alleanza di tutti perché altrimenti la destra ci spiana. Di tutti”. La richiesta di Azione sarebbe alta ma “comprensibile”. Non meno di 20 seggi. 12 di fascia A (sicuri). Si racconta che per chiudere “l’alleanza tecnica” tra Pd e Azione, per favorirla, si stia muovendo, da Bruxelles, Paolo Gentiloni. Quanto costa un etto di “coerenza”?
Vogliono chiuderla ma non riescono ad aprirsi interamente. Calenda non può rinunciare ai suoi quattro punti repubblicani e non può neppure scontentare il suo partito. Non è solo lui a essere scettico sull’alleanza tecnica con il Pd, ma anche chi Azione l’ha fondata fino a portarla al 6 per cento o forse oltre. La Fondazione Einaudi, pensatoio vicino a Calenda, presieduto da Giuseppe Benedetto, un siciliano di Capo d’Orlando, il paese del poeta onirico Lucio Piccolo, e dunque dei bei sogni, non verrebbe che venisse annacquata la specificità liberale che sarebbe acqua, questa sì, benedetta. La senatrice Barbara Masini, anche lei di Azione, una toscana tutta verità ed energia pulita, dunque rigassificatori dappertutto, spiega che “siamo nati come partito del pragmatismo e non possiamo cedere all’ideologia. Non verremmo capiti. Carlo farà la scelta giusta”. Al momento l’unica alleanza ratificata, con tanto di documento firmato dai leader, è quella Lega-FdI-FI. Gennaro Migliore di Italia Viva, che ha vissuto anche la stagione dell’impossibile, della rifondazione comunista, dice che, a ogni elezione, gli capita di invidiare la destra che è scientifica: “Per loro la politica è salumeria. Riescono a chiudere tutto in poche ore. Cento grammi di collegio a Udc, quattrocento a Forza Italia, 900 alla Lega. Vanno bene gli occhi di tigre di Letta, ma al Pd consiglio di avere gli occhi di lince. Di guardare lontano”.
Non aiuta neppure l’ortofrutta con Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana e Bonelli. L’alleanza Pd-Si viene chiamata Cocomero, ma Azione ricorda, e lo diceva pochi giorni fa il suo presidente, Matteo Richetti, uno che conosce tutte le contorsioni e le correnti dem (ne ha fatto parte e ne è scappato): “Sinistra Italiana ha votato ben 55 volte contro il governo Draghi. 55 volte!”. E ci sarebbe molto da dire sulla natura del M5s. Gli scienziati che analizzano i dati social hanno registrato in questi giorni uno strano fenomeno. Si tratta dell’incremento dell’hastag #Lettafaischifo seguito da #GiuseppeContesei grande e #Iovotoconte. Sono ritenuti bot dell’area 5s. Prima di salario minimo bisognerebbe parlare di garbo minimo. E’ chiaro che per la sinistra del Pd il problema di bilanciare Calenda esiste ma non sarebbe difficile. Orlando che ha qualcosa in comune con Calenda, il gusto della cattiveria intelligente, da giorni spinge su bonus e difende il Rdc. Usa la stessa lingua di Calenda che dice Matteo Orfini “è la lingua bum, bum. Ci adeguiamo al nuovo corso”. Debora Serracchiani, alla Camera, è sempre al telefono. Si parla di incontri tra dirigenti di Pd, Azione e +Europa e per molti questa è una buona notizia. Di sicuro non si può rimproverare a Calenda, che sui social è ora più silenzioso, la tentazione di seguire la sua strada. Pure lui ha già una base che deve tranquillizzare. Gli antichi militanti, che giustamente vogliono candidarsi, cominciano a temere gli ingressi dei fuoriusciti di Forza Italia. Mara Carfagna è per forza di cose destinata a seguire Maria Stella Gelmini.
Un dirigente del Pd descrive Calenda come “un uomo fuori misura. E’ il suo bene ma anche il suo male”. Nel Pd per stanarlo gli parlano di “effetto flipper”. Vogliono dirgli che alla fine “sarà voto utile”. L’utilità dell’accordo con Calenda per il Pd, confida Stefano Bonaccini, è fuori discussione. Per Bonaccini il Pd si può coprire a sinistra con figure come Elly Schlein che potrebbe candidarsi se non fosse che pensa al dopo, a fare la presidente della Regione Emilia-Romagna nel caso che… Ecco perché a volte sono più lucidi quelli che stanno fuori e vedono le cose da lontano. Il leghista Edoardo Rixi, amico di Enzo Amendola, uno che con Rixi farebbe un’alleanza tecnica (“se non fossi io più destra di Rixi”) ha l’impressione che “a sinistra abbiano scambiato le elezioni per il congresso anticipato del Pd”. Letta starebbe consigliando ai suoi “di portare ancora pazienza”. Per vent’anni, a sinistra, sono stati accusati di fare ammucchiate, oggi non riescono neppure a farlo in due.