Terzo polo, si, no, forse

Calenda bluffa, Renzi lo attende, Carfagna leader. La trattativa più pazza del mondo

Carmelo Caruso

Oggi incontro decisivo. Il leader di Azione ha già stracciato un preaccordo proposto da lui (50 per cento Azione e 50 Iv). Renzi pronto a rinunciare al nome sul simbolo: "Il Terzo polo sarebbe il mio capolavoro dopo Draghi"

Sono d’accordo che non sono d’accordo ma non hanno alcun dubbio che l’alleanza “si possa fare”. La trattativa fra Calenda e Renzi è stata definita da entrambi come “complessa”. La chiusura dell’accordo viene data per certa già nelle prossime ore. L’incontro risolutivo è fissato per oggi. Il leader di Azione ha ancora ripetuto di “non avere un problema firme” e che il suo partito è “esentato”. Per Italia viva è solo un bluff. Alla Camera si parla della “partita più bella di sempre tra i due migliori bari di sempre”.

 

Il simbolo di Renzi ha un prezzo altissimo. Calenda avrebbe cercato un simbolo alternativo a quello di Iv, un simbolo che gli permetta di negoziare con Renzi ma non da subalterno. Ha tentato. Invano. Il simbolo sarebbe quello del socialista  Riccardo Nencini che si è già accordato con il Pd.  Calenda è dunque obbligato a scegliere Renzi e Renzi, garantiscono, è pronto a dimostrarsi “generoso”. Vuole consentire la nascita del Terzo polo che sarebbe “un altro mio capolavoro politico dopo Mario Draghi”. La leadership verrebbe affidata a Mara Carfagna per evitare la contesa tra i due. La richiesta di Iv è il 50 per cento dei collegi ma va aggiunto anche l’accordo già siglato tra Iv e l’ex sindaco di Parma,  Pizzarotti e Portas. Se la lista è unica Renzi vuole mantenere il suo simbolo. Potrebbe rinunciare al nome.


E’ difficile stabilire se Calenda vale solo “il due per cento” (dopo lo strappo con il Pd; lo  hanno assicurato alcuni sondaggisti) ma di certo era da tempo che mancava una figura come la sua. Un preaccordo tra Azione e Iv, è questa l’indiscrezione, sarebbe stato già stracciato la sera di lunedì. Calenda aveva proposto a Renzi un rapporto 50-50. Lui candidato alla Camera mentre Renzi al Senato. Un candidato unico per la Sicilia. Per Renzi era già chiusa ma Calenda ci avrebbe ripensato: “Non tengo i miei”.

 

E’ Calenda, il leader emicrania. Per il secondo giorno, alla Camera, si è infatti dibattuto sulla sua natura e sulla possibile alleanza già chiamata l’alleanza “à bout de souffle”, fino all’ultimo respiro.  Il medico Gaetano Quagliariello, che di Francia se ne intende, già professore a Paris Nanterre, ma anche il maggiore studioso italiano di De Gaulle, spiega che “il Terzo polo presuppone equilibrio. Nel caso di Calenda è un ossimoro”. Chi ha partecipato alla firma del patto stracciato Calenda-Letta (è un salto indietro utile) racconta che uomo esagerato sia Calenda: “Ha detto davvero così: fatemi una fotografia con Fratoianni e Bonelli. Voglio baciare pure loro. Li bacio!”. Sono i compagni “Cienfuegos”, due a cui non sembra ancora vero di ricevere così tanta attenzione.

 

Fratoianni, sempre alla Camera, dove rilascia interviste lunghe quasi quanto quelle di Dario Franceschini, dice che ormai “non serve rispondere a Calenda. Si sente così protagonista che permette solo a Calenda di rispondere a Calenda”. Matteo Orfini vince invece, con questa battuta, il premio D’Alema alla carriera: “Calenda? Non mi occupo più di politici minori…”. Servivano queste firme, la camomilla di Calenda, per restituire il sorriso al Pd. Stefano Ceccanti, che nel costituzionale è docente, si limita a osservare “che il Viminale ed Europarlamento non possono dare pareri vincolanti come pensa Calenda. Diciamo che la sovrastruttura Renzi avrà la meglio sulla struttura Calenda”. Enrico Costa, che di Azione sarebbe una delle sue punte, passa le sue giornate a dichiarare: “E’ quasi fatta”. Gigi Casciello, deputato “carfagnano”, aggiunto ad Azione, osserva che servono solo “750 firme in ogni collegio. Non è impossibile. Datemi una penna e vi sollevo il Parlamento”.

 

In Azione sono angosciati da qualcosa che è più della dissipazione. Si chiama scialo. Mariastella Gelmini e Mara Carfagna, due donne che hanno i loro voti e che hanno investito sul terzo polo, starebbero lavorando per convincere Calenda a trovare l’intesa con Renzi, perché “non si sciupa un’occasione così grande”.

 

Raccontano che chi ha finanziato Calenda, tanti imprenditori, gli stiano  telefonando per chiudere questa storia che si è già protratta abbastanza. Nicola Danti, il “benedetto toscano da 80 mila preferenze”, renziano, ricorda che “tempus fugit”. Serve una lista unica per evitare quello il più grande spavento: l’effetto flipper. In pratica si può anche superare il tre per cento ma non sapere chi sarà eletto e dove sarà eletto. Il 14 agosto devono essere depositati i simboli definitivi, compreso quello di Azione di Calenda, ieri rinominato dal Pd,  “Ritardo”: “E per fortuna che viene dal mondo dell’impresa. dieci giorni li ha fatti perdere a noi, tre giorni li ha già fatti perdere a Renzi. E’ il classico indeciso che prova tutti i vestiti del negozio ed esce con la promessa: “Magari ripasso domani”.

 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio