Giorgia Meloni sorride alla Direzione Nazionale di Fratelli d'Italia (Ansa) 

La strategia di Meloni: restare in silenzio ad agosto 

Salvatore Merlo

Giovedì alla Versiliana, poi solo lavoro sottotraccia fino a settembre con venti appuntamenti elettorali. La leader di Fratelli d'Italia punta a scegliere i ministri prima del voto

C’è Matteo Salvini che batte l’Italia sotto il sole d’agosto, da nord a sud, come una pallina del flipper. Insegue. E poi c’è lei: Giorgia Meloni. Immobile. Un paracarro. Ieri lo ha praticamente detto ai suoi: non è il momento di rompere le scatole agli italiani sotto l’ombrellone. E’ il momento di prepararsi (per il governo che sarà) e di chiudere programma e liste elettorali. Meloni vuole avere la lista completa entro il 22. E a questo lavora mentre contemporaneamente consulta imprenditori, giuslavoristi, banchieri, sociologi ed economisti, in una sorta di scouting per la composizione del prossimo governo (e per ricevere graditissimi suggerimenti).

 

Economia, Esteri, Sviluppo e Lavoro sono la chiave di tutto. In pratica la leader di Fratelli d’Italia non farà campagna elettorale per tutto il mese di agosto. Solo qualche blitz, qui e là. A partire dalla Versilia dopodomani. Il partito invece sì, certo: i parlamentari sono in movimento, e ciascuno sta organizzando incontri e banchetti sul territorio. Dalla Lombardia alla Sicilia. Ma la leader no. “Quieta non movere” è la sigla araldica della sua campagna elettorale. Il trend è positivo. Non serve, e non conviene esporsi. Giorgia si farà invece vedere a settembre, nel clou. Nella fase finale. Si riprende intorno al 5. E al rientro ecco la campagna elettorale, venti appuntamenti. Uno per regione. 

 

Come nella canzone di Paolo Conte: è tutto un complesso di cose che fa sì che Giorgia Meloni si trovi qui, ovvero in testa ai sondaggi. Con la quasi certezza di vincere. E allora la strategia è chiara: assecondare l’inerzia della partita. Con l’immobilità assoluta, o quasi. Si cresce e si guadagna con gli errori altrui. Quelli di Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, certo. Ma anche le difficoltà di Enrico Letta nel mettere insieme una coalizione. Dunque sta ferma, Meloni. L’unica apparizione adesso sarà giovedì al festival della Versiliana. Così le energie della leader in questi giorni sono tutte concentrate nella costruzione della squadra di governo. E nel programma. Bisogna prepararsi, avere chiaro il quadro sociale, economico e politico della nazione. Dopo il voto, d’altra parte, il tempo sarà pochissimo: bisogna arrivarci già sapendo chi farà cosa.

 

E soprattutto: cosa c’è da fare. Nella non remota ipotesi in cui lei dovesse vincere le elezioni, infatti, ci saranno non più di due settimane per presentare il governo. Questa è la previsione del gruppo intorno a Meloni. A novembre arriva la Finanziaria. Il calendario è stretto. E la leader sa di non potersi permettere di arrivare a Palazzo Chigi e porsi soltanto lì il problema. Non c’è spazio per improvvisazioni. E allora ecco lo scouting. Ecco Zoppas, Messina, Descalzi, Panetta... Mette in conto di avere tre o quattro ministeri principali, Meloni. E pensa a ministri super tecnici. Dipendesse da lei, il governo lo avrebbe già fatto. Ma ci sono anche Salvini e Berlusconi. Nei giorni scorsi, Meloni si è un po’ allarmata quando qualcuno le ha suggerito che il Cavaliere potrebbe voler entrare nel governo, altro che presidenza del Senato: gli Esteri. Un semi svenimento. E si è altrettanto irrigidita quando qualcuno ha ipotizzato che le critiche e il rumoreggiare della sinistra (di Mattarella?) potrebbero spingere Salvini a rinunciare al Viminale per dirottarsi verso il ministero del Lavoro. Dove lei vuole la sicurezza di un esperto. Di un vero competente. Anche per questo agosto è fondamentale. Ancora prima delle elezioni, la squadra di FdI deve essere pronta.

  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.