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Dai suicidi in carcere alla riforma della Giustizia, un'agenda necessaria per le elezioni

Maurizio Crippa

I programmi elettorali del Pd non ne parlano mentre il centrodestra resta vago. Non proseguire nel percorso di riforme avviate dal governo Draghi sarebbe un'occasione persa

Gli ultimi due suicidi, Poggioreale e Secondigliano, sono di pochi giorni fa. E portano da gennaio a oggi a quota 48 un elenco tragico e soprattutto incivile. Poche ore prima il Dap aveva emanato una nuova circolare, “prevenzione delle condotte suicidiarie delle persone detenute”. Il momento più grave è sempre l’estate, ma questa torrida estate di campagna elettorale è peggio delle altre. Anche perché carceri e suicidi non fanno notizia, e non interessano nulla alla politica. La storia di Donatella Hodo, la giovane suicidatasi a Verona per cui il magistrato di sorveglianza ha chiesto scusa, mettendo sotto accusa la logica stessa del sistema di detenzione, ha bucato l’indifferenza, ma non certo per la sua particolarità. E’ invece tipicità. Ma basterebbe ricordare l’ostilità di molti partiti (populisti/giustizialisti) ma anche la freddezza di quelli che a parole si definiscono garantisti nei confronti dei pur limitati tentativi di riforma della ministra Cartabia a dimostrare quanto questa emergenza sia fuori agenda.

 

Ma il punto non è solamente quello dei suicidi e delle condizioni degli istituti di pena italiani. Il disinteresse (o l’interesse che tutto rimanda come è) per il mal funzionamento della giustizia a tutti i livelli (la riforma della giustizia tributaria è passata solo ora: in zona Cesarini e a governo dimissionario) è una delle pecche più evidenti e dannose del nostro sistema politico. Non sorprende pertanto che non solo il sistema carcerario (secondo dati aggiornati, un terzo dei detenuti dovrebbe essere trasferito in strutture di cura o di recupero), ma la giustizia in quanto tale siano fuori dai programmi elettorali. Quasi che nella famosa agenda Draghi, la giustizia non fosse invece centrale.

 

Nel programma del centrodestra, un capitolo di poche righe sulla giustizia c’è. Ma è generico e sembra un copia-incolla di istanze di elezioni fa: separazione delle carriere, riforma del Csm, riduzione dei tempi dei processi e la semplificazione delle procedure. Cose che, in qualche caso, le riforme Cartabia hanno realizzato: ma non proprio per lo strenuo impegno del centrodestra. La giustizia, una su cui il Pd cerca di incipriarsi, per nascondere la sua vasta componente giustizialista, non è nemmeno menzionata negli highlight che guidano la campagna elettorale dem.

 

La nascita del Terzo polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi porterà, con buona probabilità, a una maggiore attenzione, per la sensibilità personale dei leader e perché l’area cui fanno riferimento è invece la più sensibile al tema, assieme ai radicali di +Europa. E’ quel mondo “lib-dem”, ma anche cattolico, che in questi anni ha provato a resistere e a quelli che il professor Putinati, nell’articolo che abbiamo pubblicato, chiama “fenomeni di panpenalizzazione”. E ancor peggio, “inutili inasprimenti sanzionatori, demagogicamente orientati a una parte dell’elettorato”. I temi per riempire una necessaria agenda della giustizia sono noti da anni. Sarebbe uno scandalo che nessuno li prendesse sul serio, in vista del 25 settembre.
 

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"